«Professione infermieristica ai primi posti per tasso occupazionale»


Gli autorevoli dati analizzati da Angelo Mastrillo, Segretario della Conferenza Nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, non lasciano spazio a dubbi: tra le professioni sanitarie che affollano i nostri ospedali, quella degli infermieri si conferma ai primi posti per tasso occupazionale (80,6%).

Non c’è da stupirsi: tra sfruttamento istituzionalizzato e perpetuo, stipendi da fame, corsi di Laurea deserti, fughe all’estero e dimissioni volontarie costanti, la ricerca (sempre più complicata) di infermieri da parte delle aziende sanitarie è oramai divenuta una costante.


E ovviamente, ad ogni nuovo assunto, quando non gli si parla di vocazione o simili (VEDI) per convincerlo di aver ottenuto il lavoro più bello e soddisfacente del mondo, non c’è nessuno a domandargli: “Ti sei chiesto perché c’era un posto di lavoro libero…?”

Comunque… In un nuovo comunicato, il presidente nazionale del sindacato Nursing Up Antonio de Palma ha così commentato il fatto che la professione infermieristica sia una tra quelle con maggiori opportunità lavorative.


«È evidente che la professione dell’infermiere, con la sua crescente autonomia, con le elevate responsabilità di cui è titolare, è ricercata a tutti i livelli nel nostro Paese, dentro e fuori le realtà ospedaliere. Mai come in questo momento storico, c’è bisogno di giovani infermieri come il pane quotidiano, da un lato per arginare la voragine di personale e garantire un indispensabile ricambio generazionale, dall’altra perché l’infermiere italiano ha dimostrato con i fatti, sul campo, di essere il perno di percorsi assistenziali che nascono da solide competenze fornite già dal suo percorso di studi.

Non dimentichiamo che, sempre secondo un recente report della Conferenza Nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, siamo anche un Paese che offre percorsi di aggiornamento e formazione post laurea in costante evoluzione.


Mai come quest’anno, anche per i professionisti sanitari ex legge 43/2006 , si assiste al fiorire di master in organizzazione sanitaria, di I livello per chi ha la laurea breve e di II livello per chi ha la laurea magistrale.

Si va dal master di 1° livello per infermiere di famiglia e comunità dell’Università di studi internazionali di Roma, al master di 1° livello della Liuc di Castellanza su management e funzioni di coordinamento, al master di 2° livello su umanizzazione e gestione del SSN di Udine.

Di spicco anche master che hanno a che vedere con la riabilitazione, dall’anziano all’età evolutiva, dall’infortunio dell’atleta al recupero del ballerino e del cantante.


Il quadro a nostro avviso è chiaro, ma nasconde anche un paradosso profondo, che andrebbe contrastato: mentre il tasso di occupazione per i nostri giovani infermieri continua a essere elevatissimo già a partire dalla laurea, oltre tutto il nostro Paese è in grado di formare infermieri con una preparazione nettamente superiore alla media europea, il rovescio della medaglia, evidenzia quel preoccupante calo di iscrizioni ai test di infermieristica, con la percentuale negativa che supera quella dello scorso anno, -10,5%, con il rischio di perdere il 30-30,5% di operatori sanitari nei prossimi tre anni, come da noi denunciato a più riprese, e soprattutto con il calo dei laureati.

Per la prima volta dal 2011, inoltre, il numero dei laureati in Infermieristica è sceso sotto 10mila. Nel dettaglio, i laureati sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%. Valore questo che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e al 67% del 2021.


La riflessione, doverosa, che emerge, è quindi quella di essere di fronte ad una professione ricercatissima nel mercato del lavoro, a tutti i livelli.

Ed è su questi dati che la nostra politica deve riflettere attentamente, contribuendo finalmente a costruire una valorizzazione economico-contrattuale degna di tal nome per i neo infermieri.

Le porte che si aprono sul mondo del lavoro siano una volta per tutte, per i nostri giovani laureati in infermieristica, l’inizio di percorsi duraturi e gratificanti, che permettano di coltivare legittime aspirazioni di crescita professionale, creando soprattutto le basi per arginare la pericolosa fuga delle migliori eccellenze all’estero».

convincere gli uomini a diventare infermieri

Alessio Biondino

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento