La solitudine è una condizione psicologica che si manifesta quando si percepisce uno stato di isolamento, che può essere fisico (quindi come un isolamento sociale) oppure psicologico (quindi il “sentirsi soli”).
Su questo tema sono stati scritti diversi articoli: in passato, era considerata come un sintomo della depressione, oggi si è invece compreso essere una condizione a sé stante, che può associarsi alla depressione, se non addirittura esserne una causa scatenante.
Uno studio interessante fu condotto dallo psicologo John Cacioppo, che evidenziò quanto la solitudine influisse sul nostro sistema immunitario: affermò che stare soli è peggio che fumare 15 sigarette al giorno. Oggi sappiamo che la solitudine dopo i 45 anni aumenta il rischio di sviluppare una demenza. Purtroppo, l’epidemia di solitudine è considerata ancora oggi un tabù ed è per questo che non si propongono investimenti per affrontarla.
In Italia, secondo i dati Istat del 2018, il 13% della popolazione (quindi quasi 8 milioni di persone) si sente sola, ma bisogna considerare che il periodo pandemico avrà sicuramente peggiorato la situazione. I soggetti più interessati dalla solitudine sono gli anziani e i disabili, ma i giovani sono sempre di più in aumento. Lo Stato dovrebbe intervenire e trovare delle soluzioni a questo importante problema. Si potrebbe ad esempio istituire un “Ministero della solitudine”.
No, non sono ironico. Questa soluzione è stata infatti già sperimentata da altri Paesi: primo tra tutti il Regno Unito, grazie alla sensibilità e alla lungimiranza della parlamentare Jo Cox. Quando la Croce Rossa UK stimò che 9 milioni di britannici si sentissero soli (quindi il 14% della popolazione), la parlamentare promosse una commissione speciale che si occupasse di questo tema.
La commissione ebbe un importante successo, tant’è che l’allora premier Theresa May, il 17 Gennaio 2018 istituì il Ministero della solitudine. Dai dati del 2020 risulta che il Governo britannico abbia distribuito ben 20 milioni di sterline per progetti inerenti alla lotta alla solitudine, in collaborazione con agenzie pubbliche e private attive nel campo sociale e del tech. I risultati sono lenti, ma si stanno notando, se non tanto nella diminuzione della percentuale, quanto nella consapevolezza della solitudine.
Bisogna sempre considerare la particolarità degli anni 2020 e 2021, che non hanno sicuramente aiutato il Governo.
A seguire il Governo britannico fu quello giapponese, il 12 Febbraio 2021, con l’allore premier Yoshihide Suga. Il Giappone detiene il triste primato di persone che riferiscono di essere sole o che si isolano dalla società. In questo Paese c’è una forte epidemia di solitudine, che si manifesta portando alla condizione di hikikomori, ma non solo: il problema più grave, che ha portato il Giappone ad interessarsi al tema è il fenomeno dei “kodokushi” (tradotto significa “morte solitaria”).
Questo fenomeno interessa 30.000 persone l’anno, di cui il 25% di queste tra i 40 e i 50 anni, e consiste in una morte di cui nessuno sa nulla, una morte nella più totale indifferenza.
Talvolta, queste persone muoiono, ma solo dopo mesi, a volte anni, qualcuno se ne rende conto e ne cerca il corpo. Possiamo definirla come l’apoteosi della società attuale, troppo
egoista ed indifferente verso il prossimo. Questa realtà riguarda quasi totalmente le città sviluppate, come ad esempio Tokyo, molto raramente quelle rurali. Dato lo sviluppo di questo fenomeno, nel 2014 è nato a Tokyo il primo centro di autopsie per morti di solitudine.
E’ importante non sottovalutare questa condizione, anzi è necessario prevenirla o affrontarla in modo efficace. Per questo, speriamo che al più presto anche in Italia venga istituita una commissione parlamentare o un ministero per trovare soluzioni a questa epidemia sempre crescente.
Autore: Giuseppe Gervasio (Facebook – Linkedin)
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