Il caso dell’Ausl Emilia Romagna, dove a fine turno gli infermieri si vedranno anche “reperibili” per delle cifre ridicole, continua a far discutere. Anche la Cisl Fp Romagna, con la pubblicazione di una nota, ha voluto esprimere «netta contrarietà all’utilizzo delle pronte disponibilità per nascondere sotto la sabbia il vero problema che è legato agli organici attuali.
Noi questa reperibilità non la accettiamo per nessuno dei professionisti della sanità. A seguito del blocco delle assunzioni operato dalla politica, per evitare il peggioramento dei conti già in rosso, ancora una volta a pagarne le conseguenze sono gli infermieri che dovranno garantire turni in pronta reperibilità ovunque».
Eh già, ovunque. Perché dopo aver smontato dalla notte, già dalle ore 16 in poi gli infermieri risulteranno “reperibili” e potranno essere chiamati anche per un altro turno di notte in chissà quale ospedale dell’Ausl. Ovviamente per cifre inaccettabili (VEDI articolo Pronta disponibilità e pubblico impiego: abusi aziendali a cifre irrisorie).
«Il timore che tutte le promesse fatte dalla politica durante il covid si sarebbero trasformate in illusioni, inizia a concretizzarsi. Gli infermieri sono stanchi, amareggiati ed ora trattati anche come dei pacchi da inviare da una parte all’altra, in un contesto dove è forte il senso di smarrimento nel personale. Tutti sintomi sui quali il datore di lavoro pubblico dovrebbe interrogarsi» denuncia la Cisl.
Che conclude: «Ci sono tante strade percorribili, ad iniziare dalla previsione dell’organico integrativo in grado di rispondere alle assenze improvvise e soprattutto di aggiungere qualità alla cura e all’assistenza, fino ad arrivare alla valorizzazione delle prestazioni rese su base volontaria dai professionisti».
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