Nelle ASL italiane, le Case di comunità sono ancora poco diffuse, presenti solo nel 27,3% delle aziende. Tuttavia, i servizi di sanità digitale sono più comuni, presenti nel 57,1% delle ASL, e il 92,2% delle aziende garantisce comunque l’assistenza con personale infermieristico entro una media di due giorni.
Uno studio condotto nel 2023 dal CERSI (Centro di eccellenza per la ricerca e lo sviluppo dell’infermieristica) ha analizzato l’assistenza infermieristica domiciliare in Italia. La ricerca, commissionata dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), ha coinvolto 77 ASL su 110, coprendo il 75,3% della popolazione italiana. Il sondaggio è stato suddiviso in tre sezioni: una per i dirigenti delle professioni sanitarie, una per gli infermieri e una per i pazienti.
Valutazione dei pazienti
La stragrande maggioranza dei pazienti ha valutato positivamente l’assistenza ricevuta: il 91,7% ha dichiarato di essere stato trattato con cortesia e rispetto, l’86% ha percepito una costante cura da parte degli infermieri, l’83,3% si è sentito ascoltato attentamente e l’82% è stato informato su tempi e modi degli interventi. La valutazione complessiva ha ottenuto una media di 9,3 su 10, con un picco di 9,4 tra gli anziani.
Assistenza infermieristica a domicilio
Ogni ASL eroga in media 10,1 attività su 17 disponibili. Il percorso per pazienti oncologici è presente nel 40,3% delle strutture, mentre il 74% delle ASL fornisce servizi per pazienti cronici e il 59,7% per utenti con disabilità. I servizi di infermieristica di famiglia e di comunità sono presenti nel 68,8% delle aziende, e il 26% delle ASL li definisce come “infermiere di prossimità”. Circa metà delle ASL offre consulenze infermieristiche specialistiche e servizi di sanità digitale, di cui il 26% include attività di teleassistenza.
Le attività erogate comprendono prelievi ematici, medicazioni, somministrazione di farmaci, gestione di device, educazione terapeutica e sanitaria, formazione dei caregiver, monitoraggio della salute, cure palliative e altre procedure cliniche. Gli over 65 ricevono cure domiciliari in una media di 49,5 su 1.000 abitanti, mentre il 16,8 per 1.000 abitanti riguarda persone con gravi limitazioni e l’8,2 per 1.000 abitanti riguarda malati cronici.
Parere degli infermieri
L’83,8% degli infermieri è soddisfatto del proprio lavoro, e solo il 20,1% lascerebbe la professione entro 12 mesi se ne avesse la possibilità. Un terzo degli infermieri segnala un carico di lavoro medio-alto, mentre il 10,3% dichiara un carico elevato. Il 65,8% riporta buoni punteggi riguardo al clima lavorativo e alla sicurezza delle cure, con una media di 76,9. Tuttavia, il 65,8% evidenzia criticità psicosociali nei luoghi di lavoro. Il 20,5% ha subito episodi di violenza negli ultimi 12 mesi, con il 2,6% che ha riportato violenze verbali con contatto fisico.
Costi dell’assistenza infermieristica domiciliare
Lo studio AIDOMUS ha calcolato che il costo giornaliero di un infermiere domiciliare, considerando vari fattori come il tempo speso a domicilio e le attività di back-office, è di 138,73 euro per 6,84 accessi al giorno. Questo costo è confermato da analisi di capitolati di gara nazionali, che riportano un costo medio di 152,12 euro per 6,64 accessi. La gestione delle cure domiciliari da parte del SSN risulta quindi economicamente vantaggiosa rispetto ai ricoveri ripetuti di anziani e fragili. Il valore della produzione infermieristica domiciliare, rapportato al tariffario ambulatoriale del 2023, è pari a 636,31 euro/giorno.
Considerazioni finali e proposte politiche
Secondo il Comitato centrale FNOPI, è necessario delineare modelli organizzativi efficaci basati sulle esigenze dei pazienti e implementare modelli che coinvolgano infermieri con formazione specifica nelle cure territoriali. La soddisfazione degli infermieri impatta positivamente sulla loro retention e sull’attrattività del lavoro domiciliare. Inoltre, l’analisi delle cure mancate permetterà di identificare i predittori delle nursing missed care, migliorando i costi dell’assistenza in termini di ricoveri impropri. Le strutture come le Case della comunità possono incrementare la quantità e la complessità degli interventi territoriali, riducendo i costi sanitari e rispondendo meglio ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, la distribuzione attuale dei servizi non sempre corrisponde alla densità abitativa, evidenziando la necessità di adattare i modelli alle esigenze della popolazione.
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