Intervista a Giovanni Stani: primo digital nursing designer italiano

Siamo felici di intervistare oggi il dott. Giovanni Stani, ex infermiere, oggi interaction designer che si occupa della progettazione di prodotti e servizi digitali connessi in rete per cittadini e professionisti sanitari.

Giovanni Stani nursing interaction designer (Foto Credit: Bacco)
Giovanni Stani nursing interaction designer (Foto Credit: Bacco)

Benvenuto, dott. Stani. Le va di presentarci un po’ il suo curriculum così particolare?

Sì, certo. Facendola breve, a 18 mi iscrivo al corso per infermiere professionale, conseguendo tre anni dopo il diploma. Comincio poi subito a lavorare come infermiere di rianimazione, dato che era l’ambito che preferivo. Ho esercitato la professione per 13 anni in diversi contesti operativi. Negli anni ’90 ero fortemente attratto dai software e della velocità di comunicazione che iniziavamo a scoprire grazie a Internet. Mi dimetto quindi dall’ospedale e mi iscrivo al corso di laurea in comunicazione digitale, ma mi rendo conto presto che mi mancavano le basi di matematica ed informatica. Inizio dunque a fare lezioni private.

I soldi però non bastavano e ritorno quindi a lavorare come infermiere part-time per un’azienda nell’ambito della medicina del lavoro. Appassionato di tecnologie digitali per la produzione musicale in casa, inizio quindi anche a studiare da autodidatta software professionali per comporre musica. Mi sono registrato alla SIAE con il nome d’arte “giannistani” ed ho autoprodotto da allora 25 brani, senza saper suonare uno strumento musicale fisico, in quattro dei quali sono stato anche cantante, oltre che autore dei testi.

Dopo circa cinque anni, mi sono nuovamente dimesso dall’azienda presso cui lavoravo per frequentare un corso di riqualificazione professionale offerto dalla Regione Lombardia con fondi europei della durata di un anno per diventare Instructional Designer, ovvero esperto nella progettazione di corsi di formazione online. Si cominciava a parlare di corsi ECM FAD.

Al termine del corso, elaborai un progetto di una piattaforma e-Learning per erogare corsi FAD per infermieri, ma gli ospedali e le aziende non furono interessati, e così tornai a fare ancora l’infermiere. Nel 2015, circa dodici anni dopo ebbi l’occasione di far conoscere casualmente qual progetto ad una società di comunicazione di Roma, l’Artmediamix, e da quel momento in poi la mia vita è cambiata radicalmente.

Iniziai la collaborazione come consulente esperto in eHealth in un gruppo di lavoro, per progettare un’applicazione che garantisse l’aggiornamento rapido e il supporto professionale continuo. Si tratta del progetto di ricerca industriale chiamato TraiNurse, realizzato in collaborazione con 2 Università, 2 ospedali e un Centro di Ricerca.

Obiettivo futuro è creare uno strumento di e-Health user friendly che consenta agli infermieri di documentare in modo scientifico il loro lavoro. Nel frattempo, ho conseguito una laurea in interaction design. Durante il periodo universitario, io cinquantenne in mezzo ai ragazzi di 18, 20 anni, ho capito una cosa importante: per come è strutturata oggi la professione infermieristica i giovani ragazzi – a meno che non desiderino proprio fare l’infermiere – non sceglierebbero mai il lavoro di infermiere, perché è un lavoro non al passo con i tempi e che non concilia un giusto equilibrio tra tempo per esercitare la professione e tempi da dedicare ai propri interessi privati e alla famiglia.

Infine, c’è una dicotomia tra quello che viene insegnato nella teoria e quello che poi si deve affrontare nella pratica.

FORMATO CARTACEO

Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Ora mi viene da farle la domanda: cos’è l’interaction design?

Prima di tutto dobbiamo fare una distinzione tra “azione” e “interazione”. Per semplificare, l’azione è un processo monodirezionale, un cambiamento di stato a cui associamo causa ed effetto oppure l’inizio e la fine. Per visualizzare un qualsiasi verbo all’infinito abbiamo bisogno almeno di un secondo.

Immaginate l’illusione del movimento in un film in cui in ogni secondo c’è una sequenza lineare di 25 fotogrammi. Per interazione invece si intende un processo bidirezionale in cui due o più oggetti, soggetti, enti, infrastrutture, reti, servizi, sistemi agiscono uno sull’altro modificandosi reciprocamente.

E tutti questi scambi di informazioni e dati tra il mondo fisico e il mondo digitale avvengono in meno di un secondo. Immaginate cosa succede nello spazio quando usate Google Map, parlate a telefono o chiedete qualcosa a Siri.

Che contributo può dare l’interaction design alla professione infermieristica?

Beh, un contributo importantissimo. Per esempio, oggi si stanno sempre di più diffondendo gli occhiali per la realtà aumentata e le intelligenze artificiali. Bene. Pensiamo ora ad un infermiere che indossi un paio di occhiali collegati ad un sistema in rete che gli consente di autenticarsi mediante SPID/CIE e dopo aver avuto il consenso dell’utente di accedere al suo fascicolo sanitario elettronico (FSE).

Avrà la possibilità di visualizzare miliardi di informazioni e dati ordinati (allergie, interventi chirurgici, terapie, prescrizioni, diagnosi mediche, diagnosi infermieristiche, interventi eseguiti e interventi programmati, scansioni 3D di ulcere da decubito, risultati di laboratorio, ecc.) in base alle esigenze di quel momento per poter prendere decisioni immediate.

Non solo, ma queste tecnologie integrate permetteranno di registrare tutte le informazioni e i dati che l’infermiere accerta, acquisisce, produce e modifica direttamente e in real time nel FSE, in un formato standard, nativo digitale in modo che il dato sia interoperabile con tutti gli altri tipi di dati personali.

Ogni cosa, tutta la sua storia clinica dalla nascita al momento in cui interagiamo, è lì, nel Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Un infermiere si avvicina ad un paziente e non dovrà ricordarsi chi è, perché tramite gli occhiali il sistema lo riconoscerà e gli avrà già inviato tutte le informazioni e i dati.

Non solo, tramite delle telecamere integrate nel dispositivo indossato, tutte le procedure che l’infermiere eseguirà saranno riconosciute e subito registrate nel sistema, in tempo reale senza che sia l’infermiere a farlo in un secondo momento. Questo permetterà all’infermiere di non perdere tempo a compilare moduli, tempo che potrà dedicare alla relazione umana: ascoltare il paziente, parlarci, educarlo.

E questa non è fantascienza, anzi, i dispositivi sono già disponibili, ma mancano le infrastrutture e le competenze digitali per aggiornare i professionisti e coinvolgerli nella riprogettazione di tutti i processi in cui sono coinvolti.

Un altro discorso sarebbe poi quello dei robot umanoidi che probabilmente saranno messi sul mercato consumer nei prossimi anni e saranno connessi all’intelligenza artificiale. Le tecnologie militari, aereospaziali, industriali, vengono sfruttate per scopi commerciali e rese applicabili per automatizzare compiti specifici per usi personali e domestici.

Come è già successo con i dispositivi sanitari che fino a dieci anni fa erano ad uso esclusivo di medici e infermieri negli ospedali e oggi sono in molte case degli italiani: letti elettrici automatizzati, apparecchi per aereosol, misuratori elettronici di pressione arteriosa, saturazione di ossigeno, frequenza cardiaca, misuratore di glicemia, visori AR, VR e MR, smart watch, eccetera. Sempre più questi prodotti dovranno essere certificati e potranno registrare i dati direttamente nel FSE in modo da poter essere condivisi con e tra i professionisti sanitari.

Questa trasformazione digitale progressivamente richiederà nuove professionalità che al momento neppure immaginiamo e consentirà a molti infermieri di esercitare la professione in modo diverso: per esempio come controllori da remoto del buon funzionamento delle macchine quello che chiamiamo telemonitoraggio che potrà essere svolto nelle centrali operative territoriali ma anche da casa propria; attività di tele assistenza domiciliare sia all’utente che al caregiver o all’OSS; prestazioni di assistenza infermieristica domiciliare a chilometro zero per un lavoro con un alto impatto sulla qualità della vita del professionista, sul traffico e sull’ambiente.

Ma mi allungherei troppo. Voglio però approfittare di questo momento per fare una critica alla FNOPI, che non parla mai di sviluppo delle competenze digitali.

Lo sviluppo delle competenze digitali nella professione infermieristica deve essere un tema che va affrontato da subito, perché le condizioni in cui lavorano oggi gli infermieri, non sono sicure. Trovo anche infantile da parte degli infermieri lamentarsi, perché 30 anni fa quando ho fatto io il corso c’erano gli stessi problemi di oggi, ma nessuno si è mai occupato di trovare una soluzione.

La soluzione – ripeto – è imparare ad utilizzare al meglio le tecnologie disponibili connesse in rete e questo è possibile solo se c’è diffusione della conoscenza che trasforma le competenze e le adatta ai tempi correnti. E – a mio avviso – nei corsi di laurea in infermieristica si dovrebbe cominciare a progettare un software unico europeo per la simulazione in realtà virtuale delle attività che poi si andranno ad eseguire in pratica.

Come i piloti hanno i simulatori di volo e i militari fanno l’addestramento con visori con realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR), anche gli infermieri dovranno aggiornare il modo in cui viene insegnata la professione. C’è tanto lavoro ma sarebbe l’occasione per cominciare a uniformare il modo con cui gli infermieri dovranno interfacciarsi e alimentare il FSE, e le condizioni che ho descritto avvicinerebbero sicuramente i giovani alla professione infermieristica.

Ci parla un po’ dell’App che sta progettando?

Sì, l’App si chiama TraiNurse ed è un supporto digitale per gli infermieri. Parlare di App a questo punto è riduttivo. Lo definirei un Sistema di Tracciamento e Analisi del Numero di Interazione basato su tecnologia blockchain, per garantire la qualità delle informazioni e dei dati accertati, acquisiti, prodotti e/o modificati dagli infermieri nel FSE dell’assistito.

Questa sarebbe uno strumento fantastico e non vedo l’ora sia realizzata. Grazie mille per averci concesso il suo tempo dottore e per questi tanti spunti che ci ha offerto.

Giuseppe Gervasio