Prato, ispettore contro la pausa caffè degli infermieri? Intervista a Cesario (Nursind)

Una vicenda tanto strana quanto controversa, si è verificata in questi giorni all’ospedale Santo Stefano di Prato (ASL Toscana Centro): due infermieri hanno segnalato al sindacato Nursind la presenza di un ispettore che, in data 13 e 14 agosto, prendeva i nominativi dei loro colleghi che si recavano ai distributori automatici per prendere il caffè o una bottiglietta d’acqua.

Nursind, nella persona di Roberto Cesario (segretario territoriale), ha inviato alla Direzione dell’Asl Toscana Centro una lettera per chiedere spiegazioni sull’accaduto: “E’ inaudito e inammissibile che un’azienda con cronica carenza di personale, mancanza di posti letto, ritmi e carichi di lavoro insostenibili per il personale, anziché pensare al buon funzionamento della stessa, incarichi, e quindi paghi, un ispettore per sanzionare i lavoratori, che dopo ore di lavoro, si sono semplicemente recati a prendere un caffè o una bottiglia d’acqua ai distributori automatici distanti pochi metri dal reparto dove lavorano” si legge nella missiva (VEDI). L’azienda ha replicato che la denuncia non corrisponde al vero (VEDI), ma… Alcuni dubbi rimangono. Per fugarli, noi di Dimensione Infermiere abbiamo rubato qualche battuta al segretario Cesario.

All’ospedale Santo Stefano di Prato, andando a prendere un caffè o una bottiglietta d’acqua ai distributori automatici, si rischia grosso…?

Come ho riportato nel comunicato stampa, “i regolamenti e le leggi vanno rispettati, ma a questi è sempre necessario associare un po’ di buon senso; questo è ciò che Nursind chiede alla Direzione Aziendale, di far capire all’ispettore che non è ammissibile imporre un provvedimento disciplinare a un dipendente che si ferma un attimo per un caffè o per un sorso d’acqua”. Gli infermieri non lasciano i pazienti per il caffè, MAI!!! Per cui, se lo fanno, è perché in quei pochi minuti possono farlo.

L’azienda ha smentito, parlando solo di controlli nella zona fumatori. E secondo una nostra fonte interna all’ospedale, la notizia potrebbe essere una fake news, visto che dopo la lettera di Nursind (a seguito della denuncia di alcuni infermieri) indirizzata alla direzione, il fantomatico ispettore sembra non essersi più avvicinato ai distributori automatici. Lei cosa ci dice a riguardo?

L’azienda ha smentito, ma i colleghi che hanno segnalato l’accaduto al Nursind non hanno di certo sognato… L’azienda smentisce, ma siccome è accaduto davvero, Nursind è soddisfatto comunque, perché i colleghi comunque potranno andare a prendere il caffè alle macchinette come sempre.

Visti alcuni titoli di giornale che riportavano la dicitura “infermieri sanzionati”, secondo lei l’ispettore si sarebbe trovato lì per controllare le pause caffè di tutti i dipendenti o… Solo di alcune categorie di lavoratori?

Non so, io non ho mai detto questo. Quella dell’ispettore è una figura professionale prevista in tutte le aziende, ma per fare altri tipi di controlli. Solo che quel giorno, con ogni probabilità, passando davanti alle macchinette, ha chiesto il nominativo a tutti coloro che erano lì fermi per sorseggiare un caffè. Ma non c’erano solo infermieri. Per noi questi sono controlli a dir poco assurdi.

La notizia ha comunque creato un bel clima di paura, non c’è che dire. Almeno è ciò che si evince da alcune nostre chiacchierate effettuate col personale del nosocomio, che ora si porta l’acqua da casa per non incorrere nel rischio di sanzioni. L’obiettivo, qualora ce ne sia stato uno, sarà mica stato quello di limitare le pause caffè un po’ troppo lunghe di alcuni dipendenti?
I colleghi da sempre si portano l’acqua da casa e ciò perché il nostro lavoro a volte non da proprio la possibilità di effettuare pause. Non è vero che hanno paura. Anzi, grazie al Nursind adesso sanno che c’è un vero sindacato che li tutela. Nursind è al fianco dei lavoratori SEMPRE. Quindi, non è vero che l’azienda ha raggiunto un obiettivo, anzi.
A parte la pausa caffè… Vi sono altre criticità nell’ospedale di Prato?

Beh, c’è carenza di personale (vi sono colleghi che hanno qualcosa come 80 giorni di ferie arretrate mentre la media è di 40) e i posti letto sono insufficienti per una cittadinanza di oltre 200.000 abitanti (vi è una media di accessi al pronto soccorso di oltre 300 pazienti al giorno), ad esempio. Ma questa è un’altra storia.

Alessio Biondino

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