Come si può constatare in tempo reale ad esempio nel Lazio e nell’Abruzzo, ma si può ipotizzare in tutta Italia, sui rispettivi siti internet sanitari regionali, (https://www.regione.lazio.it/accessiprontosoccorso/ – https://cup.asl1abruzzo.it/SISWeb/ProntoSoccorso/ProntoSoccorso.aspx) gli accessi al servizio d’emergenza sono praticamente prossimi allo zero.
Pensiamo che in proposito una riflessione, pacata ma accurata, equilibrata ma esigente, vada fatta al termine di questa gravissima emergenza determinata dal Covid-19, non fosse altro che per prevederne le disastrose conseguenze.
Fino a circa un mese fa, quasi tutti i pronto soccorso d’Italia si presentavano in situazioni di evidente sovraffollamento con i pazienti frequentemente assistiti in condizioni disumane, il personale costretto ad operare impossibilitato a garantire gli standard minimi di sicurezza delle cure, così come la stessa dignità umana.
Perché ora sono semi-deserti?
La conseguenza evidente dell’era Coronavirus è dunque che oggi i pronto soccorso sono semi-deserti. Sedie vuote e tabelloni che indicano un numero quasi inesistente di pazienti in attesa di essere visitati.
Tutti a casa nel dubbio di essere vittime del contagio? O più semplicemente paura di venire a contatto con il virus proprio in ospedale con un conseguente “ridimensionamento” delle emergenze che, in altri momenti, avrebbero spinto a correre senza riflettere al pronto soccorso più vicino?
Molto probabilmente il pronto soccorso, fino ad ora veniva usato in maniera inappropriata, vi si ricorreva senza una reale esigenza a scapito delle persone realmente in imminente pericolo di vita.
Non è possibile che ora improvvisamente, come d’incanto l’intera popolazione italiana sia miracolosamente guarita, come non è possibile che il Covid-19 abbia effettuato una completa e totale selezione naturale, eliminando dall’intero territorio italiano tutti i malati, lasciando vivi solo i sani.
L’esperienza comune indica che quando vi è stata la necessità di recarsi in un Pronto Soccorso, spesso, prima dell’era Coronavirus sembrava di entrare nell’inferno dantesco, ora e’mai possibile che tutto sia svanito e la popolazione miracolosamente guarita?
Dati, statistiche, indicatori hanno da sempre evidenziato una popolazione anziana, fragile, cronica, sempre più sola e con disagio sociale ed economico in Italia. Queste persone nell’era Coronavirus sembrano non ricevere più le cure e l’assistenza di cui hanno bisogno.
Ferme le visite ambulatoriali, scarsa l’offerta della Medicina sul territorio, ma lo era già prima, grossi buchi nell’assistenza domiciliare. Dove vanno ora queste persone, chi le assiste e chi si prende cura dei loro bisogni?
La stragrande maggioranza degli operatori sanitari si trova in guerra al fronte nelle Terapie Intensive, nei servizi di emergenza territoriale, nelle aree Covid-19 dedicate. Molti obbligati alla quarantena perché positivi o malati loro stessi.
Il rischio è che gli anziani e i cronici, già in equilibrio precario, terminato tutto questo, diventino gli acuti di domani, gli scompensati del futuro, i nuovi pazienti di un Pronto soccorso oggi paradossalmente vuoto.
La politica, passata questa emergenza, se non vuole ritrovarsi peggio di prima, deve rivedere seriamente le modalità di accesso al pronto soccorso, lavorare sui diversi fattori alla base dell’uso improprio dei servizi di urgenza-emergenza, implementare strategie ed interventi tesi a disincentivare usi ed abitudini chiaramente scorretti da parte dei cittadini.
La politica, passata questa emergenza, deve rivedere seriamente la dotazione di posti letto, di personale, di apparecchiature e la loro distribuzione.
Solo così è possibile riallocare intelligentemente le risorse, ottimizzare i processi, razionalizzare i consumi e le prestazioni, orientare i percorsi, utilizzare correttamente i servizi disponibili, garantire efficacia, sicurezza e qualità delle cure.
Perché, ora se sei davvero in pericolo di vita, anche nonostante l’emergenza covid-19, vai al pronto soccorso e ti visitano immediatamente.
Perché adesso non ci sono piu’ ore se non giorni di attesa e sosta in barella e il sovraffollamento non è piu’ un problema.
Perché ora i pazienti che non si trovano in evidente in pericolo di vita non vengono piu’ in pronto soccorso
Perché in questo momento nessuno si permetterà più di usare violenza verso un operatore in Pronto soccorso!!
Autore: FRANCESCO BELLUSCI, infermiere Balsorano (Aq)
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