Si muore prima per il Covid, ma l’età pensionabile non cala

Secondo quanto previsto dal sistema pensionistico italiano è in essere un meccanismo automatico grazie al quale se l’aspettativa di vita aumenta, l’età pensionabile si alza. Viceversa, la logica ci dice che se si vive di meno, si dovrebbe andare in pensione prima, ma… Siamo in Italia e forse la logica non è tra le caratteristiche peculiari della nostra organizzazione.

I requisiti rimarranno gli stessi

Fatto sta che, nonostante a causa del Coronavirus i nostri cittadini stiano morendo prematuramente rispetto a qualche anno fa, la legge non consente di attuare quanto pensato per mantenere la spesa pubblica in equilibrio: i requisiti pensionistici di vecchiaia resteranno ugualmente fissi a 67 anni per ancora un due anni o più.

I dati Istat

I dati Istat riguardanti il calo dell’aspettativa di vita in era Covid, sono piuttosto chiari: nel 2020, l’aumento del rischio di mortalità ha bruscamente interrotto il trend che era in crescita fino al 2019, con una contrazione pari a 1,2 anni. L’indicatore si è perciò attestato a 82 anni: 79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne.

Il meccanismo

Come spiegato da Studio Cataldi (VEDI), il meccanismo funziona in questo modo: in caso di crescita dell’aspettativa di vita, “i requisiti aumentano, con un limite massimo di 3 mesi ogni 2 anni: la residua parte eccedente i 3 mesi, viene recuperata negli incrementi successivi. Se l’attesa di vita scende, i requisiti restano uguali, ma la parte negativa rimarrebbe a credito e verrebbe scontata dagli incrementi successivi.

Bella fregatura, che sembra concepita apposta per contrastare eventuali vantaggi della cittadinanza. Come tante altre. Comunque “da a quest’anno gli adeguamenti per le aspettative di vita hanno cadenza biennale e sono calcolati, per l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento, in misura pari alla differenza tra la media dei valori registrati nei singoli anni del biennio medesimo e la media dei valori registrati nei singoli anni del biennio precedente.”

Niente novità fino al 2025

“Per calcolare il prossimo adeguamento (2023-2024) si valuta la media della speranza di vita (all’età di 65 anni) registrata negli anni 2019 e 2020 confrontandola con la media registrata negli anni 2017 e 2018. Se anche fosse registrata una riduzione della speranza di vita l’età pensionabile nel biennio 2023-2024 resterà pari a 67 anni e la diminuzione sarà trasferita sull’adeguamento successivo (previsto per il 2025) compensando l’eventuale incremento che dovesse presentarsi in tale occasione. La certezza però arriverà coi dati Istat di fine anno.”

Incassiamo, ancora una volta. Chiedendoci, però, in preda a quale torpore siamo riusciti ad accettare tutto questo.

Autore: Alessio Biondino

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