L’infermiere indiano in Italia: «Qui guadagno 10 volte tanto»


In India «hanno una scuola infermieristica di alta qualità e ovviamente tantissimi abitanti». Ed è per questo motivo che, come dichiarato in questi giorni dal Ministro della Salute Orazio Schillaci (VEDI), l’Italia farà di tutto per importarli da lì, visto che la carenza di infermieri sta di fatto paralizzando sia il settore pubblico sia il privato.

Per conoscere i professionisti indiani, Repubblica ha pubblicato un’intervista a un infermiere indiano che lavora qui in Italia (a Savona) da ben 32 anni: si chiama Antony Adassery, ha 55 anni, ed è arrivato in Italia quando aveva 23 anni.


Antony racconta di essere arrivato qui nel bel paese grazie a un prete di Napoli e di aver studiato alla scuola infermieri (allora il percorso non era universitario) nei primi anni 90: «Qui un infermiere ha uno stipendio 10 volte più alto rispetto all’India. Certo, la vita è molto più cara ma si trova comunque il modo di risparmiare un po’. All’inizio mandavo i soldi a casa, ma ora i miei non ci sono più, quindi ho smesso».

«A Savona c’è una comunità di una settantina di infermieri, con le famiglie. Poi ci sono grandi gruppi di indiani che lavorano nella sanità a Milano, Roma e Genova» ha spiegato l’infermiere. Che appoggia a pieno l’idea di Schillaci: «Se chiude l’accordo fa bene. Il punto è che vanno trovate le persone, perché adesso all’India arrivano richieste da tutto il mondo, anche da Paesi che pagano più dell’Italia».


Come ad esempio l’Inghilterra: «Pagano tantissimo. Sono stato di recente a Londra e un mio amico lavorando per le agenzie interinali prende anche 500 sterline per turni di 12 ore. Io sto sui 1.600 euro al mese».

Sulla preparazione degli operatori, Antony rassicura tutti: «Da quel punto di vista non ci sono problemi, chi studia da infermiere è già prontissimo a lavorare anche qua. La formazione è ottima, di alto livello».

Tutto molto bello e rassicurante. Però… Caro Ministro, parlare di valorizzazione economica dei professionisti come unica strada per rafforzare il nostro sistema (VEDI) e poi provare a importare battaglioni di lavoratori contenti come una Pasqua dei nostri ridicoli stipendi… Sembra un preoccupante controsenso. Ma soprattutto, l’ennesima contaminazione al ribasso di un mercato che già di suo sta facendo letteralmente fuggire a gambe levate gli infermieri italiani.

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Alessio Biondino