Saremmo dei professionisti, noi infermieri. Laici, per giunta. Eppure, si sa, facciamo una fatica immane a farci riconoscere come tali a causa di tanti e noiosi motivi (non staremo di nuovo qui a ricordarli) che ci ancorano saldamente al passato.
Stereotipi
Eppure, in fase di contrattazione, quando si parla di noi vengono tirati in ballo ancora oggi termini come “missione” e “vocazione” (VEDI). Eppure, nonostante il periodo della pandemia sia finalmente alle spalle, si parla degli infermieri ancora come di “angeli”, di “eroi” o di missionari.
Dovremmo distaccarci in massa e con forza da certi stereotipi, da determinate situazioni che possano in qualche modo dare nuova linfa ad alcuni accostamenti fuori dal tempo, ma… Alla prima occasione, si va tutti in Vaticano a farci una bella foto col Papa su iniziativa della FNOPI.
La richiesta alla Santa Sede
Sì, avete capito bene: su “espressa richiesta” della Federazione degli infermieri italiani, “la Santa Sede ha dato la possibilità di incontrare Papa Francesco a una delegazione degli Ordini provinciali degli infermieri e del Comitato centrale FNOPI in occasione dell’udienza generale di mercoledì 8 giugno prossimo”.
Così si legge nella circolare inviata agli Ordini e firmata dalla presidente Mangiacavalli. Un’occasione ghiotta, tanto che “sarà possibile prevedere una fotografia della delegazione con Sua Santità” così da immortalare, ancora una volta, nel 2022, più o meno simbolicamente, l’intera categoria abbracciata alla Chiesa, alla vocazione, alla missione, agli angeli, ecc.
Era necessario…?
Per carità, probabilmente non sarà questo che incentiverà la fuga degli infermieri dalla loro professione ad ogni costo (VEDI), che renderà ancora meno attraente l’infermieristica italiana per i giovani e che la renderà ancora meno “professione” agli occhi dei cittadini, ma…
In un periodo storico come questo, tutto ciò era davvero necessario…?
“L’infermiere di comunità è una vocazione”: riflessioni sul 12 maggio
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