Autore: Martino Vitaliano Di Caudo
Infermiere Specialista: un percorso attuativo della legge ancora lungo.
Il testo (comma 566 della legge di stabilità 2015 ) apre una nuova ed interessante via per il riordino del SSN, nel quale poter intravedere la figura dell’infermiere specialista.
La materia è demandata a singoli accordi stato-regione e a tavoli di concertazione con le rappresentanze sindacali e professionali, che costituiranno il tratto conclusivo dell’iter legislativo, delega quest’ultima che non ha ancora avuto nessun approdo. Da qui le prime considerazioni che riguardano proprio la concreta capacità di queste norme di svecchiare il sistema sanitario. E’ di prima evidenza come, troppe volte, le tanto attese riforme rimangano arenate nei numerosi limiti della burocrazia italiana finendo con lo svilire le speranze di chi, dopo una vita di impegno e lavoro, vorrebbe che venisse riconosciuta la propria professionalità anche da un punto di vista pratico.
Il comma 566 della legge di stabilità 2015 prevede:
« ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica».
Infermiere specialista: Il comma 566 è veramente una novità?
E’ opportuno sottolineare il carattere non proprio innovativo del presente comma, a dispetto del polverone sollevato da esponenti delle sigle sindacali dell’ordine dei medici e non solo, alcuni paventati aspetti di rinnovamento del comma non sono poi così evidenti perchè già presenti nel nostro panorama legislativo, infatti, i professionisti specialisti con master universitari di primo livello sono già stati istituiti con la legge n. 43 del 2006, e se si parla di specializzazioni la materia è già stata oggetto di un altro intervento risalente al 1994 con il decreto n.739 nella parte in cui ci si riferisce alle specializzazioni in pediatria, salute mentale, sanità pubblica, geriatria ecc.
Bisogna allora che ci si interroghi sul reale valore e sulla portata del comma 566 mediante il quale, forse, si è solo acuito il tratto di distanza fra figure professionali che dovrebbero, al contrario, vivere in assoluta sintonia. Sembreremmo così di fronte ad un altro caso, in cui, il groviglio di norme italiane e di impulsi autogestiti finisce col ricadere solo sulle spalle della collettività, senza realizzare nessun concreto miglioramento per nessuna delle figure coinvolte.
Medici e infermieri: Tra carattere di reale novità e vecchi ostacoli alla crescita
La paura di sindacati e associazioni mediche tra i quali la Anaao e la APM sono certamente legittime, ma quasi anacronistiche visto il deciso trend che da anni segna la rotta e il conseguente approdo del SSN verso una maggiore specializzazione della classe infermieristica. Le ragioni di questo continuo malumore di parte dei medici sono da rintracciare nella paventata lesione al carattere unitario e qualitativo dell’intervento sanitario nei confronti del paziente, vulnus che si realizzerebbe con il maggior carico di competenze e responsabilità in capo agli infermieri specialisti; é un tratto questo sul quale è molto possibile disquisire, modelli come quello anglosassone dimostrano come una maggiore specializzazione della classe infermieristica abbia condotto il sistema nella sua interezza ad ottimi risultati. Si spera però che l’aumento della specializzazione infermieristica non venga infine utilizzata dalla classe politica di riferimento quale grimaldello per dar vita a nuovi tagli sulla formazione e aggiornamento dei medici.
In altre parole, mediante la riforma ci si deve attendere una maggiore qualificazione dell’infermiere e null’altro, sembrano distanti, a meno di corpose forzature, dal significato ultimo della legge i richiami di allarme di chi troppo frettolosamente vede in tutto ciò un depauperamento tout court della figura del medico.
Chi teme realmente la riforma e il comma 566?
Non sorprenda infine come a gridare allo scandalo siano soprattutto gran parte delle rappresentanze sindacali mediche e gli alti dirigenti, mentre pochissime sono le preoccupazioni di quei medici che, lavorando quotidianamente e a stretto contatto con l’infermiere ed il paziente, riconoscono nella acquisizione ponderata di competenze e responsabilità in capo all’infermiere specialista stesso uno straordinario strumento per il miglioramento del servizio sanitario offerto. Risulta così di palese evidenza il carattere inutile di una polemica, frutto forse quasi esclusivamente del desiderio di preservare privilegi e status non più in linea con un SSN alle prese con ben più stringenti necessità di riammodernamento e riordino, anche nel raffronto con modelli europei sempre più distanti per efficenza e qualità del servizio sanitario reso.
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