L’infermiere è in estinzione. E la politica, oltre a sonnecchiare, a parlare di carenza di medici specialisti e a proporre ricette imbarazzanti come quella del nuovo assistente alla salute (VEDI) o dell’importazione di migliaia di “professionisti” infermieri indiani (VEDI), a quanto pare non vuole affrontare seriamente il problema.
Eppure, servirebbe un chiaro segnale. Per carità, vedere i nostri governanti fare fede a qualche promessa tra le tante elargite durante l’incubo pandemico sarebbe troppo (siamo comunque in Italia), ma… Un segale importante, che faccia capire che si vuole davvero valorizzare e riconoscere gli infermieri italiani, potrebbe invertire finalmente la rotta.
Una rotta che, per l’appunto, tra dimissioni volontarie in costante aumento, migliaia di professionisti prossimi alla pensione e i corsi di laurea praticamente deserti, al momento sembra saldamente orientata verso l’estinzione.
In questo desolante panorama, c’è chi fa proposte volte almeno a rallentare l’inevitabile. Aurelio Filippini (presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Varese), reduce da un’audizione regionale, propone (VEDI Rete55):
«Potremmo avere una carta sconto benzina con uno sconto importante, oppure dei buoni spesa o ancora, per i nostri figli in età scolare, degli sgravi rispetto agli asili o alle scuole, o magari delle borse di studio per la nostra formazione visto che mettiamo in campo continuamente grossa professionalità per mantenere questo sistema sanitario».
E ancora: «Credo che sia molto importante che anche Regione Lombardia faccia crescere i propri professionisti e li valorizzi, dandogli anche questo tipo di incentivi. È un modo per dire “siete i nostri migliori professionisti, tutelate i nostri cittadini”».
Basterebbero davvero i “buoni” a persuadere gli infermieri lombardi che vogliono dimettersi per fuggire verso la vicina Svizzera? O a convincere gli aspiranti professionisti della salute che vale sempre e comunque la pena laurearsi per essere considerati dai più come manovali della sanità, essere sfruttati e guadagnare due spiccioli?
Vedremo. Intanto, sorridendo amaramente, non può non venirci in mente un dialogo in dialetto romano tratto dal film “Bianco, rosso e Verdone” (1981) tra il protagonista dai mille volti (Carlo Verdone) e la compianta Sora Lella: «Nonna, m’hanno fatto un buono. Che vor dì? Vor dì che…».
Urgono riconoscimenti VERI.
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