“Quella di Lucio è una morte bianca. Lui era come un operaio posto su una impalcatura e sprovvisto di imbracatura. Era a capo di una struttura che poteva contare su appena due assistenti, e ora non gli sarà riconosciuta neppure la pensione perché lavorava solo da vent’anni”.
La moglie è sicura: “Lucio è morto di lavoro. Quella di Lucio è una morte bianca”. Lo ha affermato durante l’intervista di Massimo Giletti a “Non è l’arena”, il programma su La7 che mette al centro della scena i temi e i protagonisti della più stretta attualità politica, sociale e della cronaca.
Il medico, denuncia la moglie, era responsabile dell’intera campagna vaccinale del nosocomio, ma purtroppo era assistito da troppe poche risorse per l’enorme compito da portare avanti: “Mio marito è una vittima del lavoro. Negli ultimi tre mesi ha trascorso in ospedale dalle 14 alle 15 ore al giorno. Ha lavorato gratis per ben 1.200 ore, rinunciato ai fondi speciali riservati ai medici impegnati nella lotta alla pandemia. Era stanco. Insieme ai nostri figli gli avevo consigliato di dimettersi, ma lui ci aveva risposto: “piuttosto mi uccido!“
Lo stress-lavoro correlato e l’emergenza Covid nel Cosentino
Come in molte zone d’Italia, colpite da questa grave emergenza anche nel Cosentino, la pandemia richiede il sacrificio eroico di molti operatori sanitari tra medici, infermieri e operatori sanitari. Il Dott. Lucio Marocco è solo uno dei tanti eroi che ha combattuto questa grave pandemia, ma il peso di queste responsabilità è stato, come spesso accade, lasciato sulle spalle di chi la combatte: con poche armi addosso.
Quando lo stress non termina si rischia l’esaurimento fisico e mentale
Gli esseri umani sono creature in grado di reggere alti livelli di stress con poche ripercussioni su corpo e mente solo se, questi stressor, hanno breve durata. Gli umani preistorici erano abituati a forti distress perché dovevano spesso fuggire dai predatori ma lo stress a cui erano sottoposti, era limitato in un intervallo di tempo definito: quello necessario per fuggire dal pericolo e mettersi al sicuro.
Oggi non è più cosi. Gli eventi stressogeni non smettono di metterci sotto pressione perché le responsabilità, le difficoltà, le incertezze e le insicurezze, sono viste dal nostro cervello come leoni che continuano a inseguirci. Cosa succede se lo stressor dura più di qualche giorno: una settimana, un mese o peggio un anno?
Se per qualsiasi motivo, anche voi, siete sottoposti ad una tale pressione, il consiglio che vi possiamo dare è cercare aiuto da un professionista della salute mentale. Qualche consiglio ancora è contenuto in questo articolo.
Il punto sta nel trovare la forza di chiedere aiuto a chi ci sta vicino o a chi sa accogliere questo bisogno. Non sottovalutare la situazione e non isolarsi, mai.
Leggi i nostri consigli per ridurre lo stress lavoro correlato al Covid:
Tre semplici cose da fare per ridurre lo stress lavoro-correlato al Covid-19.
Foto di Juraj Varga da Pixabay
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