L’Ausl Emilia Romagna replica: “Pronte disponibilità degli infermieri? Non collegate alla carenza di personale”


Il caso dell’Ausl Emilia Romagna, dove a fine turno gli infermieri si vedranno anche “reperibili” per delle cifre ridicole (VEDI articolo Pronta disponibilità e pubblico impiego: abusi aziendali a cifre irrisorie), continua a far discutere. Dopo le proteste dei sindacati (VEDI articolo Infermieri stanchi, amareggiati, spremuti senza ritegno e trattati come “pacchi”), infatti, è stata la stessa Ausl a replicare con una nota:

«Alla fine del 2021 è stato dato avvio in Azienda al progetto di autogestione all’interno delle singole equipe in merito alle soluzioni organizzative da mettere in campo in caso di assenza improvvisa del personale infermieristico in turno, che costituisce la forma più avanzata di livello di autonomia in una organizzazione professionale, in quanto sono gli stessi professionisti che, in base alle singole specificità, possono individuare le soluzioni più efficaci sotto la guida del coordinatore.


Tuttavia, da parte di molte organizzazioni sindacali sono stati avanzati dubbi e critiche, riportati all’attenzione della Direzione aziendale modalità di realizzazione della autogestione non sempre aderenti al dettato contrattuale, per non dire lesive dello stesso (queste in realtà mai del tutto compravate da evidenze chiare)».

A causa di tutto ciò, «per dare una risposta integrativa alle soluzioni organizzative definite dai rispettivi documenti di autogestione, tale da consentire il superamento di alcune situazioni più critiche in cui le modalità organizzative interne non siano in grado di poter coprire un’assenza contingente, senza interrompere le assenze programmate in base alla turnistica ordinaria (ferie, riposi, congedi…), è stata avanzata dalla Direzione aziendale la proposta di attivare alcuni turni di pronta disponibilità per garantire la continuità dell’assistenza.


Si precisa che un turno di pronta disponibilità prevede un riconoscimento economico al dipendente a ricompensa appunto della sua disponibilità all’eventuale rientro in servizio. A tale proposta è conseguita una discussione tecnica in sede di “Organismo Paritetico per l’Innovazione”, ai sensi del vigente Ccnl – che disciplina, tra le materie dell’Organismo, eventuali Protocolli sulla gestione delle assenze improvvise -, è stato avviato il 4 maggio 2023 il confronto al tavolo sindacale Area Comparto sul “Protocollo dei criteri generali per la gestione delle assenze improvvise nell’ambito dell’autogestione a garanzia della continuità assistenziale degli assistiti” e relativa ipotesi organizzativa gestionale di attivazione sperimentale della pronta disponibilità dipartimentale e/o per Area omogenea per supplire alle maggiori contingenze che si verificano in modo estemporaneo a garanzia della continuità assistenziale e/o prestazionale.

Tale discussione si è conclusa il 9 giugno 2023. Detta ipotesi organizzativa gestionale, ripetiamo ad integrazione delle diverse modalità di sostituzione delle assenze improvvise in essere, proposta al tavolo sindacale, è prevista in forma sperimentale per tre mesi a partire da metà novembre, in ogni ambito territoriale per almeno 2 Dipartimenti e/o area assistenziale omogenea assieme all’individuazione dei relativi interventi correttivi, monitorando costantemente all’interno dell’Organismo paritetico, eventuali criticità o modalità organizzative da rivedere».


Oltre a tutto questo, «la Direzione Infermieristica e Tecnica, nelle sue diverse articolazioni organizzative, ha avviato in ogni ambito territoriale un primo momento di confronto con tutto il personale coordinatore al fine di illustrare l’impianto gestionale generale predisposto e condividere nel dettaglio gli elementi operativi tesi a garantire per le diverse aree omogenee e/o dipartimenti i criteri identificativi del personale e le sequenze nell’ambito dei diversi turni di servizio, in quanto i turni di Pronta Disponibilità sono stati commisurati ed equamente distribuiti sulla base della dotazione organica di base di ogni unità operativa.

Peraltro, i turni di pronta disponibilità saranno 50 giornalieri in tutta la Romagna e chi conosce il contesto e le dimensioni aziendali comprende immediatamente che attengono a pochi casi critici in cui i soli correttivi organizzativi non sono sufficienti a rispondere alle assenze improvvise. La sperimentazione prevista quindi non è in alcun modo correlata alla carenza del personale infermieristico, che in Ausl Romagna e nella nostra Regione, a differenza di altre realtà del Paese, non presenta al momento forti criticità, se non quelle generali rappresentate da un mancato finanziamento e investimento della Sanità Pubblica a livello centrale che perdura da anni.


La nostra Azienda, il cui turn over del personale sanitario – a differenza di recenti dichiarazioni non veritiere di parte sindacale – viene interamente coperto, così come le assenze lunghe, continua a contraddistinguersi per una dotazione di personale incrementato rispetto al 2019, nel suo complesso di circa 1248 unità in termini di tempi pieni equivalenti, di cui 869 unità rappresentate dal personale infermieristico.

In estrema sintesi, la dotazione di personale assegnato ai diversi contesti operativi è in linea rispetto agli standard di personale definiti, in prima istanza dai requisiti organizzativi di Accreditamento Istituzionale, ove previsti e con il documento redatto dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).

Il parametro di riferimento è rappresentato dai minuti assistenziali per posto letto, differenziato per le diverse aree assistenziali. A titolo esemplificativo, il documento Agenas riporta il dato pari ad un valore minimo di 205 minuti assistenziali per posto letto ed un valore mediano pari a 255 minuti assistenziali per posto letto per le aree di degenza mediche; il valore Aziendale per analoga realtà assistenziale è rappresentato da un valore massimo di 290 minuti ad un valore minimo di 207 minuti assistenziali per posto letto.

Si ribadisce infine la più ampia disponibilità aziendale a percorrere altre soluzioni organizzative, qualora vengano proposte da parte sindacale, sempre nell’ottica di garantire agli operatori le migliori condizioni di lavoro e ai cittadini la migliore qualità delle attività assistenziali e di cura».

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Alessio Biondino

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