parte dei farmacisti dei vaccini antiinfluenzali e che permette con 6 ore di corso la somministrazione di intramuscolo a personale non pienamente formato, mentre l’infermiere, pronto, competente e preparato, viene per l’ennesima volta dimenticato dalla politica.
Alla Stampa, Spett. tutti,
Il 09.11.2021 la Regione Lazio ha emesso una determina circa il “protocollo d’intesa tra la Regione Lazio, Federfarm e Assofarm per la somministrazione da parte dei farmacisti dei vaccini antiinfluenzali.”
Nel suddetto documento, si autorizza i farmacisti, a somministrare vaccini, da soli, in assenza di un medico e/o di un infermiere. Un farmacista, previo un corso, on line o offline, di sei ore, di cui tre ore, riferite alla lettura di materiale didattico di approfondimento e conseguente attribuzione di “ben 6 crediti”, acquisirebbe le cognizioni per poter somministrare numerosi vaccini.
La Regione Lazio e molti altri, che dicono di stimare il personale sanitario, ma soprattutto
infermieristico, autorizza i farmacisti ad una prestazione di tipo medico/sanitaria con un breve corso di sei ore. Il corso avrà la valenza di un “abilitazione” alla somministrazione di vaccini. I farmacisti potranno fare iniezioni intramuscolari, introducendo un ago con siringa in un tessuto muscolare somministrando un farmaco, …benché il vaccino è comunque da considerare un farmaco.
Gli aspetti giuridici dei vaccini
La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine.
Questo volume intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità.
Gli aspetti giuridici dei vaccini
La necessità di dare una risposta a una infezione sconosciuta ha portato a una contrazione dei tempi di sperimentazione precedenti alla messa in commercio che ha suscitato qualche interrogativo, per non parlare della logica impossibilità di conoscere possibili effetti negativi a lungo termine. Il presente lavoro intende fare chiarezza, per quanto possibile, sulle questioni più discusse in merito alla somministrazione dei vaccini, analizzando aspetti sanitari, medico – legali e professionali, anche in termini di responsabilità. Fabio M. DonelliSpecialista in Ortopedia e Traumatologia, Medicina Legale e delle Assicurazioni e in Medicina dello Sport. Professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano nel Dipartimento di Scienze Biomediche e docente presso l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Già docente nella scuola di Medicina dello Sport dell’Università di Brescia, già professore a contratto in Traumatologia Forense presso l’Università degli Studi di Bologna e tutor in Ortopedia e Traumatologia nel corso di laurea in Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Siena. Responsabile della formazione per l’Associazione Italiana Traumatologia e Ortopedia Geriatrica. Promotore e coordinatore scientifico di corsi in ambito ortogeriatrico, ortopedico-traumatologico e medico-legale.Mario GabbrielliSpecialista in Medicina Legale. Già Professore Associato in Medicina Legale presso la Università di Roma La Sapienza. Professore ordinario di Medicina Legale presso la Università di Siena. Già direttore della UOC Medicina Legale nella Azienda Ospedaliera Universitaria Senese. Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Legale dell’Università di Siena, membro del Comitato Etico della Area Vasta Toscana Sud, Membro del Comitato Regionale Valutazione Sinistri della Regione Toscana, autore di 190 pubblicazioni.Con i contributi di: Maria Grazia Cusi, Matteo Benvenuti, Tommaso Candelori, Giulia Nucci, Anna Coluccia, Giacomo Gualtieri, Daniele Capano, Isabella Mercurio, Gianni Gori Savellini, Claudia Gandolfo.
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Nell’allegato 2, ci sono anche indicazioni circa la “sorveglianza e gestione delle reazioni severe avverse post inoculazione vaccinale”, dove ci sono indicazioni circa il fatto che nel caso di una reazione anafilattica, il temutissimo shock anafilattico, il farmacista deve avvisare immediatamente il 118.
…ma si farà in tempo a salvare una vita?
Il censore/legislatore dei documenti circa le vaccinazioni, in farmacia, è ignaro del fatto che molti pazienti non sanno di essere potenzialmente allergici? Lo shock anafilattico è una tipologia di shock distributivo provocato da una reazione allergica imponente che tende a verificarsi, nella maggior parte dei casi, entro pochi secondi o minuti, molto raramente oltre 60 minuti, dall’esposizione dell’organismo ad un “antigene (come potrebbe essere un vaccino)” scatenante.
Nello stesso “paragrafetto” ci sono “quattro/cinque righe di numero” con indicazioni da osservare, nel caso si debba ricorrere a trattamenti medici, nel caso in cui il “vaccinato” perda conoscenza.
Unico fattore che non è stato rilevato da alcuno, un problema, lamentato da sempre dalla categoria degli infermieri: “secondo la legge nazionale, solo il personale medico ha facoltà di fare diagnosi e quindi stabilire l’approccio terapeutico, vale a dire decidere per la somministrazione un cortisone, adrenalina e/o altro”.
Gli infermieri, chiedono da anni, protocolli operativi, algoritmi, al fine di poter
agire, seppur rispettando la legge e le relative indicazioni, soprattutto le peculiarità mediche, …ma nessuno è interessato agli infermieri ed alle necessità operative degli infermieri, …e verso i pazienti.
Come categoria chiediamo algoritmi che sono una strategia finalizzata alla risoluzione dei problemi che sono costituiti da una sequenza finita di operazioni, e potrebbe aiutare a risolvere, lecitamente, problematiche di salute di patologie codificabili.
Concludendo, oggi, confrontandomi con delle colleghe, mi facevano notare che comunque i tamponi e i vaccini vengono fatti da infermieri! Riassumendo, alla Regione Lazio, alla politica tutta, non interessa nulla degli infermieri, ma soprattutto non sono interessati a far lavorare gli eredi di Florence Nightingale, in sicurezza e secondo legge.
Succede da sempre che si preferisca affidare “formalmente” dei ruoli da sempre presi in carico dagli infermieri, ad altre figure, piuttosto che riconoscere agli infermieri ciò che dovrebbe essere loro riconosciuto!
Un farmacista, viene abilitato alla somministrazione intramuscolare di un vaccino, a seguito di un corso on line di 3 ore on line + 3 ore di lettura di documenti scritti. Un infermiere, studia più di un intero semestre, per imparare le peculiarità, gioie e dolori di un intramuscolo, e completa il tutto con più 1250 ore di tirocinio, ciò nonostante, in Italia, non sarebbero abilitati a somministrare vaccini “ufficialmente” in assenza del medico ed oggi di un farmacista, l’infermiere può somministrare un vaccino intramuscolo, ma solo “ufficiosamente”! Stravaganti sti legislatori!
Responsabile Regionale Nursing Up Lazio – Laura Rita Santoro
Roma, 12/11/21
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