Scarsa aderenza terapeutica: la piaga nascosta della sanità italiana

Dario Tobruk 14/03/23

La scarsa aderenza terapeutica è una piaga per l’intera sanità. In questo articolo, viene fornita una panoramica sul problema e sulle sue soluzioni.

Indice

Che cos’è l’aderenza terapeutica e perché è un problema?

L’OMS definisce l’aderenza terapeutica come “La capacità di un soggetto di seguire una terapia per la sua intera durata alla luce delle condizioni e delle indicazioni concordate con il medico e riguardanti dosi, tempi e frequenza dell’assunzione dei farmaci e nell’adeguarsi ad un corretto stile di vita“.

Il concetto di aderenza non dovrebbe essere confuso con il termine compliance, anche se spesso viene utilizzato come sinonimo. Questo secondo termine, infatti, significa acquiescenza, ovvero la passiva accettazione di una disposizione, un comportamento associato più al vecchio modello della medicina paternalistica che al nuovo paradigma dell’autodeterminazione.

In questo nuovo modello, invece, il termine aderenza indica un’adesione attiva al progetto di salute, in cui il clinico e l’assistito sono coinvolti in ugual misura.

Potrebbe sembrare persino superfluo approfondire la sottile differenza tra questi termini (compliance e aderenza), ma la verità è che le parole sono importanti e i significati che racchiudono, quindi, rappresentano uno l’evoluzione dell’altro.

Il contesto italiano

La fotografia sul contesto attuale (e del prossimo futuro) in Italia, è stata scattata su dati Istat e Aifa, dall’associazione ItaliaLongeva in un paper chiarificatore della situazione che si delinea di fronte ai nostri occhi:

  • attualmente gli over65 in Italia sono 13.8 milioni (circa il 23% della popolazione generale);
  • di questi, 8 milioni sono affetti almeno da una malattia cronica;
  • a sua volta, 5.5 milioni di persone hanno almeno 3 patologie concomitanti che richiedono trattamenti a lungo termine in regime complesso di politerapia;
  • 1 anziano su 2 assume dai 5 ai 9 farmaci al giorni;
  • 1 anziano su 10 anche di più.

Con le proiezioni demografiche previste, a partire dal fatto che l’Italia è già oggi una delle nazioni più anziane al mondo, nel 2060 i grandi anziani (over75) con multi-morbilità e poli-trattamenti farmacologici saranno fino a 6 milioni.

Tutto ciò dovrebbe far riflettere sull’enorme importanza che l’aderenza terapeutica riveste, non solo dal punto di vista individuale del paziente, in cui è ovvio che la scarsa aderenza terapeutica è correlata a bassa sopravvivenza e ad una peggiore qualità di vita, ma anche sulla sostenibilità stessa del sistema sanitario nazionale, qualora la sanità non affrontasse efficacemente e per tempo il problema.

Pertanto, possiamo affermare con una certa sicurezza che la mancata aderenza terapeutica costituisce una delle maggiori cause di inefficienza del sistema sanitario a livello nazionale.

Come si misura l’aderenza terapeutica?

Prima di tutto, è necessario sfatare il mito, in cui anche noi siamo caduti, del “50% dei pazienti non aderisce alla terapia“. Una leggenda metropolitana tramandata nelle introduzioni di molti articoli scientifici pubblicati anche in importanti riviste di epidemiologia e sanità pubblica, ma che ha ormai fatto il suo tempo.

La Società Italiana di Terapia Clinica e Sperimentale (Sitecs) denuncia in un suo articolo come questa notizia si basi su una leggerezza dell’OMS stessa. In uno statement del 2003, si riportavano superficialmente i dati di uno studio che, per quanto pionieristico per i tempi, non andava considerato rappresentativo della situazione reale, che invece è molto più complessa e variegata.

Quindi, come si misura l’aderenza terapeutica? Attualmente, la valutazione dell’aderenza si effettua tramite una metodologia sia soggettiva con dati forniti dal paziente tramite interviste o questionari, sia oggettiva con conteggi dei farmaci, la misurazione dei livelli plasmatici del farmaco o l’analisi delle prescrizioni del farmaco. In definitiva, se i metodi oggettivi sono più puntuali nell’accuratezza delle stime, i dati forniti dai pazienti forniscono informazioni più utili per comprendere le cause della scarsa o mancata aderenza terapeutica (Sitecs,2018).

In base ai dati e agli indicatori forniti dalle principali società e istituzioni scientifiche possiamo quindi delineare un range che rappresenti il livello di aderenza del paziente in:

  • alta aderenza, se >80%;
  • aderenza parziale, quando compresa tra il 40-80%;
  • scarsa aderenza se <40%.

I dati in Italia sulla scarsa aderenza terapeutica e le sue soluzioni

La fonte più attendibile sull’argomento dell’aderenza terapeutica è senza dubbio l’Aifa. L’agenzia italiana del farmaco pubblica annualmente un rapporto sull’uso dei farmaci in Italia.

L’ultimo Rapporto OSMED 2021 presenta dati sconfortanti e che si presentano regolarmente di anno in anno. Secondo il rapporto l’alta aderenza viene perseguita soltanto nel 55% dei soggetti a cui è stato prescritto un farmaco anti-ipertensivo o un farmaco per l’osteoporosi. Percentuali ancora più basse per altre patologie, come nel caso dei pazienti diabetici con un 45% di aderenza, e persino un 15% negli asmatici e negli affetti da BPCO.

In base a questi dati, non è difficile per l’agenzia affermare le gravi conseguenze della mancata efficacia della terapia: aumento di interventi sanitari, di morbilità e mortalità, e un consistente danno per gli stessi pazienti, il SSN e l’intera società.

Di fronte a questo desolante scenario, è la Onlus CittadinanzaAttiva a promuovere un’indagine sulle cause e sulle possibili soluzioni. Nell’ultimo report del 2021, la onlus evidenzia il totale scollamento del rapporto tra medico e paziente, per il quale un terzo dei pazienti ritiene che il proprio medico non gli abbia fornito adeguate informazioni sul farmaco prescritto, mentre il 70% dei medici dichiara di aver invece dedicato il giusto tempo e la giusta attenzione dovuti.

Nel documento “Action Plan sull’Aderenza Terapeutica“, nato dall’incontro tra l’associazione e 8 regioni coinvolte nel progetto, vengono elencate alcune proposte per tentare di risolvere l’annoso problema: la farmacia dei servizi e l’infermiere di famiglia e comunità sono le risorse professionali subito evidenziate; la formazione dei caregiver, la digitalizzazione e la promozione capillare dell’assistenza domiciliare completano efficacemente il quadro di soluzioni proposte.

Autore: Dario Tobruk  (seguimi anche su Linkedin – Facebook Instagram)

Fonti:

  • D’Angela D et al (2021). L’aderenza nella Governance della long-term care: proposta di indicatore sintetico. Scheda di sintesi dell’Expert Opinion Paper. ItaliaLongeva [link consultato il 14/03/2023]
  • Galimberti F., Casula M., Capatano A.L. (2018). L’aderenza terapeutica tra certezze e questioni aperte. Rubrica “L’angolo della Sitecs” su Careonline.it [link consultato il 14/03/2023]
  • Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (2022). L’uso dei Farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Anno 2021. Agenzia Italiana del Farmaco [link consultato il 14/03/2023]
  • CittadinanzaAttiva (2022). Action Plan sull’Aderenza Terapeutica. Dall’analisi regionale ad un piano nazionale. Cittadinanzaattiva.it [link consultato il 14/03/2023]
  • Pedretti R. L’aderenza alla terapia farmacologica e al corretto stile di vita. Una sfida decisiva. Multimedica.it [link consultato il 14/03/2023]