Dopo Belluno (VEDI) è accaduto anche a Verona: il Tribunale ha respinto il ricorso di una operatrice sanitaria ‘no vax’ che ha rifiutato la vaccinazione anti-Covid e è stata sospesa dalla RSA in cui lavora insieme a altri due colleghi.
‘Il diritto alla salute dei soggetti fragili’
Gli altri due hanno preferito cambiare lavoro mentre lei si è opposta, cercando di avere ragione del Tribunale. Ma questo, invece, ha prodotto un vagito che, insieme a quello di Belluno, ‘fa giurisprudenza’ e mette quindi in seria difficoltà tutti quegli operatori che hanno rifiutato il vaccino e sperano di intraprendere battaglie legali vincenti in tal senso.
La sentenza del Tribunale scaligero ha apertamente richiamato quella del capoluogo veneto: si “ritiene prevalente il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con gli esercenti le professioni sanitarie e, più in generale, il diritto alla salute della collettività” rispetto “alla libertà di chi non intenda vaccinarsi”.
Come riportato nelle motivazioni della sentenza (per cui si è rivelato fondamentale il decreto legge 44) dalla giudice Cristina Angeletti, è possibile che “la vaccinazione non protegga altrettanto bene nei confronti della malattia asintomatica (infezione) e che, quindi, i soggetti vaccinati possano ancora acquisirla, non presentare sintomi e trasmettere l’infezione”.
Sospensione, decisione ‘pragmatica’
Il presidente dell’Ipab di Bussolengo Gilberto Pozzani, come evidenziato da Il Corriere della Sera, ha così spiegato: “La decisione l’abbiamo presa già tra gennaio e febbraio, quando abbiamo effettuato le vaccinazioni. È dettata dal pragmatismo: i nostri ospiti sono persone estremamente fragili. E la nostra casa di riposo non ha gli spazi per prevedere un isolamento clinico a tutti gli effetti”.
La pronunciazione del Tribunale veronese rappresenta un’altra importante parentesi, potenzialmente in grado di far desistere gli operatori che, convinti da questa o da quella associazione e da diversi comitati, hanno deciso di intraprendere azioni legali per contrastare le sospensioni che sono iniziate già da tempo. E che, grazie a questo precedente importante, potrebbero presto fioccare.
Il paradosso
Ovviamente, altri contenziosi legali non mancheranno. Lo prevede Roberto Volpe, presidente di Uripa (Unione regionale degli istituti per anziani), che mette in evidenza un grottesco e contraddittorio paradosso: “Scatteranno quando ci saranno nuove sospensioni, tempo che le Usl accertino il rifiuto alla vaccinazione. Certo è incredibile che un figlio, vaccinato, non possa abbracciare la madre ospite di una struttura, a sua volta vaccinata, quando la stessa viene cambiata da un operatore non immunizzato”.
Eh già. Spiegarlo in modo convincente ai pazienti e alle famiglie sembra alquanto complicato.
Autore: Alessio Biondino
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