Il Rapporto annuale 2022 del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, presentato a Bologna a fine giugno, non lascia dubbi: nonostante l’attrattività professionale sia in drastico calo, quella in Infermieristica è la laurea che da maggiore sicurezza di trovare lavoro.
Una media elevata
In confronto alle altre lauree sanitarie, infatti, a un anno dalla laurea sono occupati l’84,8% degli infermieri rispetto alla media dell’80,9% riguardante le altre professioni sanitarie.
Ma non solo: la media dei laureati in infermieristica ‘occupati’ è la più alta fra tutte le professioni, seguita al secondo posto (col 56,7%) da quelli che hanno conseguito lauree del gruppo educazione e formazione.
Tra gli infermieri che lavorano a un anno dal conseguimento del titolo, il 59,1% è occupato nel pubblico, il 38,6% nel privato e il 2,3% nel non profit. La media della retribuzione è di 1.615 euro netti mensili: 1.658 per gli uomini e 1.602 per le donne.
Il CdL: dettagli
Secondo l’analisi, per conseguire la laurea di primo livello in Infermieristica ci vogliono dai 3 ai 5 anni. In media gli infermieri si laureano all’età di 24,8 anni: nel 42,9% dei casi ci riescono prima dei 23 anni, nel 38,5% tra 23 e 24 anni (ma il 10,6% si è laureato a 27 anni e oltre).
L’efficacia della laurea
Il 99,3% dei laureati giudica l’efficacia della laurea e la soddisfazione per l’attuale lavoro ‘molto o abbastanza efficace’ e per quanto riguarda i giudizi sull’esperienza universitaria, il 92,2% è complessivamente “decisamente soddisfatto, abbastanza soddisfatto” del corso di laurea che ha seguito, il 91% lo è dei rapporti con i docenti, e il 95,5% di quelli con gli studenti.
La formazione post-laurea
Il 78,5% (in aumento di quasi il 10% rispetto alle precedenti rilevazioni) intende proseguire gli studi dopo la laurea di primo livello, o con un master universitario, con la laurea magistrale o con un altro tipo di master o corso di perfezionamento.
Luogo di lavoro preferito
Per ciò che concerne la preferenza del luogo di lavoro (possibili risposte multiple), il 76,6% è disponibile a lavorare nella provincia di residenza, il 75,7% in quella degli studi, il 69,6% nella Regione degli studi.
Il 55,7% preferirebbe l’Italia settentrionale, il 41,6% quella centrale e il 28,9% l’Italia meridionale. Ma c’è anche un 39,3% che sarebbe disposto a lavorare in un altro stato europeo e il 23,1% in uno extraeuropeo.
Manca il personale? Allora riduciamo il numero di infermieri per utenti e togliamoli di notte
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