Riconoscimento? Per i media l’infermiere è “del dottore”


Un’intera categoria, quella degli infermieri italiani, è in fuga. Da stipendi ridicoli, promesse da marinaio, stress insostenibili, svilimenti quotidiani, botte da orbi, ma soprattutto… Da sé stessa. Già, perché se durante la pandemia da Covid sembrava che il vento potesse finalmente cambiare, in realtà ad oggi il riconoscimento sociale ed economico “vantato” dalla categoria sembra in caduta libera.

A determinate condizioni, infatti, nessuno vuole più fare l’infermiere. I pochi che rimangono in corsia sono sempre più vecchi e non ce la fanno più. E poi ci sono quelli che se ne vanno… Verso il privato, verso la libera professione, verso vicine realtà che pagano molto di più e addirittura lontano della professione stessa, in favore di mestieri e occupazioni che nulla hanno a vedere con l’infermieristica, ma che evidentemente garantiscono uno stipendio e una qualità di vita accettabili.


E sulla questione “attrattività professionale” i media, ovvero quelli che dovrebbero informare i giovani e i cittadini tutti, magari con verità e dati attendibili, non fanno che metterci quotidianamente il carico con “titoloni” e descrizioni che rimandano ad altre epoche: tra “scopa e pappagallo, amici fidati dell’infermiere”, “infermiere inserviente” e richiami continui alla mancanza di “vocazione”, in questi giorni sta facendo discutere (VEDI la riflessione di Silvestro Giannantonio su Quotidiano Sanità) un nuovo abominio lessicale che ha caratterizzato l’articolo di un quotidiano locale lombardo, in cui si fanno tanti auguri all’infermiera “del dottor Oscar Zannini”.

Trattasi di una trascurabile sottigliezza, diranno in molti; certo. Eppure, ancora una volta, come avviene pressoché quotidianamente, una descrizione errata e d’altri tempi viene data in pasto ai cittadini che spesso hanno molto di meglio da fare che andare ad informarsi circa il profilo professionale dell’infermiere e sulle leggi che, almeno teoricamente, ne hanno sancito l’evoluzione. Ed ecco perciò che, a causa di quel complemento di specificazione (“del”), viene venduta ancora una volta l’immagine di un pseudo professionista che lavora “per” e non “con” il medico. 


Ovviamente dietro tutto questo non c’è nessun complotto e si dà per scontata la buona fede di chi scrive e pubblica tali amenità, ma… Se davvero si vuole migliorare l’attrattività della professione infermieristica, non sarebbe il caso anche di monitorare seriamente e di non tollerare più tali disastrose descrizioni della figura professionale in oggetto, che incoraggiano senza sosta una visione ancillare rispetto al medico-dominus? Non sarebbe il caso di ingolfare, da parte di chi di dovere, le diverse redazioni con richieste di rettifica non necessariamente serene e pacate?

E non sarebbe il caso di pretendere, per chi vuole scrivere di salute e di sanità (i giornalisti), degli aggiornamenti sull’evoluzione delle professioni sanitarie tutte e del funzionamento dell’intero sistema, così da non incorrere in grotteschi e disinformanti errori?


Certo, non sarà di certo questo articolo pubblicato online a causare la morte dell’infermieristica italiana, ma… Il mare di questa crisi, da cui sembra piuttosto complicato uscire, è fatto di tante gocce come questa. E se ad oggi nessuno vuole più iscriversi all’università per diventare infermiere, forse è il caso di armarsi di pazienza e di iniziare ad asciugare l’asciugabile. Anche perché la carenza di professionisti rischia di paralizzare l’intero sistema, le cause sono tante e non c’è più tempo.

Fortunatamente, grazie ai loro potenti (si fa per dire) mezzi e alle loro indubbie (si fa per dire) competenze, i nostri governanti stanno correndo ai ripari per tappare le voragini di personale: erroneamente, seguitano a parlare di carenza di medici (mentre a mancare sono qualcosa come 100.000 infermieri), fanno di tutto per far arrivare dal terzo mondo infermieri dalla dubbia preparazione e sono arrivati alla conclusione di dover produrre altre figure professionali per compensare la carenza di infermieri.


Ed ecco perciò che, dopo che si è cercato in tutti i modi di sostituire (di fatto) gli infermieri col fantomatico “Super OSS”, arriva con la soddisfazione di tutti o quasi il nuovissimo “Assistente alla salute”.

Che, almeno secondo la proposta di legge depositata dall’onorevole De Palma, svolge “tutte le funzioni infermieristiche di primo livello”… “identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi”… E infine “…pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico”.

Se l’andazzo è davvero questo, purtroppo, il “si salvi chi può” odierno è più che giustificato. Povera infermieristica italiana!

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Alessio Biondino

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