Come prevenire l’infarto miocardico: farmaci, dieta e sintomi

Per prevenire l’infarto è necessario seguire una dieta e uno stile di vita sano, oltre ad assumere i farmaci e fare spesso i controlli giusti. Tutto quello che devi sapere in questo articolo.

Dario Tobruk 23/09/21
Come prevenire l’infarto miocardico? Che stile di vita adottare, che dieta fare e come riconoscere i primi sintomi? L’infarto miocardico e una delle sue principali cause, l’aterosclerosi delle arterie, sono ancora oggi tra le principali cause di morte e disabilità nel mondo occidentale.

È per questo motivo che il ruolo della prevenzione dell’infarto miocardico e dell’aterosclerosi può contribuire a ridurre notevolmente l’impatto di queste malattie nella vita delle persone e della società. Ovviamente per prevenire, bisogna prima conoscere.

Come prevenire l’infarto miocardico

L’aterosclerosi è un processo patologico vascolare progressivo, causa non solo di infarto miocardico ma anche di ictus cerebrali e malattie vascolari degli arti superiori e inferiori.

Sono numerosi i fattori di rischio che, agendo in sinergia tra di loro, accumulano e moltiplicano il rischio generale di infarto e di complicazioni vascolari. Escludendo i fattori di rischio non modificabili, ovvero che non possono essere modificati come l’età o il sesso (non possiamo decidere quanti anni abbiamo), è nella prevenzione di quelli modificabili che la persona dovrà agire, modificando e correggendo comportamenti scorretti come l’incuranza del diabete e/o stile di vita sbagliati come il tabagismo, con e senza farmaci.


Ti interessa l’argomento?

Cerchi un manuale per imparare a leggere e interpretare l’elettrocardiogramma in maniera semplice ed efficace? È finalmente pronto “ECG Facile: dalle basi all’essenziale” il manuale per imparare a interpretare l’elettrocardiogramma. Un testo pensato principalmente per professionisti sanitari non medici che vogliano possedere la giusta dimestichezza con quest’arte.

Il manuale ha il solo scopo di farvi sviluppare un unico superpotere: saper discriminare un tracciato normale da uno patologico, sapere quando dovrete segnalarlo al medico, e possibilmente salvare la vita del paziente.

ECG Facile Banner


Nell’immagine che segue possiamo vedere la progressione dell’aterosclerosi, e di come questo meccanismo patologico sia lento e subdolo. È chiaro, quindi, che lo stile di vita di oggi influisce sul nostro stato di salute domani.

Endo_dysfunction_Athero-it[1]
Di Endo_dysfunction_Athero.PNG: L’utente che ha caricato in origine il file è stato Grahams Child di Wikipedia in ingleseLater versions were uploaded by Jrockley at en.wikipedia.derivative work: Fulvio314 [CC-BY-SA-3.0 o GFDL], attraverso Wikimedia Commons

Come prevenire il rischio infarto?

Come già detto, esistono dei fattori di rischio che non possiamo modificare. Questi fattori sono legati a caratteristiche incontrollabili. I fattori di rischio dell’infarto e dell’aterosclerosi non modificabili sono:

  • genetici e familiari;
  • legati all’età;
  • legati al genere;
  • legati all’evoluzione della persona (come la menopausa).

Sono tutti quei fattori che influiscono sul rischio cardiovascolare ma su cui non si può agire direttamente. L’esempio lampante è quello dell’età: dalla terza/quarta decade di vita in poi quello che era un’iniziale lesione si è già evoluta in una placca ateromasica, futuro letto di un trombo o di un occlusione vasale.

Ora che conosciamo quello che non possiamo controllare, è bene concentrarsi sull’ampio spazio di gestione del nostro rischio di infarto. I fattori modificabili attraverso stili di vita sani e/o con l’aiuto dei farmaci e di una corretta cura della propria salute sono moltissimi! Vediamoli nel dettaglio. I fattori modificabili attraverso dieta e attività fisica sono:

  • valori elevati di iperglicemia
  • obesità e sovrappeso;
  • carenze nutrizionali di Iodio e Vit. B6
  • apporto elevato di carboidrati e grassi saturi
  • sedentarietà

Bisogna comprendere che l’attività fisica richiesta è semplice e alla portata di tutti: una passeggiata di almeno 30 minuti dalle 3 alle 5 volte alla settimana è un ottimo inizio. La frequenza cardiaca da mantenere è tra il 50 e il 75% della frequenza cardiaca massima, il cui calcolo veloce si può ottenere così: 220 – anni di età.

Es. Massimo a 47 anni dovrà mantenere una frequenza cardiaca tra gli 86 e i 130 bpm, ovvero il 50% e il 75% di 173 la sua frequenza massima. L’uso di un cardiofrequenzimetro è sempre consigliato ma in sua assenza la prova di essere in range è quella di riuscire a parlare a voce alta senza affannarsi.

Per quanto riguarda la dieta, non è necessario considerare innumerevoli opzioni e divieti, basta consigliare la cosiddetta “dieta mediterranea”: ricca di pesce, frutta, verdura e povera di grassi animali, insieme alla presenza benefica dei nostri oli d’oliva.

Sarà sufficiente ridurre l’apporto di sale e carboidrati (pasta e pane) ed evitare insaccati e formaggi grassi. Evitare il più possibile i dolci e non più di un bicchiere di vino ai pasti. Sono consigliati due caffè al giorno. In ogni caso consigliamo una visita dal vostro dietologo di fiducia.

I fattori modificabili con l’uso corretto di farmaci e una corretta cura della propria salute:

  • cura del diabete o eccessiva insulinemia;
  • controllo dell’ipertensione arteriosa;
  • dislipidemie e ipercolesterolemie;
  • grave ipertensione;
  • ipertiroidismo;
  • ipercoagulabilità del sangue;

Bisogna effettuare un controllo della pressione arteriosa almeno due volte la settimana, soprattutto se il paziente soffre d’ipertensione arteriosa.

Se diabetico, bisogna controllare anche la glicemia, minimo due volte al giorno, compilare un diario alimentare e seguire visite specialistiche da un diabetologo per una gestione corretta della terapia.

Se vuoi sapere di più su come gestire la prevenzione al domicilio del paziente:

Assistere a casa

Da chi svolge quotidianamente un lavoro a contatto con le persone malate e i loro contesti famigliari, e che affronta con loro tutto quello che può accadere dentro le case durante l’assistenza domiciliare, nasce questo agile e utilissimo manuale. Non è un testo enciclopedico, non vuole avere, per spirito degli autori stessi, la presunzione di risolvere qualsiasi problema si possa presentare nel corso dell’assistenza domiciliare. Un’assistenza domiciliare non può prescindere dalla possibilità di effettuare a domicilio le cure necessarie ed eventuali esami diagnostici. per questo c’è bisogno di creare un équipe ben addestrata di sanitari coordinati fra loro, di assicurare una reperibilità 24 ore su 24, e di avere la certezza di una base di riferimento, fulcro importantissimo, quale la famiglia e i volontari. Proprio loro infatti rappresentano il raccordo essenziale tra il paziente e il professionista. spesso si trovano a confrontarsi con una realtà diversa, piena di incognite. Devono essere edotti sui diversi aspetti della malattia ma è fondamentale che conoscano il confine entro cui muoversi e quando lasciar posto al personale sanitario. Conoscere significa non ignorare e non ignorare significa non aver paura: una flebo che si ferma non deve creare panico nei famigliari o nel volontario, anche perché essendo loro il punto di riferimento per il paziente sono loro i primi a dare sicurezza e questo avviene solo se si conoscono i problemi. Il testo cerca perciò di porre l’attenzione sulle necessità più importanti, sui dubbi più comuni, sulle possibili situazioni “difficili” che a volte divengono vere urgenze, non dimenticando i piccoli interrogativi che spesso sono sembrati a noi stessi banali ma che, al contrario, sono stati motivo di forte ansia non solo per il paziente ma anche per i famigliari e per i volontari alle prime esperienze. Giuseppe Casale, specialista oncologo e gastroenterologo, è fondatore dell’Associazione, Unità Operativa di Cure Palliative ANTEA, di cui è anche Coordinatore Sanitario e Scientifico. Membro di molte Commissioni del Ministero della Sanità in ‘Cure Palliative’, è autore di diverse pubblicazioni, nonché docente in numerosi Master Universitari. Chiara Mastroianni, infermiera esperta in cure palliative, è presidente di Antea Formad (scuola di formazione e ricerca di Antea Associazione), e membro del comitato scientifico dei Master per infermieri e medici in cure palliative dell’ Università degli studi di Roma Tor Vergata.

Chiara Mastroianni, Giuseppe Casale | 2011 Maggioli Editore

16.00 €  15.20 €

Inoltre se si hanno più di 40 anni o sono presenti numerosi fattori di rischio (familiarità, fumo, sedentario, dislipidemie e ipercolesterolemie, diabete) è un bene iniziare ad eseguire visite di controllo periodiche (quantomeno una volta l’anno) per eseguire un ElettroCardioGramma (ECG) e se il medico cardiologo ritenga opportuno eseguire un EcoCardio, test da sforzo o tanti altri esami diagnostici utili ad inquadrare il proprio rischio di infarto miocardico.

L’educazione delle persone da parte dei sanitari e del proprio medico dovrebbe puntare su quegli aspetti educativi volti a far comprendere l’importanza delle terapie farmacologiche (antidislipidemici, antipertensivi, ipoglicemizzanti).

L’aspetto più difficile da comprendere è che, rispetto a patologie più acute e dolorifiche, come il mal di denti, in cui siamo sempre consci di dover seguire scrupolosamente la terapia prescritta al fine di non sentire più dolore, nel caso di altre problematiche più silenti come l’ipertensione arteriosa, della dislipidemia e in misura minore nel diabete, non percepiamo direttamente dolore e di conseguenza “non sentiamo” fisicamente gli effetti nocivi delle malattie e per farci ancora più del male non seguiamo con aderenza la terapia.

Le persone che soffrono di ipertensione arteriosa spesso non si accorgono dei valori pressori eccessivi per molto tempo perché non provano nemmeno a controllarsi la pressione. Possiamo solo immaginare il danno che subisce un’arteria sottoposta per tanto tempo a questo stress pressorio.

Inoltre, almeno una, o più volte all’anno, andrebbe fatto un controllo degli esami del sangue e nel caso si riscontrasse uno o più valori fuori norma andrebbero indagati con esami più specifici come la curva da carico del glucosio in caso di iperglicemia.

Ti hanno prescritto gli esami del sangue? Allora vorrai sapere:

Cosa devo fare prima del prelievo di sangue: digiuno, farmaci, dieta, sport“?

È sicuramente la piena comprensione della propria condizione di rischio e dei suoi effetti patologici a lungo termine, che può capovolgere il nostro rifiuto a prevenire il rischio di infarto agendo anche sui fattori di rischio modificabili attraverso la cosiddetta igiene comportamentale, ovvero assumere un corretto stile di vita su:

Nella vita di tutti i giorni molti eventi stressogeni non possono essere evitati, ma piccole accortezze e attenzioni verso se stessi possono davvero fare la differenza ed aumentare la propria qualità di vita (e diminuire il rischio aterosclerotico, ovviamente).

Regolarizzare il sonno, non dormire mai meno di 6 ore a notte. Se per lavoro si svolgono i turni si possono richiedere istruzioni e consigli al proprio medico di base o al medico competente del proprio posto di lavoro.

Oppure potete leggere questo articolo:

Consigli per affrontare il turno di notte e riprendersi bene dopo.

 

Ritrovare momenti di relax e di ozio rigenerativo durante la giornata, inoltre, non guastano mai.

Quali sono i segni premonitori di un infarto?

L’aterosclerosi in quanto malattia cronica degenerativa progressiva può non dare sintomi per molto tempo. Se l’arteria ostruita è coronarica (cardiaca) i sintomi saranno dolore toracico, affaticamento e difficoltà a respirare o fame d’aria, tutti sintomi molto generici dell’infarto.

Se le arterie colpite dall’aterosclerosi sono quelle che portano sangue al cervello e, secondo la zona del cervello colpita, potreste sentire uno o più di questi sintomi:
  • intorpidimento degli arti e astenia muscolare,
  • difficoltà nell’articolare il linguaggio,
  • emiparalisi facciale e buccale,
  • difficoltà a recuperare la memoria,
  • deficit cognitivi
  • e molti altri ancora.

Infine se le arterie sono quelle degli arti superiori e inferiori, il dolore al movimento e allo sforzo, rossore e gonfiore dell’arto, parestesie e nel caso di claudicatio intermittens sintomi precoci di un Arteriopatia Ostruttiva degli Arti Inferiore (AOAI).

Investire oggi energie e attenzioni al proprio stile di vita può essere ripagato pienamente nel domani con una vita più sana, più lunga e con una notevole e superiore qualità di vita.

Cosa fare in caso di sintomi dell’infarto miocardico?

Allertare immediatamente il servizio di emergenza territoriale con il nuovo numero unico 112, fornendo agli operatori quante più informazioni corrette e la posizione (città, indirizzo, e informazioni utili per individuare velocemente l’esatta locazione).

Calmarsi o calmare il proprio caro (agitarsi aumenta l’attività cardiaca e quindi il danno miocardico), favorire l’ossigenazione aprendo le finestre e ventilando, posizionarsi seduti a letto con cuscini dietro la schiena ed attendere l’arrivo dei soccorsi. Non date cibo o liquidi, e se non prescritti precedentemente (come la nitroglicerina sub-linguale per chi soffre d’angina) non somministrate farmaci se non consigliati da un medico!

Autore: Dario Tobruk (Profilo Linkedin)

Leggi anche:

Fonti:

Dario Tobruk

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento