In un paese dove i cortocircuiti burocratici sono all’ordine del giorno e regnano incontrastati in qualsiasi ambito, capita che non si possa nemmeno vivere in pace un grave lutto.
Le ‘lettera di richiamo’
Una operatrice socio sanitaria ligure, dipendente di una struttura sanitaria del savonese, non risulta essersi sottoposta alla vaccinazione anti-Covid obbligatoria per tutti gli operatori sanitari.
Per questo motivo, in data 12 agosto 2021, il dipartimento di prevenzione dell’Asl3 genovese le ha inviato l’immancabile ‘lettera di richiamo’ per farle presente la sua grave mancanza, per esortarla a regolarizzare presto la sua posizione e minacciandola più o meno implicitamente di sanzioni.
L’invito a vaccinarsi
Nella missiva, infatti, il direttore del dipartimento ricorda di aver sollecitato la donna a presentare tutta la documentazione attestante la vaccinazione entro 5 giorni dalla formulazione dell’invito e che “in mancanza, veniva formulato l’invito formale a sottoporsi alla somministrazione del vaccino”.
Minacciata di provvedimenti
Infine, veniva sottolineato come l’operatrice “non ha presentato alcuna documentazione né aderito all’invito formale a sottoporsi alla somministrazione del vaccino” e si trovava quindi in una posizione scomoda, di inadempienza, potenzialmente soggetta a provvedimenti.
Ma è deceduta da 3 mesi
Il problema è che l’operatrice non risponderà mai a questa lettera e non provvederà mai ad immunizzarsi: è infatti deceduta lo scorso maggio a causa di una grave malattia, che in poche settimane (da marzo) l’ha strappata dall’affetto dei suoi cari, non lasciandole scampo.
La domanda sorge spontanea: come è possibile che, a distanza di così tanto tempo, una persona che è stata prima ‘in malattia’ dal lavoro, presa in carico dal sistema sanitario regionale per assistenza e terapia e poi morta, risulti ancora al lavoro?
Possibile che nella paralizzante lentezza generale della nostra burocrazia i database non vengano ancora aggiornati a distanza di cosi tanto tempo?
Il marito: ‘Non siamo più umani’
Una situazione assurda, triste, amara. Che il marito della donna ha commentato così: “Le ultime settimane sono state un calvario. Chiedeva solo di porre fine alle sue sofferenze, ma ciò non era possibile. Oggi, da deceduta, viene sanzionata. Da mesi era chiaramente in malattia, magari poter lavorare…”
L’uomo sottolinea: “E’ tutto di cattivo gusto, ma vero. Non c’è che dire. Questa è la dimostrazione che qualcosa non funziona. Non siamo più umani. Siamo solo un nome e un cognome inserito in un database”.
La Asl: ‘Siamo dispiaciuti’
Dalla Asl ‘incriminata’, interrogata dalle redazioni di IVG.it e Genova24, fanno sapere che “Si tratta di una procedura informatica iniziata con l’entrata in vigore della legge, cosa avvenuto prima del decesso della Oss.
Siamo ovviamente dispiaciuti per l’episodio e ci scusiamo con i familiari della donna che in queste ore hanno visto rinnovare il dolore per la scomparsa del proprio caro”.
Autore: Alessio Biondino
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