È arrivato sugli schermi “Lea”, una fiction dove i protagonisti, una volta tanto, sono gli infermieri. O meglio, un’infermiera, interpretata da Anna Valle. Un moderno E. R. insomma, per dare finalmente spazio ai professionisti dell’assistenza quasi del tutto ignorati nelle altre fictions. O no…?
Non sembra un’infermiera
Il dubbio sorge spontaneo, perché da ciò che si è visto nella prima puntata, la cara Lea di infermiera non ha praticamente nulla: alza e abbassa sponde del letto che è una meraviglia, movimenta pazienti col sorriso, li abbraccia a tutto spiano, trasporta carrelli e spinge sedie a rotelle in lungo e in largo. Una sorta di badante tuttofare, insomma, dal ruolo assai poco definito. Altro che infermiera e quindi professionista responsabile dell’assistenza infermieristica.
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L’ennesima occasione sprecata
Chi si aspettava un qualcosa di un po’ più aggiornato che, al termine della pandemia (o almeno si spera), facesse finalmente luce sulla professione infermieristica e che la mostrasse, finalmente, agli occhi dei cittadini per quella che è (o che dovrebbe essere) realmente, sarà rimasto sicuramente deluso.
Ritorno al passato
Perché con Lea sembra che si ritorni inesorabilmente indietro di 40 anni o più: le sue colleghe infermiere sembrano disorientate, quasi rimbambite, ignoranti e vengono inevitabilmente “sgridate” dai coordinatori e dai medici; devono costantemente “sbrigarsi perché è arrivato il Dottore”, appaiono come insicure professionalmente, sempre e comunque in attesa di direttive da parte di chi ne sa di più.
E secondo voi, gli autori potevano astenersi dal ricreare l’immancabile e scontato flirt tra infermiera e medico…? Ovviamente no. Attendiamo le nuove puntate così da poter esprimere un giudizio più completo, ma… Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, per gli infermieri c’è poco da stare allegri.
Ancora una volta.
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