L’orrore di Cassino: “L’infermiera ha pianto e tremato per paura di morire”

Ancora violenza ai danni degli operatori sanitari. E stavolta un’infermiera e un medico se la sono vista davvero brutta: qualche giorno fa, all’interno della casa circondariale di Cassino – San Domenico, un detenuto 30enne piuttosto corpulento alla disperata ricerca di steroidi anabolizzanti li ha di fatto presi in ostaggio, terrorizzandoli e facendoli temere per la propria vita.

La lettera

I fatti, verificatisi la notte tra domenica e lunedì, sono stati raccontati al dettaglio in una lettera aperta inviata dal medico alla Sezione provinciale SNAMI Frosinone e che è stata pubblicata da Frosinone Today (VEDI).

“A scrivere è Massimo Cavaliere. Medico Penitenziario da oltre 30 anni. Di acqua ne è passata sotto i ponti, di storie non scevre di rischio ne abbiamo vissute. Ma ciò che sta accadendo in questi ultimi anni è fuori dalla grazia del Signore e non solo del Signore ma anche di chi opera in queste strutture con abnegazione da sempre.

Se il rischio è nel mestiere non è detto che si debba entrare di turno la domenica mattina per non uscirne il lunedì. Non uscirne mai più. Ormai abbastanza noti gli accadimenti della scorsa domenica notte quando, in sintesi, un palestrato poco più che trentenne, ha deciso di attentare alla mia vita e quella di una infermiera per il vezzo di pretendere anabolizzanti per i suoi trofici muscoli”.

“La Polizia penitenziaria? Ridotta a una massa di Assistenti sociali”

“Elusa la sorveglianza grazie alla sua portanza di muscoli e terrore mi sono praticamente trovato a contrastare, in solitudine, la sua furia che, se non fosse stato per la mia mole fisica ed un po, non nego, ad una certa capacità filosofica di tenere i nervi saldi, l’epilogo avrebbe trovato la via del disastro e della tristezza.

Ora, con tutta la volontà di sfogare la mia, di furia, dico: perché sono stati aboliti gli opg (ospedali psichiatrici giudiziari); perché con Cucchi e Santa Maria Capua Vetere la Polizia Penitenziaria è stata ridotta ad una massa di surrogati Assistenti Sociali; perché la Medicina Penitenziaria sulla quale ruota ogni quotidianità nella vita di reclusione è abbandonata come un ammasso di rottami inutili; perché è così difficile apprezzare una professione delicata che ha sempre vissuto nell’umiltà, nell’angoletto di sordina, senza pretese pur non avendo alcun riconoscimento rispetto al fattore rischio”.

“L’infermiera ha pianto e tremato”

“Nessuno conosce il mio nome ed il nome dell’Infermiera che quella notte ha pianto e tremato per paura di morire. C’è da aspettarsi che un piccolo servitore dello Stato, senza ferie ne benefici vari, dopo 30 anni decida di dare libero spazio alle sue sensazioni, urlare a chi questo mondo non conosce, quanto esso si sia trasformato, grazie a qualche stratega della poltrona, in un manicomio.

Si. Un manicomio di doppie diagnosi e patologie psichiatriche. Si aggiunga un atteggiamento di scarsa aderenza alle regole dell’Ordinamento Penitenziario in tema di gestione degli eventi critici ed emergenziali, si mescoli con tanta paura di usare scudi e manganelli anche quando l’incredibile Hulk decide di seviziare ogni norma di disciplina, si condisca di telecamere interpretate come spie di comportamenti che, se fai in un modo sbagli e se fai il contrario sbagli lo stesso e, viene fuori un qualcosa di insapore e inodore nel quale ogni dignità del lavoratore è perduta.

Dica il Legislatore, con chiarezza, se il garantismo che nasce come sano principio, possa trasformarsi in un mostro che può permettersi di superare ogni limite della dignità di un povero poliziotto che giura per difendere lo stato ed i suoi rappresentanti ma che, di fatto, trasforma in un soldatino da collezione senza armi e strumenti. Perché ha paura”.

Lea? Più che un’infermiera sembra una badante

Alessio Biondino

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