“L’assistente Infermiere? Un gran pasticcio, che acuisce la già precaria stabilità della professione infermieristica”


A dirlo, in un nuovo comunicato (che riportiamo per intero), è il presidente nazionale del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma.

«Nel mese di aprile del 2023 fummo chiamati a relazionare con i tecnici e gli esperti delle Regioni su tale proposta, la questione fu definita come “nascita di un nuovo operatore di interesse sanitario che collabora con l’infermiere”, e fummo chiari e diretti, esprimendo a pieno le nostre legittime perplessità

Ribadiamo, quindi, a distanza di oltre un anno, la nostra posizione di allora, naturalmente arricchita di ulteriori spunti di analisi e approfondimenti, non nascondendo quei dubbi che allo stato dell’arte, oggi più che mai, si sono trasformati in un perentorio giudizio negativo

Non vorremmo mai, infatti, che, in un momento di emergenza come questo, legato alla sempre più grave carenza di infermieri disponibili, la politica, attraverso la creazione di questa nuova figura, in merito alla quale sono stati compiuti evidenti passi in avanti e che oggi viene appunto definita come “Assistente Infermiere”, stesse per l’ennesima volta venendo meno ai suoi doveri di valorizzazione di ruolo e contrattuale della professione infermieristica, provando, pericolosamente, ad aggirare l’ostacolo, come accaduto già in passato. 


Ieri come oggi, siamo coerentemente convinti che i provvedimenti oggi pronti ad essere attuati dalle Regioni, ovvero la Revisione del profilo dell’Operatore Socio Sanitario, e la nascita della nuova figura dell’Assistente Sanitario, possono rappresentare un concreto vantaggio per il sistema, ma questo potrà funzionare solo e soltanto se la politica agirà su altri  fronti contemporaneamente, e quindi  creando le premesse organizzative per un differente e più inclusivo e qualificante impiego delle professionalità sanitarie, in primis quelle degli infermieri e delle ostetriche, e quindi con la necessaria revisione dei modelli organizzativi, cosa di cui le aziende sanitarie hanno bisogno come il pane.

Ai referenti tecnici delle Regioni, attraverso il documento da noi redatto subito dopo quella riunione di aprile 2023, facemmo arrivare la sollecitazione a non commettere il grave errore di voltare le spalle, ancora una volta, ai professionisti della sanità, puntando fin troppo frettolosamente, con il solo scopo di sopperire alla carenza di personale, alla creazione di un nuovo operatore “pseudo sanitario”.

A quest’ultimo verranno affidate attività sanitarie che per prassi sono state sempre svolte dagli infermieri (parliamo dell’assistente), figura verso la quale confluiranno, per effetto di una norma “furbetta” introdotta proprio nell’ultima versione, gli OSS con almeno 5 anni di servizio negli ultimi 8 anni, anche se non possiedono il diploma di scuola media superiore, visto che, per compensare il diploma richiesto a tutti gli altri, per loro è stato previsto un corso di 100 ore …


E sotto questo profilo qualcuno già parla di una sorta di malcelata sanatoria visto che saranno davvero tanti quegli OSS che potranno accedere ai percorsi per diventare assistente infermiere semplicemente con il possesso della scuola dell’obbligo.    

Insomma, anziché combattere la carenza di infermieri partendo dalla valorizzazione di chi si prodiga da anni sul campo, anziché arginare la fuga di colleghi all’estero ricreando le condizioni per convincere i giovani professionisti a restare, anziché ridonare appeal ad una professione che giorno dopo giorno perde i pezzi, a cominciare dal calo di iscrizioni ai test di ammissione ai percorsi universitari, come sta avvenendo di nuovo in questi giorni, il nostro sistema punterà a dare risposte ai bisogni della collettività optando per un “pericoloso e controproducente piano B”.

E quindi tutto ciò favorirà l’ulteriore acuirsi della grave carenza di professionisti infermieri proprio a causa della sua scelta di puntare solo su “figure di riferimento sanitari”, quindi alternative, che certo, a costi inferiori e con percorsi formativi non paragonabili nemmeno lontanamente a quelli dei professionisti sanitari laureati, svolgeranno parte delle attività sanitarie oggi di competenza di questi ultimi, ma con il rischio evidente, di una pericolosa involuzione della qualità della risposta ai bisogni di assistenza sanitaria dei cittadini. 


Intanto la professione infermieristica continua a perdere appeal agli occhi dei giovani che si ritrovano a quel bivio legato alla delicata scelta del proprio futuro universitario. 

Lo testimoniano gli attendibili e recenti report di regioni che detengono un ruolo chiave per l’equilibrio del nostro sistema sanitario, e che raccontano di un nuovo netto calo di iscrizioni ai test di ammissione ai corsi di laurea, ancora una volta sono pochi  rispetto ai posti messi a bando (oltre tutto aumentati rispetto allo scorso anno).

Sarebbe paradossale, tra qualche anno, ritrovarsi di fronte a numeri che testimoniano come i giovani potrebbero addirittura preferire “l’ibrida” figura dell’Assistente Infermiere, che comporta un percorso di studio meno impegnativo, e di certo meno responsabilità da esercitare sul campo, a fronte, però, di una retribuzione che , paradossalmente, potrebbe avvicinarsi  a quella dei professionisti sanitari, senza dimenticare, ricordiamolo, che l’Assistente Infermiere non è, e non potrà essere un professionista infermiere.

Ad oggi dobbiamo evidenziare, con legittimo rammarico, che quel documento datato 24 aprile 2023, in cui evidenziammo gli indispensabili cambiamenti e le modifiche che dovevano essere messe, secondo noi, in atto, rispetto alla proposta iniziale di quell’assistente che, allora,  veniva definito laconicamente come “nuovo profilo di interesse infermieristico”, sono state tutte completamente disattese e non tenute in  considerazione. 


In quel documento, riportiamo testualmente alcuni suoi punti, evidenziammo che “laddove si fosse deciso di procedere con la creazione  di nuovi profili, seppur non ricompresi tra quelli dei professionisti sanitari ex legge 42/1999, e/o a revisionare profili esistenti, occorreva, dall’altra parte, delineare e fornire al sistema, in maniera coeva, strumenti innovativi, linee guida e strategie organizzative che fossero in grado di dare impulso ad un differente , fattuale ed ottimale impiego delle complesse ed articolate conoscenze e competenze proprie delle professioni sanitarie ed infermieristiche ex legge n 42/1999”.

Oggi non possiamo che dare atto che tutte le richieste, non solo le nostre ma anche le tante altre provenienti dal mondo associativo e professionale, le modifiche inviate ai tecnici delle Regioni non sono state tenute in alcuna considerazione.

Si signori, questo è il metodo.

E questo il modo in cui vengono prodotti provvedimenti importanti come quello del quale parliamo.


Nursing Up sollecita fortemente  la politica a non dimenticare che, senza un intervento strutturale sull’intera macchina organizzativa, e quindi  se non si considera, prima di tutto, la necessaria revisione degli attuali modelli organizzativi obsoleti mediante l’impiego dei professionisti sanitari ex legge 42/1999 in funzioni innovative confacenti con i loro attuali livelli di competenze e responsabilità, ci ritroveremo solo di fronte a veri e propri pasticci, ovvero malcelati tentativi di mescolare carte e competenze, in un contesto delicato come quello del SSN, con effetti pericolosi di scadimento della qualità assistenziale.

Occorre individuare sistemi concreti di valorizzazione di questo indispensabile capitale professionale, che rappresenta il perno della sanità del presente e del futuro, e che non può certamente essere messo da parte» conclude De Palma.  

AddText 09 06 04.23.43

Alessio Biondino

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento