Proseguono a rilento, in modo diverso da regione a regione e per certi versi confusionario, i provvedimenti relativi agli operatori sanitari che hanno rifiutato la vaccinazione anti-Covid.
Provvedimenti in tutta Italia
C’è chi annuncia centinaia di sospensioni anche se in realtà non può farlo (VEDI) e chi asserisce che “Medici e infermieri no vax dovrebbero cambiare mestiere, ma mancano i sostituti” (e per questo bisogna tenerli nei reparti…? VEDI).
Ci sono poi Ordini Professionali che agiscono (VEDI), infermieri che ricorrono contro la propria azienda e che perdono (VEDI) e manifestazioni di piazza al grido di “Non sono un sorcio” (VEDI).
C’è anche chi (in provincia di Padova), a un certo punto della propria vita professionale, pubblica video sui social in cui attacca chiaramente la vaccinazione anti-Covid oltre all’azienda sanitaria di cui fa parte e per questo viene sospesa con effetto immediato dal servizio (VEDI).
C’è anche chi nega la pandemia
Tra gli infermieri c’è addirittura chi nega spudoratamente la Covid-19 e mette in discussione un po’ tutto ciò che riguarda la pandemia e la campagna vaccinale, per poi ritrattare una volta messo di fronte alle proprie responsabilità di professionista dinnanzi all’Ordine di competenza (VEDI).
E infine c’è chi, tra i fortunati, ovvero tra quelli che invece di essere sospesi senza retribuzione vengono assegnati ad altre mansioni non a contatto con utenza e colleghi, rifiutano la nuova collocazione. E per questo vengono sospesi.
No ad altre mansioni: il caso di Catanzaro
È accaduto a Catanzaro, dove l’azienda sanitaria provinciale ha sollevato dall’incarico una infermiera in servizio nell’unità operativa di Medicina Trasfusionale.
Tutto è iniziato ad aprile, quando il diniego opposto dalla sanitaria alla vaccinazione era stato segnalato dai responsabili dell’azienda. Dopo una visita del medico competente, da cui non erano emersi nessun rischio o controindicazione all’immunizzazione, si era ventilata l’ipotesi di spostare la lavoratrice presso posizioni che non contemplassero il rapporto diretto con pazienti o colleghi di reparto.
Eppure, come riportato nella delibera dell’Asp, la professionista non avrebbe accettato di trasferirsi presso gli uffici del dipartimento dei Servizi Sanitari.
Così, trascorsi i termini previsti per legge, senza che sia “pervenuta alcuna plausibile giustificazione”, il direttore dell’ufficio Gestione Risorse Umane si è visto costretto a formalizzare la sospensione senza retribuzione, fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o non oltre il 31 dicembre.
Autore: Alessio Biondino
“Personale sanitario che non si vaccina? Deve cambiare mestiere”
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