Il testo della delibera chiarisce in maniera molto esplicita, che si tratta di un’operazione volta a contrastare la carenza di personale, dovuta all’emergenza pandemica. Chiaramente, però, s’intravede in tutto questo, una novità che senza ombra di dubbio lascerà un segno per i tempi a venire, ma soprattutto, creerà un precedente importante, sul quale potersi appoggiare in qualsiasi momento, proprio per l’obbiettivo di giungere ad una valorizzazione e progressione del ruolo di questa figura professionale.
Il percorso complementare dell’OSS nel Veneto
Due sono i punti salienti che risaltano agli occhi, all’interno di questo importantissimo progetto, ovvero, il processo formativo, di cui si occuperanno direttamente gli enti del servizio sanitario regionale e le nuove mansioni e competenze che gli OSS andranno ad acquisire per poi metterle in atto.
Nello specifico, per quanto riguarda la formazione, ci sono tre moduli:
- il primo inerente la cura e la sicurezza della persona;
- il secondo riguarda il dolore, parametri e funzioni;
- il terzo tratta la prescrizione e la somministrazione terapeutica.
Un percorso di addestramento, che permetterà a questo operatore, in particolar modo all’interno di strutture quali case di riposo o RSA, di svolgere tantissime altre funzioni.
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Le mansioni complementari acquisite con il percorso
In effetti potrà somministrare farmaci per via orale, occuparsi della somministrazione infusiva, iniezioni intramuscolare e sottocutanea, rilevazione dei parametri vitali ed effettuare ECG.
In un certo senso, considerando che queste attività, seppur in totale anonimato, vengono già svolte dagli OSS in tantissimi contesti, non solo extraospedalieri, ma anche all’interno di molti reparti di degenza in giro per l’Italia.
Si può affermare con tranquillità, che il presidente Zaia e la regione Veneto hanno guardato lontano, perché finalmente si vanno a certificare attività che delineano un riconoscimento professionale e la trascrizione di un nuovo percorso iniziato, e mai portato a termine, nel 2003 con la c.d. terza S, ovvero la formazione complementare.
La polemica con gli infermieri
Un fatto questo che sta suscitando non poche polemiche, basta leggere un po’ i vari post che si trovano in giro, per palpare le lamentele degli infermieri, in particolar modo, che si vedono in un certo senso, derubati delle loro competenze.
Un sentimento antico, che non mancò di manifestarsi nemmeno quando si tentò attraverso la legge Lorenzin, di introdurre gli OSS nell’area socio sanitaria. Verrebbe da dire “la paura per il cambiamento”.
Una paura infondata, in quanto proprio attraverso “il cambiamento”, l’infermiere oggi è il professionista di tutto rispetto che conosciamo e proprio attraverso la trasformazione di quest’altra figura professionale, può giungere ad un’ulteriore trasformazione ancora, poiché si intravedono per l’infermiere scenari ancora inesplorati.
Dunque, con l’augurio che altre regioni italiane seguono sulla scia del Veneto questo cambiamento, aspettiamo con impazienza l’attuazione di questa deliberazione, che senza ombra di dubbio rappresenta “l’evoluzione necessaria per garantire la salute di tutti”.
Autore: Alessandro Salerno (profilo Facebook)
Approfondimento:
“L’O.S.S. l’evoluzione necessaria per garantire la salute di tutti”, il libro di Alessandro Salerno:
Leggi anche:
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