Opi Varese: “Infermieri demoralizzati dal silenzio della politica, la situazione della categoria peggiorerà”

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Gli infermieri italiani sono sempre di meno, poco valorizzati, molto ricercati (a condizioni imbarazzanti) e sempre più sostituiti da altre figure (Super OSS, Assistenti Infermieri e personale del terzo mondo). E di fronte alle orecchie da mercante della politica, la categoria è oramai avvolta da un’aura di profonda demoralizzazione. A fare il punto della situazione, in questo clima da “si salvi chi può”, è il presidente dell’Opi Varese Filippini in un’intervista a Varese News.


«Abbiamo bussato a tutte le porte – spiega Filippini – suggerito ipotesi per avviare un dialogo per rendere attrattiva questa professione, per incentivare gli infermieri a lavorare nel nostro paese. Non è mai arrivata una risposta e una proposta. E purtroppo temo che la situazione peggiorerà ancora».


Una situazione che, complice la continua fuga in Svizzera degli infermieri lombardi, dati alla mano, è già tragica: «Lo scorso anno, il personale del comparto della Sette Laghi aveva accumulato straordinari per 11.000 ore. Non abbiamo il dato aggiornato, ma ritengo molto probabile che possa solo essere peggiorato» denuncia il presidente.


Eppure, con un manipolo di lavoratori sudamericani e indiani individuati con una discussa opera di scouting, la politica sembra avere la coscienza a posto. Ma l’attrattività della professione è ai minimi storici. Un futuro senza infermieri è sempre più probabile. E le richieste non considerate iniziano a essere davvero tante: mancano soprattutto «dei segnali di apprezzamento del nostro lavoro – evidenzia il rappresentante Opi -. Parliamo di detassare parte della retribuzione, agevolazioni sui trasporti, proposte di welfare che vadano incontro a una qualità di vita singola o famigliare. 


C’è poi la vasta area della formazione: gli studenti stanno nelle corsie, sono lì per imparare e, intanto, danno una grande mano all’organizzazione: perché non riconoscerlo con un incentivo? I master delle professioni infermieristiche sono tutti a pagamento. Il sistema vuole gli infermieri di famiglia ma la preparazione per quel ruolo è a totale spesa del professionista. Poi non ci sono ancora carriere professionali definite con una remunerazione che valorizzi impegno e capacità.


Quello che demoralizza, però, è sentire delle grandi “pacche sulle spalle”, parole usate, anche dallo stesso assessore Bertolaso, di convinta solidarietà ma che non si trasformano in alcun beneficio per la categoria».

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Alessio Biondino

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