La professione dell’OSS è usurante e quella dell’infermiere no, gli Opi: “Denigrante e inconcepibile”

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Continuano a piovere sberle sul volto provato e mai così esausto di porgere l’altra guancia degli infermieri italiani. L’ultima in ordine di tempo è la recente approvazione alla Camera di un ordine del giorno (a firma del deputato valdostano Franco Manes, del gruppo Misto) che riconosce il lavoro dell’Operatore Socio-Sanitario come usurante.

Tutto ciò, inevitabilmente, ha suscitato una nuova ondata di rassegnazione e sconforto tra i professionisti infermieri, ex eroi della pandemia, sempre più intenzionati a fuggire da una professione ingrata e totalmente ignorata dalla politica. Altro che “attrattività”…


I presidenti OPI di Piemonte a Valle d’Aosta non ci stanno. Così Ivan Bufalo, presidente del Coordinamento degli OPI del Piemonte e dell’OPI di Torino: «Il provvedimento approvato lo scorso 24 luglio alla Camera dei Deputati suona come uno schiaffo in faccia agli oltre 450.000 infermieri italiani che da molti anni attendono il sacrosanto riconoscimento della loro professione come lavoro usurante.

Senza nulla togliere alle difficoltà che incontrano gli OSS nello svolgimento del loro lavoro, figure meritevoli della giusta considerazione, non si può disconoscere agli infermieri l’onere della responsabilità e il peso posto sulle loro spalle, più che su quelle di chiunque altro, della tenuta del sistema sanitario pubblico e privato. Non considerare la professione infermieristica come lavoro usurante è inconcepibile e segno di mancanza di buon senso».


«Durante la pandemia da Covid – continuano dall’Ordine – gli infermieri sono stati definiti eroi per il loro contributo essenziale. Tuttavia, terminata l’emergenza, sembra che ci sia stata un’amnesia collettiva nei confronti di quel periodo. Gli infermieri non desiderano essere considerati eroi, ma professionisti che affrontano un’usura psicologica e fisica altissima. I turni massacranti, le rotazioni continue, gli orari insostenibili e la carenza di personale sono evidenti esempi della mancanza di lungimiranza delle istituzioni».

Stefania Calcari, presidente dell’OPI di Asti, denuncia: «Ciò che è avvenuto ha dell’incredibile. I dati dicono chiaramente che la professione infermieristica è tra le più faticose sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista psicologico-emotivo, sia dal punto di vista intellettivo e formativo. Tra gli operatori sanitari, gli infermieri sono quelli che più di tutti soffrono della sindrome da burnout, sono quelli maggiormente soggetti agli infortuni sul lavoro e persino alle aggressioni».


Giulio Zella, Presidente dell’Opi di Vercelli,aggiunge: «Gli infermieri rappresentano un baluardo per la tutela della salute della collettività. Bisognerebbe tenerne debito conto, rispettarli, valorizzarli e sostenerli nel loro agire. La nostra opposizione a questo modo di agire non è solo una questione di principio, ma una necessità per tutelare la dignità e il riconoscimento del lavoro infermieristico».

Così Paola Ascolese, presidente dell’Ordine della Valle D’Aosta: «Mi dispiace che l’onorevole Manes non abbia pensato anche alla professione infermieristica che quotidianamente è al fianco dei cittadini valdostani. Forse dopo che gli oss sono stati esclusi dall’indennità di attrattività ha voluto aiutare una categoria senza pensare ad altre professioni? Un dubbio da considerare ma non posso non ricordare all’onorevole Manes che creare divisioni in questo momento non aiuta il sistema sanitario valdostano che sta cercando di risolvere le innumerevoli difficoltà tra cui la mancanza di personale. Questo non valorizza una professione sanitaria che ha la responsabilità di vite umane».


Bufalo, Opi Torino, ha infine concluso: «Se questa consapevolezza non parte dalle istituzioni, non potrà mai esistere una sanità giusta e coerente per i cittadini. La crisi del sistema sanitario piemontese, valdostano e italiano richiede una programmazione lungimirante e una considerazione adeguata del lavoro infermieristico. La non inclusione della professione infermieristica tra quelle riconosciute come usuranti rappresenta una mancanza di conoscenza e di rispetto per le difficoltà affrontate quotidianamente».

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