Tra infermieri che scappano da tutte le parti e giovani che non scelgono più il percorso a tema nemmeno se pagati, l’Infermieristica italiana boccheggia. Eppure, uno dei temi che svilisce e distrugge la “professione” agli occhi di tutti (cittadini, giornalisti, politici e altri addetti ai lavori in sanità) e che insieme allo stipendio ridicolo la rende attrattiva come un lavoro in miniera, ovvero il demansionamento, viene quasi sempre taciuto e ignorato da chi dovrebbe tutelare i professionisti.
E ciò nonostante, da nord a sud del paese, l’allarme sia sempre più assordante: «BASTA! Gli infermieri non possono e non devono essere impiegato come OSS!».
Stavolta, il grido di disperazione arriva da diverse Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, per bocca del sindacato Nursind: gli infermieri, tanto per cambiare, vengono «impiegati in mansioni che dovrebbero essere svolte dagli operatori socio-sanitari».
Il sindacato esprime «preoccupazione e sdegno» di fronte a questa «pratica diffusa», che per certi versi sembra una sorta di battaglia persa dove sono solo in pochi a denunciare, visto che la maggior parte dei professionisti è confusa dalle tante contraddizioni insite nella categoria e da un percorso di laurea che più che all’infermieristica indottrina a ben altro (VEDI articolo Incaviglia: “Formazione degli infermieri? Anacronistica e assolutamente obsoleta, li prepara allo sfruttamento”).
Ricordando il mare magnum di sentenze a tema, dal Nursind ricordano stancamente che «infermieri e Oss non sono la stessa cosa» e che «tale prassi non solo sottrae gli infermieri dalle loro funzioni principali a favore del paziente, ma rappresenta anche un chiaro caso di demansionamento, come spesso riconosciuto dalle sentenze dei giudici del lavoro».
Antonella Rodigliano, segretaria regionale del sindacato, sottolinea: «Non è accettabile che gli infermieri siano costretti a coprire le carenze organizzative delle Aziende sanitarie, eseguendo compiti che non competono al loro profilo professionale. Questo non solo dequalifica il loro lavoro, ma va anche a discapito della qualità dell’assistenza offerta ai pazienti».
Rodigliano evidenzia come, negli ultimi anni, diverse sentenze abbiano riconosciuto «risarcimenti ad infermieri proprio per ragioni di demansionamento» e abbiano posto, almeno teoricamente, «il giusto freno contro un sistema adottato dalle Aziende sanitarie, che da anni sfruttano gli infermieri non assumendo Oss o assumendoli in misura insufficiente, ma è opportuno che anche le stesse aziende pongano una maggiore attenzione sull’organizzazione al loro interno, evitando situazioni che sviliscono i professionisti e creano danno prima di tutto ai cittadini».
Nursind Emilia Romagna «richiama con forza alla correttezza organizzativa le aziende sanitarie della regione. E chiede alle istituzioni competenti di prendere provvedimenti urgenti per porre fine a questa pratica scorretta. È necessario un limite definitivo a certe situazioni, garantendo un corretto dimensionamento del personale, in modo da non richiedere sempre agli infermieri di sopperire alle carenze.
Il Nursind continuerà comunque a battersi per i diritti degli infermieri sostenendo le loro azioni legali e promuovendo azioni di sensibilizzazione per eliminare una piaga che da troppi anni affligge la professione infermieristica, ma è giusto che siano prima di tutto le aziende a riflettere su certe situazioni e a fare in modo che le cose possano finalmente cambiare».
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