Liste d’attesa infinite? Il Nursind Piemonte, in un comunicato, sottolinea come gli infermieri siano pronti (di nuovo) a fare i salti mortali per il benessere comune. In questo caso ci si riferisce alle infinite liste d’attesa da smaltire.
«Gli infermieri sono pronti a dare il loro contributo– si legge – e sono disponibili a dialogare per trovare soluzioni finalizzate a dare risposte ai cittadini. Contributo da valorizzare ed incentivare e di fondamentale importanza in un qualsiasi processo di riorganizzazione. Non ci interessano le polemiche e gli scontri che sembrano avere più il sapore di una difesa di alcune posizioni che la ricerca di soluzioni e che non portano da nessuna parte».
«Ci pare che la difesa, il potenziamento e l’accesso al servizio pubblico – continuano dal sindacato –, almeno a parole è obbiettivo di tutti ed è da qui che dovremmo cominciare. Siamo consapevoli che il potenziamento del personale sia condizione importante e imprescindibile per dare risposte ai bisogni di salute e di cura dei cittadini e su questo continueremo a chiedere uno sforzo maggiore soprattutto per una categoria, quella degli infermieri, sempre meno disponibile sul mercato per le note ragioni. Gli infermieri oggi sono già impegnati a sopperire la nota carenza fornendo la propria disponibilità a turni aggiuntivi purché adeguatamente retribuiti attraverso risorse destinate».
«Contestualmente – conclude il Nursind – non siamo contrari a renderci disponibili a prestazioni volontarie atte ad abbattere le liste di attesa con il giusto riconoscimento economico. A tale proposito, gli infermieri oggi svolgono e possono svolgere numerose prestazioni in autonomia e che invece necessitano della presenza del medico. Tale aspetto andrebbe riconosciuto, incentivato e valorizzato, liberando così i medici per altre attività che incidono maggiormente sull’abbattimento delle liste di attesa, come ad esempio anche la prescrizione di alcuni ausili e presidi semplici che oggi richiedono tempo, presenza e firma del medico. Crediamo nella sanità pubblica e nel lavoro multidisciplinare, l’unico in grado di poter dare risposte ad un sistema che forse oggi, su questo aspetto, è ancora indietro».
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