Oggi è la giornata Internazionale dell’infermiere. Ma oltre al fatto che c’è ben poco da festeggiare per svariati motivi (VEDI articoli “Infermieri italiani? In 4 anni crescita zero o quasi”, Con lo stipendio degli infermieri fermo al palo la sanità non può più reggersi in piedi, Concorso per 338 infermieri, ma si presentano solo in 280 e 18.000 infermieri scappati all’estero in 3 anni, ma “c’è una grande motivazione a questo lavoro”), sembra proprio che i media e che taluni rappresentanti della categoria facciano seria fatica a descriverci senza abbandonare determinati stereotipi che, ad oggi, complice l’evoluzione teorica che negli ultimi 30 anni ha interessato la categoria, non dovrebbero avere più senso.
Eppure, a fare da padrona incontrastata in questo giorno di festa, sembra essere ancora la “vocazione”. In ben tre articoli pubblicati in questi giorni, infatti, ancora una volta si parla di infermieri e di infermieristica strettamente associati alla “vocazione”.
A cominciare, nel primo pomeriggio di venerdì (VEDI Cronache Maceratesi), è stato il direttore generale dell’Ast di Macerata, Marco Ricci: «Ringrazio tutto il personale infermieristico della nostra azienda sanitaria che lavorano con impegno e passione per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini e per fornire un’assistenza sempre più specializzata e sempre più vicina al paziente. Il lavoro dei nostri infermieri non è soltanto una professione, ma una vocazione alla cura del prossimo».
Un’ora dopo c’ha invece pensato la testata Bergamo News che, parlando della cronica carenza di professionisti che sta mettendo in ginocchio sia il pubblico sia il privato, ha sparato un bel titolone con la «crisi di vocazioni» in primo piano, intanto che nel pezzo il segretario Cisl Angelo Murabito parlava di una ben più dolce «propensione all’aiuto».
Ma la ciliegina sulla torta avariata di questa martoriata professione è arrivata oggi, poco dopo la mezzanotte: sulla testata Margherita Viva, per festeggiare la giornata internazionale dell’Infermiere, è stata pubblicata un’intervista alla collega Angela Fiotta, che ha scelto di lasciare il Sud per andare a vivere e lavorare a Milano.
Angela ha spiegato che «quella dell’infermiere non è una professione che scegli, ma una vocazione innata». Altresì, ha denunciato il motivo principale della scarsa attrattività professionale che attanaglia la categoria: «Per tutto ciò che facciamo e per quelli che sono i nostri compiti, siamo sicuramente una categoria sottopagata».
Bene così.
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