Opi Trento: “Va riconosciuto il valore degli infermieri, servono riforme strutturali”

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«Riconoscere il valore degli infermieri significa investire nel sistema sanitario e contribuisce a rafforzare nella comunità la cultura della salute». A dirlo, in un documento di analisi, è l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Trento. 


Eppure, oggi, il “valore” degli infermieri, tra stipendi imbarazzanti e iscrizioni al Corso di Laurea ai minimi storici, è ancora molto lontano dall’essere riconosciuto. Ed è per questo che dall’Opi sottolineano: «Ora servono riforme strutturali per invertire la rotta. La differenza in termini di effetti sugli esiti di salute dei cittadini passa attraverso i professionisti sanitari e transitare nella popolazione il loro valore contribuisce a rafforzare nella comunità la cultura della salute».


E il problema principale è sempre lo stesso: «è il momento di sottolineare che la questione principale è la carenza di professionisti sanitari e in particolare di infermieri negli organici, ma anche di come rendere attrattivo il sistema sanitario trentino e prima ancora di come trattenere nel sistema la sua risorsa inestimabile, il capitale umano».


Ma senza soldi è piuttosto complicato: «C’è bisogno di investimenti economici; di riformare alcune norme, tra cui l’abbattimento del tetto di spesa del personale; di riconoscere il valore e la specificità degli infermieri nei contratti; di interventi organizzativi, tra cui l’espansione di percorsi di carriera negli ambiti clinico – assistenziale, formativo e dell’organizzazione, oggi insufficienti per poter incidere in modo efficace sugli esiti di salute e per dare la giusta direzione, il potenziamento di strutture e di personale di supportoper liberare gli infermieri da attività improprie e l’implementazione di modelli organizzativi innovativi ad alta autonomia per le professioni sanitarie per poter continuare a rispondere in modo efficace ed efficiente ai bisogni di salute dei cittadini».


Nei Lea, ad esempio, «mancano completamente le branche assistenziali infermieristiche anche se la Provincia potrebbe prevederle autonomamente con oneri aggiuntivi e autorizzare gli infermieri alla possibilità di prescrivere ausili, presidi sanitari e inter-venti/trattamenti assistenziali, come strumento per applicare le competenze specialistiche come già accade in diversi Paesi Ue.


Non solo. Dobbiamo riformare le norme concorsuali del pubblico impiego perché gli attuali meccanismi sono del tutto inadeguati e riconoscere il valore della professione di infermiere anche economicamente con incentivi dedicati e mirati per trattenere i professionisti nel sistema sanitario provinciale – territorio, RSA e ospedale -, per attrarli, in particolare in specifiche valli dove la carenza è particolarmente grave e per entusiasmare i giovani nell’intraprendere il percorso universitario per diventare infermiere».


Trattasi di temi complicati, spinosi, ignorati dalla politica se non solo a chiacchiere (VEDI emergenza Covid), «che hanno bisogno di riforme strutturali e non estemporanee. Inoltre serve portare avanti le riforme territoriali intraprese: in questi mesi si è parlato molto di presidi ospedalieri e acuzie e meno di territorio e prevenzione, ma soprattutto si è parlato poco di quale sarà il modello di assistenza territoriale trentino, dei meccanismi di integrazione e coordinamento dei professionisti. Il territorio è invece un elemento centrale del benessere e dei servizi ai cittadini: solo con un servizio territoriale che funziona, si possono migliorare le condizioni di salute delle persone e della comunità e ridurre, quindi, il numero dei pazienti acuti che avranno bisogno di prestazioni ospedaliere».

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