«Niente esclusività per gli infermieri dipendenti pubblici? Grave danno per il SSN»


In Italia, dati Agenas alla mano, ci sono 6,2 infermieri ogni 1000 abitanti. Una miseria, se paragonati a quelli di Francia (11) e Germania (13). Una situazione grave, che l’allentamento a tempo del vincolo di esclusività o la sua definitiva abolizione non riuscirà di certo a risolvere.

Anzi, secondo Sonia Todesco di Fp Cgil Veneto, la dibattuta novità presente nel Decreto Bollette con scadenza 31 dicembre 2025 (VEDI) non farà altro che creare gravi problemi al nostro SSN: «Di fronte a questo quadro europeo, anziché invertire la rotta sostenendo e incentivando una maggior offerta formativa, anche con costi interamente a carico dello Stato, il Governo italiano apre alla deregolamentazione del servizio pubblico togliendo il vincolo di esclusività agli operatori sanitari fino al 2025.


Il personale sanitario non dovrà più avere un unico rapporto di lavoro con il servizio sanitario nazionale e potrà lavorare anche per il privato e per il privato accreditato. Un regalo gigantesco al privato che produce prestazioni sanitarie ed un danno, ancora incalcolabile, al servizio pubblico.

Ben oltre alle regole imposte alla dirigenza medica che, già con l’intramoenia, stanno di fatto mettendo in evidenza come l’accessibilità e l’universalità del nostro servizio sanitario siano diritti non più garantiti a tutti i cittadini ma siano invece fortemente condizionati dalla possibilità di pagarsi privatamente la cura anche all’interno degli ospedali pubblici.


È probabile che questa scelta aprirà le porte a molti operatori che, immessi liberamente e senza vincoli nel mercato sanitario, sceglieranno di lavorare nelle strutture private che sicuramente remunereranno maggiormente il rapporto di lavoro extra-istituzionale pur di acquisire personale.

Ed è anche probabile che le stesse prestazioni aggiuntive, oggi prestate dal personale sanitario all’interno delle aziende in forma volontaria per l’abbattimento delle liste di attesa, entreranno in competizione con il privato in grado di retribuirle sicuramente meglio».


Il vincolo, perciò, secondo la Tedesco, non andrebbe assolutamente messo in discussione poiché potrebbe portare a un drastico calo delle attività (ordinaria a aggiuntiva) delle aziende pubbliche, «compresa quella dei medici che molto spesso necessitano degli operatori sanitari del comparto per svolgere sia le prestazioni aggiuntive che la libera professione intramoenia».

Quindi meglio seguitare a incatenare gli infermieri e gli altri professionisti del Comparto con leggi immorali, discriminatorie e classiste. Intanto che i signori medici, forti della loro influenza politica e dell’abitudine a essere visti a prescindere come i dominus indiscussi della sanità, scorrazzano liberi e si arricchiscono senza restrizioni di alcun tipo. 

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Guida al monitoraggio in Area Critica

Il monitoraggio è probabilmente l’attività che impegna maggiormente l’infermiere qualunque sia l’area intensiva in cui opera.Non può esistere area critica senza monitoraggio intensivo, che non serve tanto per curare quanto per fornire indicazioni necessarie ad agevolare la decisione assistenziale, clinica e diagnostico-terapeutica, perché rilevando continuamente i dati si possono ridurre rischi o complicanze cliniche.Il monitoraggio intensivo, spesso condotto con strumenti sofisticati, è una guida formidabile per infermieri e medici nella cura dei loro malati. La letteratura conferma infatti che gli eventi avversi, persino il peggiore e infausto, l’arresto cardiocircolatorio, non sono improvvisi ma solitamente vengono preannunciati dal peggioramento dei parametri vitali fin dalle 6-8 ore precedenti.Il monitoraggio è quindi l’attività “salvavita” che permette di fare la differenza nel riconoscere precocemente l’evento avverso e migliorare i risultati finali in termini di morbilità e mortalità.Riconosciuto come fondamentale, in questo contesto, il ruolo dell’infermiere, per precisione, accuratezza, abilità nell’uso della strumentazione, conoscenza e interpretazione dei parametri rilevati, questo volume è rivolto al professionista esperto, che mette alla prova nelle sue conoscenze e aggiorna nel suo lavoro quotidiano, fornendo interessanti spunti di riflessione, ma anche al “novizio”, a cui permette di comprendere e di utilizzare al meglio le modalità di monitoraggio.   A cura di:Gian Domenico Giusti, Infermiere presso Azienda Ospedaliero Universitaria di Perugia in UTI (Unità di Terapia Intensiva). Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Master I livello in Infermieristica in anestesia e terapia intensiva. Professore a contratto Università degli Studi di Perugia. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane ed internazionali. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.Maria Benetton, Infermiera presso Azienda ULSS 9 di Treviso. Tutor Corso di laurea in Infermieristica e Professore a contratto Università degli Studi di Padova. Direttore della rivista “SCENARIO. Il nursing nella sopravvivenza”. Autore di numerose pubblicazioni su riviste italiane. Membro del Comitato Direttivo Aniarti.

a cura di Gian Domenico Giusti e Maria Benetton | Maggioli Editore 2015

Alessio Biondino