Sempre meno giovani vogliono fare l’infermiere. Negli ultimi anni, infatti, la crisi sanitaria globale ha posto in primo piano il valore insostituibile del personale medico e infermieristico, mettendo però in evidenza anche le difficoltà legate all’attrattività di queste professioni per le nuove generazioni. Un recente rapporto dell’OCSE analizza le aspirazioni dei giovani verso le carriere sanitarie, con particolare attenzione ai settori della medicina e dell’infermieristica, attraverso l’analisi di dati provenienti da diverse fonti nazionali e indagini.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dallo studio è il progressivo calo di interesse dei giovani per le professioni sanitarie, un fenomeno che ha coinvolto circa la metà dei paesi OCSE tra il 2018 e il 2022. Nonostante la pandemia di COVID-19 abbia evidenziato il ruolo cruciale del personale sanitario, essa ha anche messo in luce le difficili condizioni lavorative, l’elevato livello di stress e le retribuzioni non sempre adeguate, scoraggiando così molti giovani dall’intraprendere questo percorso professionale.
In Italia, tra il 2019 e il 2022, il numero di candidature ai corsi di laurea in infermieristica è diminuito del 20%, passando da circa 30.000 a 24.000 domande annue. Questo dato riflette le preoccupazioni dei giovani riguardo alle condizioni di lavoro nel settore, nonostante l’aumento della capacità formativa per rispondere alla crescente domanda di personale. Infatti, i posti disponibili nei corsi di laurea in infermieristica sono aumentati del 15% nello stesso periodo, senza tuttavia riuscire a compensare la riduzione delle candidature.
Un altro aspetto importante evidenziato dal rapporto è la disparità di genere nelle aspirazioni professionali. Le ragazze mostrano un interesse significativamente superiore rispetto ai ragazzi sia per la medicina che per l’infermieristica, con una difficoltà generale nell’attrarre uomini verso la professione infermieristica. Questa tendenza, comune a molti paesi, rappresenta un ostacolo per una maggiore diversificazione del settore sanitario. In Italia, le donne costituiscono oltre l’80% degli studenti di infermieristica e nel 2022 solo il 18% degli iscritti ai corsi di laurea in questo settore era di sesso maschile. Per questo motivo, è necessario adottare strategie mirate per favorire una maggiore inclusione di uomini nel comparto.
Per rispondere alla crisi di personale sanitario, il rapporto dell’OCSE propone una serie di interventi strategici:
1) Migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni per rendere più attrattive le professioni sanitarie.
2)Promuovere l’equità di genere attraverso campagne di sensibilizzazione.
3)Investire in strategie di lungo periodo per attrarre giovani al settore, con programmi di orientamento fin dalle scuole superiori.
In Italia, è fondamentale garantire un adeguato supporto ai giovani interessati alle carriere sanitarie, migliorando la percezione del settore attraverso iniziative di sensibilizzazione e programmi educativi. Incentivi economici e programmi di mentorship potrebbero rappresentare strumenti efficaci per attrarre un numero maggiore di candidati qualificati.
Come sottolinea il rapporto, prevenire future carenze di personale sanitario richiede un’azione coordinata tra governi, istituzioni educative e il settore sanitario. Rendere queste professioni più accessibili e desiderabili per le nuove generazioni è essenziale per garantire un sistema sanitario resiliente e pronto alle sfide future. In particolare, per l’Italia, affrontare il calo delle candidature ai programmi di formazione e incentivare una maggiore partecipazione maschile è una priorità strategica per la sostenibilità del settore sanitario nel lungo termine.
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