Il Consigliere regionale piemontese del Partito Democratico, Domenico Ravetti, non ha dubbi: «In Italia vi è una carenza di infermieri certamente superiore alle 65 mila unità, principalmente a causa della scarsa attrattività della professione».
Sul numero ridotto di infermieri in regione, il consigliere sottolinea: «Mancano dai 4 ai 5 mila infermieri. A differenza della scarsità dei medici, che deriva anche da una sbagliata programmazione e dal mantenimento del “numero chiuso” del tutto scollegato dalla realtà, la mancanza di infermieri non è collegata al numero dei posti nelle università. Peraltro, c’è già stato un aumento da 15 mila a 20 mila posti offerti che, tuttavia, non vengono saturati a causa delle scarse iscrizioni».
Già: nessuno vuole più studiare da infermiere. «Perché si verifica la mancanza di adesione alla professione infermieristica?» si domanda Ravetti. E la risposta, a quanto pare, è piuttosto semplice: «Normalmente si nasce infermieri, si cresce infermieri e si va in pensione infermieri generalisti. Dallo stipendio alle competenze riconosciute non cambia quasi mai nulla».
Cosa fare per risolvere l’annosa questione? Per il consigliere «si conferma che è sempre più necessario ripensare alla nostra sanità, ridisegnandola a partire dalla preparazione e dalla valorizzazione del personale» (VEDI Torino Oggi).
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