Una “questione meridionale” anche nel Sistema Sanitario Nazionale

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Siamo ancora lontani, tre i piani di differenza che disegnano l’Italia del fallimento. Il Ssn costretto entro margini di distacco ancora evidenti tra Nord, Centro e Sud  e che danno vita ad un collage smunto di mancanza di occasione professionale, per chi si accinge ad entrare nel mondo professionale e chi, paziente ospedaliero, subisce il degrado e lo squilibrio di prestazioni sanitarie di eccellenza da una parte e  mediocre instabilità dall’altra.

Le parole del ministro Lorenzin sulla necessità di colmare il divario tra le varie fasce italiane sembrano quasi una beffa, o meglio, danno lustro al solito ricorso ad una retorica sterile, vittima quasi di se stessa e dell’inganno perpetrato, in fin dei conti, proprio sui pazienti.

Questione meridionale in Sanità

La necessità di riportare il Sud ai livelli degli standard europei è cosa giusta, ma l’evidente fallimento di questi continui intenti, rappresenta il tratto di maggiore disfatta della politica italiana degli ultimi decenni. Sentire quindi nuovamente le parole del ministro intervenuta in visita all’Humanitas University di Rozzano, crea una dissociazione emozionale per chi evidentemente dalle manchevolezze del sistema ne ha tratto i maggiori svantaggi. Non basta, infatti, dire che riportare il Sud a livelli di eccellenza sia:”la grande sfida, che dev’essere del Sistema sanitario nazionale e di chiunque abbia a cuore la salute dei cittadini”, non basta perché conosciamo il Ssn e sappiamo che con gli slogan si è risolto ben poco.

Aver puntato tutto sui nuovi Lea, quasi che da questi possa discendere la soluzione definitiva ad ogni malfunzionamento del sistema, di sicuro, non basta. E non può bastare perché i vizi atavici di un sistema sanitario, nel quale la politica continua ad essere ingerente protagonista, sono di difficile soluzione e richiedono un cambio di rotta circa la mentalità di chi dirige la baracca.

Non è semplice, la pubblicazione dell’indagine annuale di Health Consumer Powerhouse sui sistemi sanitari di 35 Paesi d’Europa, che ha visto l’Italia piazzarsi al 22° posto è uno dei tanti segnali in tal senso, che poi il ministro abbia bollato l’indagine come una delle tante, sminuendo quasi il senso della verifica, sembra proprio l’ennesimo tentativo di nascondere l’evidente precarietà della situazione.

Il testo:

Ovviamente non tutto è risolvibile in poco tempo, ma riteniamo che necessiti, in primo luogo, prendere coscienza dei limiti che ci attanagliano. Ci si augura che le alte sfere dirigenziali vengano epurate dai politici di turno che hanno usato lo strumento sanitario come mezzo per tutelare i propri interessi. Si spera che venga rimesso al centro quel sistema meritocratico che, indirettamente garantisca ai malati la migliore assistenza possibile su tutto il territorio nazionale.

Martino Vitaliano Di Caudo

 

Martino Di Caudo

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