Non se ne farà più niente, almeno per il momento: dopo le proteste dei sindacati, l’Ausl Romagna ha fatto retromarcia sull’entrata in vigore della nuova sperimentazione riguardante le “Pronte disponibilità” aggiuntive per gli infermieri.
La fase di stallo durerà almeno fino alle settimane successive al 7 novembre, data in cui l’azienda si incontrerà con le rappresentanze sindacali per discutere approfonditamente la questione. A dirlo è una lettera firmata dalla dirigente per le Relazioni sindacali Barbara Camerani.
Ricapitolando la questione: la Ausl ha ideato questa sperimentazione di un nuovo sistema di “reperibilità” legato «al dipartimento e all’area omogenea», ideato «per supplire alcune difficoltà organizzative più critiche in caso di assenze improvvise».
Ma gli infermieri, stanchi di compensare le carenze di organico e di saltare ferie e riposi, non ne vogliono sapere di diventare obbligatoriamente anche “reperibili” per delle cifre a dir poco ridicole (VEDI Pronta disponibilità e pubblico impiego: abusi aziendali a cifre irrisorie).
I professionisti vogliono sì venire incontro all’azienda, ma a determinate condizioni: la pronta disponibilità può sì essere implementata, ma solo su base volontaria. Altresì, gli infermieri non vogliono essere “reperibili” per più ospedali facenti parte del territorio.
Nonostante le rassicurazioni giunte dall’azienda (VEDI L’Ausl Emilia Romagna replica: “Pronte disponibilità degli infermieri? Non collegate alla carenza di personale”), gli infermieri reputano questa sperimentazione un aumento dei carichi di lavoro insostenibile, anche per il fatto che essi sono già impegnati in reparti regolarmente poveri di personale.
Vedremo come si concluderà la vicenda, a seguito dell’incontro dei vertici aziendali coi sindacati in programma per il prossimo 7 novembre.
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