In risposta al presidente dell’Ordine dei medici di Arezzo (VEDI articolo Omceo Arezzo: “Sì alla prescrizione infermieristica per i presidi, ma se gli infermieri vogliono fare i medici esiste il CdL in Medicina e Chirurgia”), che ha sì aperto alla crescita degli infermieri, ma solo in determinate aree (prescrizione di pannoloni per incontinenza e sacche da stomia) visto che certe “rilevanti attività” non devono essere “consentite ad un professionista che non ha adeguata preparazione”, ci è arrivata in redazione una lettera della stimata collega Dott.ssa Anna Di Martino, che già non molto tempo fa ci aveva scritto domandandosi per quale motivo i medici si sentivano in dovere di intervenire su questioni che non li riguardavano affatto (VEDI articolo “È normale che il presidente FNOMCeO intervenga su questioni infermieristiche?”).
Riportiamo qui la sua nuova missiva.
«Gent.mo Dr. Droandi,
come vede ho iniziato benissimo, usando il morfema “Dr.” dedicato comunemente ai laureati in medicina (seppure sia un’abitudine superata come ci insegna l’Accademia della Crusca) in modo da non urtare la sua estrema sensibilità.
Vorrei argomentare con lei in seguito all’articolo scritto di suo pugno su Quotidiano Sanità (VEDI) che ha come oggetto la prescrizione Infermieristica.
Sto già sorridendo perché non dovrei stare nemmeno qui a discuterne ma, mio malgrado, mi sento in dovere di precisare e spiegarle ciò che evidentemente lei tralascia o ignora prediligendo l’assoluta reazione stizzita che ha come leit-motiv la lesa maestà.
Le sue riserve sull’argomento trattato, ossia la prescrizione infermieristica, sono indicative e simboliche nonché foriere di pregiudizi che, mi scusi, derivano da un’ignoranza di fondo sulla professione infermieristica stessa e della sua architettura legislativa, professionale, istituzionale, deontologica e di vision e mission!
Lei dichiara che “al medico spetta la tutela della salute dei cittadini… mentre agli infermieri compete l’assistenza alla persona”.
Chiederei gentilmente la spiegazione su questa affermazione perché di tale si tratta e non di certo di un’argomentazione seria basata su nozioni scientemente acquisite, cosa che si confarebbe ad un professionista della sua levatura, nonché rappresentante istituzionale dell’ordine professionale.
Sarebbe quindi suo dovere rendersi edotto in tal senso… per l’esattezza andare ad informarsi su: profilo professionale dell’Infermiere e di tutti gli altri professionisti sanitari, legislazione vigente su ciò che disciplina le professioni sanitarie stesse, codice deontologico aggiornato ed indirizzi forniti dalle società scientifiche.
Le sembrerà strano, ma quella di Infermiere è una professione mutata ed evoluta ormai da decenni ed al momento stiamo discutendo della “questione Infermieristica” in generale e sugli indirizzi specialistici esattamente come i percorsi che hanno i medici.
Vede, qui c’è un punto cardine sul quale stiamo lavorando e che dovrebbe essere conosciuto e condiviso in primis a livello istituzionale: la persona al centro di tutti i processi. I bisogni della popolazione stanno cambiando. E la nostra sanità deve necessariamente mutare con essi. Semplicemente evolvere. Come avviene da decenni in altri paesi.
Se è vero ciò che lei dichiara in maniera riduttiva e restrittiva (si evince in maniera inequivocabile) che l’infermiere debba occuparsi solo “dell’assistenza del paziente”, sono qui a spiegarle che l’assistenza non è cosa da poco, tantomeno basata sulla mera esecuzione degli ordini impartiti dal medico.
Si desti Dottore! Si guardi intorno, si confronti, sia aperto al colloquio ed alla collaborazione perché scoprirà nuovi panorami ed orizzonti con un’unica vision che, guardi un po’, non è riservata ai medici, ma a tutte le professioni sanitarie: il benessere della persona, la sua salute e qualità di vita; si spogli dai beceri personalismi e vada oltre e ricordi che l’apertura mentale non è una frattura del cranio!
La saluto cordialmente, senza sottomissione e lasciando la mia disponibilità per quanto riguarda ulteriori chiarimenti.
Dott.ssa Anna Di Martino».
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