Essere presi a sputi. Un gesto inqualificabile, che esprime profondo disprezzo e che ferisce non poco chi ne è oggetto. Sono costretti a subire anche questo gli infermieri, ex “eroi” della pandemia, il cui riconoscimento economico/sociale non è mai decollato e per cui sembra oramai essere stata dimenticata ogni forma di riconoscenza.
Il triste episodio è avvenuto a Pisa, presso il pronto soccorso, nella notte fra domenica e lunedì. La protagonista è stata la moglie di un uomo di origine tunisina (che è stato vittima di un accoltellamento, VEDI La Nazione), che ha preso a sputi un’infermiera.
Come spiegato da Lorenzo Peluso, infermiere e rappresentante Nursind: «Le aggressioni sono quotidiane, anche più di una, soprattutto verbali. Quasi tutte non vengono denunciate, diciamo il 90%. Siamo diventati una valvola di sfogo. Poi, a volte, soprattutto i parenti ci chiedono scusa e se ne parla insieme».
Sull’episodio in oggetto: «Con lui c’era la compagna, gli stava così addosso che era difficile curare lui. Dovevamo fare operazioni urgenti e le abbiamo chiesto di uscire più volte dalla choc room anche in maniera decisa. E la donna ha sputato addosso alla collega che ha sporto denuncia».
Come risolvere il problema delle aggressioni? Peluso non ha dubbi: urge l’attivazione di un posto fisso di polizia «o una guardia dentro al Pronto soccorso fissa. Insomma, la presenza costante di qualcuno in divisa. Il problema è la richiesta sul territorio per situazioni di disagio che è superiore alla disponibilità. Situazioni che poi si riversano al Ps. Il punto è garantire sicurezza anche nel rispetto degli altri pazienti».
«Con la quantità di accessi e la qualità che ha Pisa – numeri importanti – sarebbe fondamentale. Molti episodi non vengono denunciati, ma sono tanti: il parente che dà in escandescenze, il tossicodipendente, la persona senza tetto che non sa dove andare. Fatti che incidono sulla serenità del personale, si allungano i tempi di lavoro e ci rimettono i pazienti. La divisa è un deterrente: magari anche un parente ci pensa due volte prima di offendere il personale» conclude Peluso.
E intanto c’è chi sperimenta il “caring nurse”, una sorta di addetto all’accoglienza e alla comunicazione sempre pronto a porgere l’altra guancia (VEDI Arriva l’infermiere «calma parenti» per evitare le liti in pronto soccorso).
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