L’indagine: “Infermieri costretti a indebitarsi per sbarcare il lunario”


Il numero di infermieri che si ritrova costretto a indebitarsi per arrivare a fine mese è in costante aumento. Un campione significativo di 3.037 professionisti ha partecipato a un’indagine condotta dal sindacato Nursing Up, i cui risultati sono stati presentati qualche giorno fa al Congresso Nazionale dei Quadri Dirigenti a Roma. L’iniziativa, denominata #LATUAVOCECONTA, ha coinvolto infermieri e ostetriche, portando alla luce gravi disagi professionali ed economici.


La vita privata è pressoché inesistente, i ritmi di lavoro sono insostenibili e non c’è alcun riconoscimento per il loro impegno. Questa situazione alimenta un senso di disillusione e sfiducia tra i professionisti dell’assistenza, che dovrebbero invece rappresentare il cuore del sistema sanitario nazionale.


Il Presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, ha espresso preoccupazione, sottolineando che i dati emersi sono allarmanti: «Questo sondaggio conferma le ragioni per cui, il 20 novembre, il nostro sindacato scenderà in piazza accanto ai medici per una manifestazione di protesta e una giornata di sciopero. La maggior parte degli intervistati non tornerebbe a scegliere questa professione e non la consiglierebbe a un amico, un figlio o un parente. Questo dovrebbe far riflettere chi gestisce e tutela la sanità pubblica. Le politiche sanitarie fallimentari degli ultimi anni hanno creato un vuoto di fiducia che ha lasciato infermieri e ostetriche insoddisfatti e disillusi».


Ecco i risultati principali dell’indagine (profilo dei partecipanti: il 77% ha oltre 10 anni di esperienza, l’84% lavora in ospedale e il 16% sul territorio):

1) Scarso riconoscimento economico e contrattuale: Il 98% degli intervistati ritiene che la professione non sia adeguatamente valorizzata dal punto di vista economico, segno che le promesse di riforme sono rimaste inascoltate.

2) Ricorso al debito: Il 71% è costretto a ricorrere a prestiti, anche familiari, per compensare l’inadeguatezza dello stipendio rispetto al costo della vita.

3) Mancanza di rispetto e fiducia: Il 75,14% si sente sottovalutato e non consiglierebbe questa carriera. «Se chi ha dedicato anni a questa professione la considera una scelta sbagliata, è segno di una crisi strutturale senza precedenti», ha affermato De Palma.

4) Delusione e insoddisfazione: L’88,61% degli intervistati è disilluso e non vede possibilità di miglioramento nel breve termine, sintomo di anni di politiche che hanno ignorato i reali bisogni degli operatori sanitari.


«Quando infermieri con oltre 20 anni di esperienza sconsigliano la professione ai propri figli, è evidente il fallimento del sistema», ha proseguito De Palma. «La dedizione e il sacrificio non bastano: la sanità pubblica non può funzionare se chi ne è alla base si sente dimenticato e trascurato».


La mancanza di rispetto e riconoscimento sta scoraggiando non solo chi lavora oggi, ma anche le nuove generazioni, mettendo a rischio il futuro della professione e del sistema sanitario stesso. È urgente un intervento strutturale, fatto di politiche concrete di valorizzazione, investimenti e migliori condizioni di lavoro, per ridare fiducia agli infermieri italiani. «Non possiamo più ignorare il grido di allarme di chi lavora in prima linea ogni giorno. Gli infermieri chiedono solo di essere ascoltati, rispettati e valorizzati come meritano», ha concluso De Palma.

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Alessio Biondino

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