Quando la scienza modifica la pratica clinica, ma… I professionisti no

Il “si è sempre fatto così” è un problema atavico nella categoria infermieristica, ed è dovuto a diversi fattori come unità obsolete, materiali obsoleti, concezioni obsolete, nostalgia verso tempi obsoleti, modalità di aggiornamento assenti o obsolete, personale obsoleto. Ma è solo un problema infermieristico? Ovviamente no. Anche la classe medica non ne è affatto immune…

Molte pratiche su cui la ricerca scientifica si è già pronunciata da tempo, dichiarandole inutili o dannose, continuano infatti a essere proposte, prescritte e praticate come se la letteratura non esistesse. E a dirlo, ovviamente, è la ricerca stessa: una recente analisi (VEDI) ha elencato la bellezza di quasi quattrocento casi di pratiche comuni non raccomandabili (che la scienza ha già dimostrato essere inutili o addirittura dannose), alcune delle quali vengono ancora eseguite non si sa bene perché. Forse per inerzia o per la scarsa voglia che diversi professionisti hanno di aggiornarsi e di cambiare le proprie convinzioni/abitudini?

La ricerca, pubblicata su eLife (una non profit che mette a disposizione degli scienziati un metodo di pubblicazione indipendente), ha preso in esame gli studi clinici pubblicati su tre tra le più importanti riviste mediche (il Journal of the American Medical Association, The Lancet e il New England Journal of Medicine) in un periodo di tempo che va dal 2003 al 2017 e condotti con gli standard considerati maggiormente attendibili nel campo della ricerca medico-scientifica.

I maggiori stravolgimenti rispetto al passato riguardano soprattutto farmaci che sono risultati essere poco o per nulla efficaci, seguiti da procedure mediche e consigli su vitamine e supplementi per la salute e si sono verificati principalmente nella categoria delle malattie cardiovascolari (il 20% del totale), seguita dalla medicina preventiva e dalle cure in emergenza.

A inizio luglio 2019 la giornalista scientifica Gina Kolata ha realizzato anche una sorta di classifica di trattamenti che negli Stati Uniti vanno per la maggiore, ma che sono messi in discussione dalla scienza. Lo ha fatto in un articolo per il New York Times (VEDI).

Qualche esempio: i “braccialetti” che tracciano i movimenti di chi li indossa e calcolano le relative calorie bruciate?  Vengono bocciati dagli studi più attendibili in quanto per nulla utili e, anzi, pare che chi li usa dimagrisca meno di chi non li utilizza. I famosi omega 3 dell’olio di pesce? Non sembrano fornire alcuna protezione contro le malattie cardiovascolari. Il ginkgo biloba? Non aiuta affatto a preservare la memoria.

La chirurgia per il menisco in caso di lesioni dovute all’invecchiamento? L’intervento non ha mai dimostrato di portare più benefici in termini di movimento e funzionalità rispetto alla fisioterapia. I pazienti con demenza o malati di Alzheimer, hanno bisogno di antidepressivi? No, gli studi non hanno dimostrato che servano a qualcosa.

Per trattare il dolore acuto in pronto soccorso, una singola dose di oppioidi orali non da affatto un risultato migliore di farmaci come aspirina e ibuprofene. Il trattamento con testosterone non aiuta gli uomini più anziani a conservare la memoria (alcuni studi iniziali avevano suggerito che gli uomini di mezza età con livelli più alti di testosterone sembravano avere un tessuto cerebrale meglio conservato).

Se si rompono le acque durante l’ultima fase della gravidanza, prima del termine naturale, si deve procedere immediatamente al parto per scongiurare l’instaurarsi di infezioni? No: gli studi che hanno confrontato gruppi di donne monitorate senza fretta con altre fatte partorire velocemente, non hanno trovato differenze in fatto di infezioni per i neonati; anzi, le mamme “frettolose” hanno poi avuto bisogno più spesso di ricorrere a cure intensive e di urgenza.

È vero ce i bambini al di sotto di 3 anni devono evitare alimenti allergizzanti come le arachidi? No, non è vero, le ricerche più recenti non hanno riscontrato un aumento del rischio di allergia tra i bambini che non hanno seguito questa prescrizione. Anzi, oggi la tendenza è quella di introdurre presto il consumo di questi cibi proprio per ridurre la probabilità di problemi futuri. E per proteggere dagli attacchi di asma, la casa deve essere libera da acari della polvere, topi e scarafaggi? No.

Per uscirne ci vuole tempo. Secondo uno studio pubblicato su JAMA nel 2007 (VEDI), infatti, sono necessari almeno dieci anni prima che la gran parte della comunità medica si distacchi dalle pratiche obsolete e dichiarate inutili o addirittura dannose. Perciò serve pazienza, ma… Quando tra una pratica evidence-based e l’altra ci viene prescritta roba come strambi lavaggi o ginnastiche vescicali varie, cari colleghi infermieri, è cosa buona e giusta sapere come rispondere e come comportarsi.

Alessio Biondino

Alessio Biondino

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