“Scarse possibilità di specializzazione? Forse si ha paura delle competenze avanzate degli infermieri…”

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In una lunga e articolata lettera inviata a Varese News (VEDI) e firmata da «un infermiera/infermiere qualsiasi» dipendente dell’Asst Sette Laghi, un professionista dell’assistenza fa delle interessanti «considerazioni sulla continua fuga di infermieri dalla ASST», che spiegano i motivi per cui l’attrattività della professione infermieristica sia oramai in caduta libera.


Nella missiva, al grido di «non ci sono le condizioni per potermi esprimere come il/la professionista della salute che vorrei essere», l’infermiere sottolinea come la sua dissertazione sia «una personale considerazione che non è assolutamente espressione ufficiale degli enti istituzionali che rappresentano la categoria». Divideremo il suo sfogo in diversi articoli, a seconda dell’argomento trattato, sperando che tutto ciò possa generare riflessioni e prese di coscienza in chi di dovere.


Le scarse possibilità formative e di specializzazione per gli infermieri.

«…L’ateneo bosino cosa offre a un infermiere neolaureato come corso post-lauream? Da anni c’era solamente il Master di I livello per “Infermiere di sala operatoria” (in quanto afferente all’attività interventistica chirurgica) a cui si aggiunge, solo recentemente, perché voluto a livello nazionale, quello in “Infermieristica e ostetricia di famiglia e comunità e case/care management dei processi socio-sanitari”, che ha formato i cosiddetti “Infermieri di Famiglia”. Nient’altro. Eppure le specializzazioni esistono anche in ambito infermieristico.


Il nostro ateneo non offre molte possibilità di specializzazione ad un infermiere che, se volesse proseguire i propri studi, che siano magistrali o di dottorati, deve spostarsi, anche di molto. E le 150 ore (permesso studio) messe a disposizione sono decisamente insufficienti, se contiamo i continui salti riposi, turnistica per nulla agevolante, l’obbligatorietà delle lezioni e del tirocinio formativo, magari anche non nel nostro ospedale.


Perché la Scuola di Medicina non si adopera affinché vengano aperti un corso magistrale o altri master? Forse per paura delle competenze avanzate degli infermieri? Eppure l’Ateneo, l’Azienda (quando si ricorda) si vanta sempre dei propri infermieri. È una provocazione questa, sarebbe un controsenso? Un medico ha più possibilità di formarsi a Varese, questo, mi sento di dire, è un dato di fatto.


Per chi anche non volesse proseguire gli studi, ciò che l’Azienda offre, in termini di corsi d’aggiornamento, non è sufficiente e, spesso e volentieri, destinato a particolari categorie di professionisti e non aperti a chi, anche solo per curiosità personale, vorrebbe parteciparvi. E per lo più sono rivolti ai medici o ai professionisti dell’area critica»…


CONTINUA:

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Alessio Biondino

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