Solo la pandemia poteva rendere più desolanti le condizioni del lavoro infermieristico
Swissinfo.ch confronta con un’inchiesta quanto sia ulteriormente peggiorato il lavoro degli infermieri negli ospedali con l’arrivo della pandemia. Anche prima dell’emergenza Covid le testimonianze erano dal tono deluso in quanto, mancanza di riconoscimento socio-economico e il lavoro eccessivo, avevano reso agli occhi dei lavoratori, una scelta fatta per passione una delusione cocente.
“Le ore supplementari sono quasi la norma”. “C’è un’enorme pressione al risparmio. Anche i medici hanno una grossa mole di lavoro, ma perlomeno sono pagati bene. “A un certo punto non ce la fai più e crolli, ma questo al datore di lavoro non interessa”. “Se potessi cambierei mestiere”. Questa alcune delle testimonianze raccolte dal sito.
Dopo la pandemia la situazione non è migliorata, anzi…
“La pandemia ha avuto un effetto devastante“, afferma a swissinfo.ch Pierre-André Wagner, responsabile dell’Associazione Svizzera degli Infermieri. E se la prima ondata è stata ben affrontata e solo perché la speranza di uscire presto dalla pandemia ha dato forza alle colleghe ma, ricorda Wagner: “Tuttavia, quando hanno capito che le condizioni di lavoro o i salari non sarebbero migliorati, sono state prese da rassegnazione, collera e frustrazione. La popolazione ha applaudito e riconosciuto il loro lavoro, ma la politica non ha fatto nulla“.
Anche nel paese elvetico pare ci sia in atto un vero e proprio licenziamento di massa, con il drammatico effetto collaterale di aumentare i carichi di lavoro per chi rimane. “Colleghi che prima non si erano mai lamentati dicono che ora non ce la fanno più (…) Dopo 18 mesi di pandemia siamo esausti (…) Non abbiamo più tempo di occuparci dei pazienti nel modo in cui vorremmo fare secondo i nostri principi di base. Ho sempre più spesso la coscienza sporca nei confronti dei pazienti“, racconta un’infermiera di cure intensive presso un giornale regionale svizzero.
Non solo in Italia: i problemi della categoria sono ovunque gli stessi
Il merito della pandemia, come in Italia, è stato quello di puntare i riflettori su una professione essenziale come quella dell’infermiere e riportare alla luce i numerosi, e quanto pare anche onnipresenti, problemi della categoria.
Problemi comuni a tante nazioni, che anche qui trovano il colpevole nell’enorme errore di tagliare le spese sanitarie: “Già in circostanze normali, gli ospedali in Svizzera lavoravano al limite delle loro capacità. Con la pandemia, abbiamo dovuto bloccare la società per evitare di sovraccaricare i reparti di pronto soccorso e di cure intense. Ma tutto questo non sarebbe stato necessario se negli anni precedenti non avessimo tagliato nella sanità e avessimo al contrario incrementato gli effettivi del personale curante” denuncia l’infermiere e avvocato Wagner.
Infermieri svizzeri che abbandonano la professione
L’Osservatorio svizzero della salute (OBSAN) ha rilevato che 4 infermieri su 10 abbandonano prematuramente la professione e altre ricerche universitarie evidenziano quanto le aspettative professionali non coincidano con la realtà lavorativa.
La quasi totalità degli infermieri mette in dubbio le proprie scelte professionali a lungo termine, a meno che le condizioni di lavoro migliorino entro dieci anni. La ricerca rileva come anche lo stipendio influisca sulle proprie scelte: “Per gli infermieri un buon salario non è la questione centrale, ma sentono di essere pagati troppo poco per quello che fanno“, precisa l’autore dello studio.
Il prossimo 28 novembre, come da politica svizzera, in cui i referendum nati da iniziative popolari possono modificare le leggi nazionali, gli infermieri chiederanno al loro popolo di migliorare le condizioni di lavoro e aumentare lo stipendio tramite lo strumento referendario.
Ma tutte le organizzazioni del settore sanitario sono contrarie a questa iniziative e come denuncia Wagner: “Questa posizione è un fattore supplementare di frustrazione. Le infermiere si sentono tradite dai loro datori di lavoro“.
Pare che nemmeno in Svizzera, così come in Inghilterra, e nemmeno in Germania, ci sia un Eldorado per noi infermieri.
Il detto “mal comune, mezzo gaudio” mal si sposa con la situazione internazionale: sia la comunità europea a risolvere la questione o l’Europa si troverà entro pochi anni a dover mettere pezze su dighe pronte a rovinare su tutto il popolo europeo.
Come sempre, avvertiti.
Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)
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