No-vax, dove abbiamo sbagliato? Un nuovo aspetto su cui riflettere

Dario Tobruk 12/02/22
E se per una volta iniziassimo a ragionare sulle nostre responsabilità piuttosto che a quella degli altri? E se iniziassimo a chiederci: “e se fosse colpa nostra?” E in caso, dove abbiamo sbagliato con i Novax?

Cosa abbiamo chiesto ai riluttanti al vaccino?

Dopo lunghe riflessioni, mi sono reso conto che in questi anni di pandemia e di comunicazione pro-vaccinale, l’unica preoccupazione di sanitari, giornalisti, comunicatori e divulgatori scientifici è stata quella di porre le evidenze scientifiche come leva decisionale affinché chiunque abbracci la scelta di vaccinarsi in quanto “giusta“. Il problema era quindi sotto i nostri nasi, infatti, spiegatemi: che cosa significa giusto? L’esitazione vaccinale, alla luce di quanto è successo, non è mai stato un problema di comunicazione scientifica ma filosofico. Esatto, filosofia!

Gli aspetti giuridici dei vaccini

La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine. Questo volume intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.

Gli aspetti giuridici dei vaccini

La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine. Il presente lavoro intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.   Fabio M. DonelliSpecialista in Ortopedia e Traumatologia, Medicina Legale e delle Assicurazioni e in Medicina dello Sport. Profes­sore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano nel Dipartimento di Scienze Biomediche e docente presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Già docente nella scuola di Medicina dello Sport dell’Uni­versità di Brescia, già professore a contratto in Traumatologia Forense presso l’Università degli Studi di Bologna e tutor in Ortopedia e Traumatologia nel corso di laurea in Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Siena. Responsabile della formazione per l’Associazione Italiana Traumatologia e Ortopedia Geriatrica. Promotore e coordinatore scientifico di corsi in ambito ortogeriatrico, ortopedico-traumatologico e medico-legale.Mario GabbrielliSpecialista in Medicina Legale. Già Professore Associato in Medicina Legale presso la Università di Roma La Sapienza. Professore ordinario di Medicina Legale presso la Università di Siena. Già direttore della UOC Me­dicina Legale nella Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Direttore della Scuola di Specializzazione in Me­dicina Legale dell’Università di Siena, membro del Comitato Etico della Area Vasta Toscana Sud, Membro del Comitato Regionale Valutazione Sinistri della Regione Toscana, autore di 190 pubblicazioni.Con i contributi di: Maria Grazia Cusi, Matteo Benvenuti, Tommaso Candelori, Giulia Nucci, Anna Coluccia, Giacomo Gualtieri, Daniele Capano, Isabella Mercurio, Gianni Gori Savellini, Claudia Gandolfo.

AA.VV. | 2021 Maggioli Editore

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Novax: l’equivoco della legge “giusta” e la soluzione filosofica

Lo Stato, nella sua appropriata funzione di garante degli interessi della società nella sua interezza, ha imposto attraverso la legge il Green Pass e l’obbligo vaccinale alle singole persone, agli individui. L’individuo però, non sempre è allineato con gli stessi interessi della società perché ritiene inalienabile il suo diritto alla libertà e, soprattutto, ha una sua personale visione di giustizia. Anche nel nostro settore:

Es. In caso un paziente terminale non manifesta l’intenzione di conoscere la sua condizione: un sanitario crede che sia giusto riferire la verità al paziente morente, un altro ritiene giusto che siano i famigliari liberi di edulcorarla secondo la loro volontà.

Queste situazioni mettono in gioco concetti e aspetti personali di ideali invece universali, come la giustizia e la libertà ma che, raramente sono perfettamente condivisi tra le persone. L’equivoco nasce dall’errata idea che la legge abbia a che fare con la giustizia: il filosofo Hobbes nella sua famosa diatriba con il collega Locke sulla natura del diritto sociale, ci ricorda invece che, l’unico scopo di una società che si autoimpone delle regole attraverso leggi e normative, non è quello di “far rispettare la giustizia” ma di preservare la pace, l’interesse e l’integrità della società intera. Secondo l’antesignano del giuspositivismo, infatti, senza regole ci sbraneremo uno con l’altro, come fanno i lupi (Homo homini lupus).

La legge non è sempre giusta ma spesso è utile

Anni di fiction e film su avvocati che abbracciano con passione, cause legali di casi umani ingiustamente imputati, ci hanno spinto ad associare la legge degli umani ad un concetto intimo di giustizia. Non sempre è così, infatti gli avvocati lottano attraverso la giurisprudenza affinché sia riconosciuta ‘giustizia’ tra diverse parti opposte ma non attraverso il diritto in sé, perché la legge non nasce sempre per essere giusta ma per essere utile. Per questo motivo vaccini e Green Pass sono argomenti così tanto divisivi, perché mettono in gioco un senso di giustizia che, seppure viene percepito come universale (tutti riteniamo di sapere cosa sia giusto o sbagliato nel nostro cuore), lo è solo idealmente. Quando ci riferiamo al singolo individuo, è spesso un concetto molto personale e quasi sempre diverso tra persone diverse (aborto e eutanasia sono solo alcuni esempi). Per questo motivo ci sono così tanti novax convinti di essere nel giusto: il loro senso di giustizia è assolutamente genuino, ad essere corrotta è la motivazione: sviandola dall’utile al giusto.

Pragmatismo, non ideali

Il messaggio, dopo una lunga riflessione e sempre a mio personale avviso, forse è stato corrotto sin dall’inizio: alla luce di questa intuizione non è stato utile affermare che fosse giusto vaccinarsi perché, come abbiamo appena compreso, giusto o sbagliato è un aspetto della questione troppo personale per lasciare le persone sole con le proprie convinzioni. Ma se non per la giustizia, cosa? Per il bene comune. Per la sua utilità. Pragmatismo, non ideali. Non perché fosse giusto ma perché è utile, per se stessi e per gli altri. Con una visione diversa delle motivazioni alla base della scelta di vaccinarsi, senza la sensazione di annichilirsi dietro ad un Green Pass, quanti esitanti al vaccino si sarebbero confrontati con diverse convinzioni? Forse per molti di loro sarebbe stato più semplice accettare di fare qualcosa di utile per gli altri, piuttosto che qualcosa di ingiusto per sé. Abbiamo usato la scienza come se fosse una storia che gli raccontasse quanto fosse giusto farlo e loro, in buona o cattiva fede, hanno manipolato la realtà con mille teorie pseudo-scientifiche, pur di raccontarsene una diversa. Più vicina alle loro convinzioni. Abbiamo persistito in questa folle pretesa di spingerli ad andare contro sé stessi quando potevamo semplicemente chiedergli di farlo perché era semplicemente utile. Utile agli altri, utile a sé stessi. Poi magari non avrebbe funzionato lo stesso, ma il dubbio rimane e questo è invece un altro spunto di riflessione…

Autore: Dario Tobruk 

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