Posizione antishock e posizione di sicurezza laterale, a cosa servono?

Dario Tobruk 20/08/21
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In caso di malori, svenimenti e perdita di coscienza, il posizionamento della persona che necessita di soccorso è fondamentale per prevenire ulteriori complicazioni. In questo breve articolo spieghiamo cosa è, a cosa servono e come si usano la posizione antishock (anche detta posizione di Trendelenburg) e la posizione laterale di sicurezza.

Posizione antishock o posizione Trendelenburg

In caso di un malore correlato a bassa pressione arteriosa, come nel caso della sincope o della pre-sincope, quando non sono presenti traumi, sia che il paziente sia cosciente, semicosciente o del tutto incosciente (ad esempio nel caso di un colpo di calore), la posizione più consigliata per assistere un infortunato è la posizione antishock o anche chiamata Trendelenburg.

Lo scopo di questa posizione è favorire la perfusione degli organi vitali come cervello, cuore e reni, quando la bassa pressione possa comportare una bassa distribuzione ottimale dell’organismo. Il meccanismo di azione è lo sfruttamento della gravità al fine di riportare il sangue verso quelle gli organi fondamentali fino al rientro di una pressione ottimale che perfonda tutto l’organismo in autonomia.

Posizione antishock
Posizione antishock o posizione Trendelenburg

Come effettuare la posizione antishock?

  • l’uso di un letto articolato permette di sollevare le gambe e abbassare il torso;
  • sollevare le gambe di 30-45°, (mai più di 30 cm dal piano della testa) di un paziente atterrato in sicurezza, e mantenendo il capo basso:
    • le gambe possono essere sollevate da un soccorritore;
    • o possono essere sostenute da sedie e cuscini (verificare che siano in sicurezza e ben salde sul supporto per evitare che cadendo da quell’altezza comportino un ulteriore danno).

Ricordiamo che esistono anche diversi rischi nel mantenere per troppo tempo la posizione antishock, in quanto la gravità agisce anche sugli altri tessuti come quello polmonare e cerebrale comportando, in alcuni pazienti, difficoltà a respirare, ansia e cefalea.

Assistere a casa

Da chi svolge quotidianamente un lavoro a contatto con le persone malate e i loro contesti famigliari, e che affronta con loro tutto quello che può accadere dentro le case durante l’assistenza domiciliare, nasce questo agile e utilissimo manuale. Non è un testo enciclopedico, non vuole avere, per spirito degli autori stessi, la presunzione di risolvere qualsiasi problema si possa presentare nel corso dell’assistenza domiciliare. Un’assistenza domiciliare non può prescindere dalla possibilità di effettuare a domicilio le cure necessarie ed eventuali esami diagnostici. per questo c’è bisogno di creare un équipe ben addestrata di sanitari coordinati fra loro, di assicurare una reperibilità 24 ore su 24, e di avere la certezza di una base di riferimento, fulcro importantissimo, quale la famiglia e i volontari. Proprio loro infatti rappresentano il raccordo essenziale tra il paziente e il professionista. spesso si trovano a confrontarsi con una realtà diversa, piena di incognite. Devono essere edotti sui diversi aspetti della malattia ma è fondamentale che conoscano il confine entro cui muoversi e quando lasciar posto al personale sanitario. Conoscere significa non ignorare e non ignorare significa non aver paura: una flebo che si ferma non deve creare panico nei famigliari o nel volontario, anche perché essendo loro il punto di riferimento per il paziente sono loro i primi a dare sicurezza e questo avviene solo se si conoscono i problemi. Il testo cerca perciò di porre l’attenzione sulle necessità più importanti, sui dubbi più comuni, sulle possibili situazioni “difficili” che a volte divengono vere urgenze, non dimenticando i piccoli interrogativi che spesso sono sembrati a noi stessi banali ma che, al contrario, sono stati motivo di forte ansia non solo per il paziente ma anche per i famigliari e per i volontari alle prime esperienze. Giuseppe Casale, specialista oncologo e gastroenterologo, è fondatore dell’Associazione, Unità Operativa di Cure Palliative ANTEA, di cui è anche Coordinatore Sanitario e Scientifico. Membro di molte Commissioni del Ministero della Sanità in ‘Cure Palliative’, è autore di diverse pubblicazioni, nonché docente in numerosi Master Universitari. Chiara Mastroianni, infermiera esperta in cure palliative, è presidente di Antea Formad (scuola di formazione e ricerca di Antea Associazione), e membro del comitato scientifico dei Master per infermieri e medici in cure palliative dell’ Università degli studi di Roma Tor Vergata.

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Posizione laterale di sicurezza

La posizione laterale di sicurezza è un particolare posizionamento per prevenire, nell’infortunato incosciente o che ha subito un incidente, ulteriori complicanze. Lo scopo principale della posizione di sicurezza è evitare soffocamenti, mantenendo libere le vie respiratorie e immobilizzando la persona con una posizione auto-supportante.

Prima di posizionare il paziente in sicurezza è necessario sapere che la scelta di adottare questa posizione andrebbe valutata da un esperto, in quanto ci sono molte controindicazioni alla movimentazione, quando ciò non è possibile:

  • non spostare un infortunato in cui si ha la certezza, o anche solo il sospetto, di un trauma alla colonna vertebrale in quanto lo spostamento dell’asse potrebbe comportare un ulteriore aggravamento del trauma con esiti di paralisi a vita;
  • lo spostamento di pazienti traumatizzati ha un rapporto rischio/beneficio vantaggioso solo in caso di rischio di soffocamento per ab-ingestis di sangue, vomito e altri fluidi.
  • il paziente incosciente senza respiro o senza battito cardiaco non deve essere posizionato in sicurezza ma devono essere iniziate immediatamente le manovre rianimatorie (in posizione supina) e chiamati i soccorsi.

Come si effettua la posizione laterale di sicurezza?

  1. Posizionarsi a lato dell’infortunato:
    • scegliere il lato in base al maggiore vantaggio rispetto a traumi o altre evenienze;
    • controllare che non vi siano oggetti in bocca (ad esempio la dentiera), eventualmente estrarre;
  2. Piegare il ginocchio al lato opposto al proprio ed estendere il braccio dell’infortunato che si trova accanto a sé;
  3. il braccio del lato opposto va posizionato tra la guancia e la spalla in modo da immobilizzare la posizione;
  4. mantenendo allineata l’asse della colonna vertebrale, ruotare l’infortunato verso di sé applicando una forza parallela da spalla e bacino
  5. al posizionamento verificare che la mano appoggi la guancia al pavimento e che la gamba sia ben posizionata sul pavimento senza pressioni eccessive su un unico punto;
  6. chiamare immediatamente i soccorsi;
  7. verificare continuamente la presenza di respiro e battito cardiaco.

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

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Dario Tobruk

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