Le cure centrate sul paziente, di alta qualità, di valore elevato e sicure, dipendono in modo imprescindibile dal benessere dei professionisti sanitari. Questo elemento è essenziale per creare un’alleanza terapeutica efficace con i pazienti e le loro famiglie. Lo ha evidenziato uno studio condotto dall’Università di Genova, sostenuto dalla Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi), che ha analizzato il rapporto tra benessere degli infermieri e sicurezza delle cure.
Secondo gli autori dello studio, un elevato benessere dei professionisti si associa a maggiore soddisfazione lavorativa, minore rischio di burnout, riduzione dell’assenteismo, miglior qualità delle cure e, di conseguenza, maggiore sicurezza per il paziente. Tuttavia, a partire dalla crisi finanziaria del 2008, aggravata successivamente dalla pandemia di Covid-19, si è registrato un calo della soddisfazione lavorativa, una riduzione dei livelli di personale, un aumento del burnout e dell’intenzione di lasciare il lavoro, con un impatto significativo sul benessere dei professionisti.
I risultati dello studio, condotto tra giugno e luglio 2023 su oltre tremila infermieri di 38 presidi ospedalieri italiani, hanno evidenziato che il 59% degli infermieri si sente molto stressato, il 36% percepisce una mancanza di controllo sul proprio carico di lavoro, il 47,3% si sente privo di energia, e il 40,2% manifesta un elevato esaurimento emotivo. Inoltre, il 45,4% ritiene che l’impegno professionale limiti il tempo dedicato alla vita personale e familiare, mentre il 45,2% considera l’idea di lasciare il lavoro a causa dell’insoddisfazione.
Numeri agghiaccianti.
Altresì, l’esposizione ai pazienti Covid-19 ha generato livelli di stress elevati nel 46,4% degli infermieri. Il 38,3% è insoddisfatto delle condizioni lavorative, in particolare per motivi legati alla retribuzione (77,9%) e alla mancanza di opportunità di avanzamento professionale (65,2%). Il 43,4% descrive l’ambiente di lavoro come frenetico e caotico, mentre solo il 3,2% ritiene eccellente la sicurezza del paziente nel proprio ospedale. Solamente il 27,7% afferma che la direzione dimostri di considerare la sicurezza del paziente come una priorità assoluta.
Ed è in base a ciò che è lecito domandarsi: a chi importa davvero se gli infermieri, sotto organico, sottopagati, demansionati, stressati, depressi, in burnout, in fuga dal paese e dalla propria professione, mettono inevitabilmente a rischio l’assistenza ai pazienti?
Alle dirigenze aziendali, che spremono i lavoratori risparmiando e facendo orecchie da mercante, probabilmente molto poco. E a chi governa il paese, che spaccia delle briciole per manovre “serie e concrete” (VEDI articolo), addirittura meno.
E intanto il nostro sistema sanitario, che vuole ancora ostinatamente definirsi uno dei migliori al mondo, senza infermieri… implode.
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