«Sin da piccola ho cercato di aiutare gli altri. Sono volontaria della Croce Rossa e ho deciso di fare il passo in più con il test di Infermieristica. Certo, lo stipendio preoccupa perché non è retribuito quanto dovrebbe, ma se fai quel che ti piace ti senti bene» (VEDI La Repubblica).
È con questo nuovo vagito da parte di una (ignara) studentessa che i media italiani, ancora una volta, provano a convincere i giovani che bisogna scegliere di diventare infermieri a prescindere, nonostante il salario ridicolo e un riconoscimento sociale pari allo zero, perché quando c’è la “vocazione”, c’è tutto. E perché quello dell’infermiere è sì una professione, ma è soprattutto una “missione”.
Il problema è che, come dimostrato dal drastico calo di iscrizioni al CdL in Infermieristica, praticamente dimezzate nel giro di 15 anni (siamo ai livelli di una sola domanda in media per posto disponibile, VEDI Il Sole 24 Ore), in Italia l’infermiere non vuole farlo più nessuno e questo tipo di appelli, sempre più imbarazzanti e disperati, non funzionano proprio più.
Fortunatamente, però, tra indiani, sudamericani, cingalesi, Super OSS e fantomatici assistenti infermieri, il piano B abilmente pensato da chi ci governa eviterà che la baracca salti una volta per tutte e che la qualità dell’assistenza alla persona coli a picco. O no…?
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