Sta facendo parecchio discutere l’intervista rilasciata a Il Dolomiti dal Rettore dell’ateneo trentino Flavio Deflorian, dove il ‘Magnifico’ ha parlato di un drastico calo di “vocazione” riguardante le “professioni paramediche” (VEDI), come quella infermieristica.
Ebbene… La risposta di Opi Trento, affidata ad un comunicato, non si è fatta attendere. La riportiamo qui per intero.
«L’Ordine apprezza l’attenzione e la lucida analisi del Magnifico Rettore sul problema della carenza di infermieri e del calo di attrattività del sistema salute trentino per la professione infermieristica, che incide, congiuntamente con altre concause, anche sulla flessione delle domande di iscrizione al corso di laurea in infermieristica. Un tema prioritario che l’Ordine ha posto anche all’attenzione dell’Assessorato alla Salute con il quale il dialogo è costantemente aperto.
L’Ordine, tuttavia, esprime stupore per i termini inappropriati e inoltre non previsti dall’ordinamento italiano, con cui il Magnifico Rettore appella le professioni sanitarie e la loro formazione accademica, ovvero “….nelle professioni cosiddette ‘paramediche’….”, “La formazione sanitaria paramedica….”.
È doveroso per questo Ordine precisare al Magnifico Rettore che l’infermiere da oltre 30 anni, per effetto del DM 739/1994 e della Legge 42/99, è una professione sanitaria intellettuale e come tale ha propri campi di responsabilità e autonomia professionale riconosciuti dalla Legge Italiana determinati dai contenuti del profilo professionale, degli ordinamenti didattici del corso di laurea e dei corsi post lauream e del codice deontologico.
Inoltre, la professione infermieristica ha una formazione accademica consolidata e completa di tutti e tre i cicli previsti dall’ordinamento italiano: laurea di primo livello, laurea magistrale e dottorato di ricerca, oltre a master e corsi di specializzazione. Altresì, è una professione ordinata per effetto della Legge n. 3/2018 che ha istituito la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche e gli Ordini delle Professioni Infermieristiche, a cui l’infermiere deve essere iscritto per esercitare la professione in Italia.
Pertanto, la professione infermieristica non è “para” di nessuno. Tutt’altro, l’infermiere è un professionista che con autonomia professionale e assumendosi le relative responsabilità apporta il proprio contributo disciplinare specifico per la salute dei cittadini e in forte integrazione con le altre professioni sanitarie.
Sicuramente, come già rappresentato all’Assessore provinciale alla salute, è urgente definire un piano di contrasto alla carenza di infermieri e di rilancio del valore della professione infermieristica in Provincia di Trento. L’appello alle Istituzioni tutte, inoltre, è di associare una comunicazione istituzionale responsabile, che contribuisce a veicolare l’immagine sociale della professione infermieristica, basata su criteri di correttezza e coerenza al valore giuridico e professionale degli infermieri».
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