Riforma universitaria nelle professioni sanitarie: cosa cambierà per gli infermieri?

Gaetano Romigi 10/02/22
E’ stato presentato a settembre scorso su iniziativa parlamentare della senatrice Paola Boldrini (PD) il disegno di legge n.2396. Si tratta di una vera e propria Riforma dei percorsi di formazione universitaria che riguardano i professionisti della salute non medici, e in particolare gli Infermieri. 

Riforma universitaria nelle professioni sanitarie: cosa cambierà per gli infermieri?

Secca, asciutta e articolata nei seguenti quattro punti l’ipotetica Riforma:

  1. Nuovo indirizzo per il Corso di Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche ed Ostetriche
  2. Istituzione della facoltà di scienze infermieristiche
  3. Nuovo requisito formativo per svolgere funzioni di Coordinamento
  4. Attivazione di Scuole di specializzazione

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Non è una novità che, in aderenza a quanto già avviene nel resto d’Europa, l’indirizzo della corso di laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche si estenda oltre le competenze avanzate in ambito gestionale, educativo-formativo, anche alle competenze avanzate nell’ambito clinico-specialistico prevedendo le seguenti aree:

    1. area della cure primarie e della sanità pubblica
    2. area intensiva e dell’emergenza e urgenza
    3. area medica
    4. area chirurgica
    5. area neonatologica e pediatrica
    6. area della salute mentale e delle dipendenze

Che fosse giunto il tempo di attivare una Facoltà di Scienze Infermieristiche autonoma, in considerazione del fatto che attualmente la maggior parte degli iscritti alla Facoltà di Medicina non sono rappresentanti dagli studenti dello stesso Corso di laurea in Medicina, ma da coloro che frequentano corsi di Laurea in Infermieristica, Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche ed Ostetriche, Master di 1° e 2° livello e Dottorati indirizzati agli Infermieri, rappresenta un fatto oggettivamente condivisibile.

Certamente più complessa è l’operazione di rendere necessaria la Laurea Magistrale in Scienze infermieristiche ed Ostetriche per svolgere funzioni di Coordinamento, laddove fino ad oggi il requisito formativo previsto era ed è un Master di 1° livello ad hoc strutturato.

Interessante, ma da da concertare con tutte le rappresentanze istituzionali, sindacali, politiche e professionali ed assieme ai Ministeri direttamente e indirettamente coinvolti, per non renderla vana e fine a se stessa, l’attivazione di Scuole di Specializzazione. Si legge nel testo che tali Scuole di Specializzazione si dovranno occupare di “ulteriore approfondimento disciplinare, scientifico e metodologico per l’esercizio di attività di alta qualificazione in campi innovativi dell’infermieristica e nelle aree di specializzazione infermieristica.”

Impossibile in questa fase fornire un giudizio oggettivo sul ddl perché sarebbe prematuro. Ci auspichiamo certamente una densa discussione sia al Senato che alla Camera che coinvolga possibilmente gli attori principali di questo cambiamento, cioè gli Infermieri

Quello che servirà è la definizione attenta, e parallelamente correlata all’idea di esercizio professionale, di obiettivi, contenuti e programmi dei nuovi percorsi così come ripensati, ma soprattutto servirà evitare di disperdere le competenze e le esperienze sin qui maturate, specie negli ultimi anni, da parte dei colleghi depositari della disciplina infermieristica e della sua evoluzione.

Ci pare che questa proposta possa e debba armonizzarsi con una più ampia Riforma del lavoro che riveda ruolo, funzioni e attività infermieristiche revisionando l’oramai vecchio ed anacronistico Profilo Professionale risalente al 1994 e aprendo una stagione straordinaria di trattative contrattuali.

Una riflessione conclusiva è se dovremmo attenderci ostruzionismo da parte di categorie professionali abituate da sempre a governare certi cambiamenti. La risposta potremo averla solo vivendo.

Qui si può leggere il testohttps://www.senato.it

Autore: Gaetano Romigi

Gaetano Romigi

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