Oggi sembra incredibile, ma fino all’istituzione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in Italia, il diritto alla salute non era garantito a tutti i cittadini. L’attuale sistema sanitario pubblico è nato solo nel 1978 con la legge 833/78. In questo articolo scopriremo l’origine della sanità pubblica italiana così come la conosciamo oggi.
Indice
- Perché è nato il Sistema Sanitario Nazionale?
- Quando è nato il Sistema Sanitario Nazionale?
- Quali sono i principi alla base del Sistema Sanitario?
- Quali sono gli obiettivi della legge 833 del 1978?
- Come la legge 833/78 ha riorganizzato il SSN?
- Come viene finanziato il Sistema Sanitario Nazionale?
- Un riassunto della Legge 833/78
Perché è nato il Sistema Sanitario Nazionale?
Prima del 23 dicembre 1978 con la legge n.833, l’erogazione dei servizi sanitari si basava sulle cosiddette “mutue”, associazioni mutualistiche appartenenti a diverse categorie professionali. Queste, in cambio di una retta periodica, garantivano un sostegno economico, in caso di infermità o decesso, al lavoratore o alla sua famiglia. Una sorta di assicurazione sanitaria privata.
Sistema, quello della sanità basata sulle assicurazioni private (che molti imprenditori sognano di reintrodurre in Italia), che non funzionò a lungo. In breve tempo, queste associazioni affrontarono una grave crisi finanziaria, che si ripercosse sugli ospedali e, di conseguenza, sugli assistiti.
Per questo motivo, lo Stato decise, con il decreto legge n. 386 del 17 agosto 1974, intitolato “Norme per l’estinzione dei debiti degli enti mutualistici nei confronti degli enti ospedalieri“, di accollarsi tutti i debiti delle mutue e assorbirne la funzione sanitaria.
In seguito, da lì ai tre anni successivi, sciolte le rimanenti amministrazione delle mutue non ancora fallite, lo Stato si apprestò ad amministrare la Sanità del territorio italiano al fine di garantire un servizio sanitario pubblico, a tutti i cittadini.
Nei tre anni successivi, una volta sciolte le rimanenti amministrazioni delle mutue non ancora fallite, lo Stato si apprestò ad amministrare il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, sull’intero territorio italiano, al fine di garantire un servizio sanitario pubblico a tutti i cittadini.
Quando è nato il Sistema Sanitario Nazionale?
Il 23 dicembre 1978, con la legge n. 833, nasce in Italia il Servizio Sanitario Nazionale. Non una semplice ‘supermutua’, ma una riorganizzazione completa del sistema sanitario, dalla capillarizzazione territoriale fino ai vertici decisionali.
Un inquadramento organizzato di tutte le strutture e del personale, al fine di creare un sistema efficiente che – in nome dei principi di dignità, salute, equità, appropriatezza ed economicità – potesse distribuire servizi sanitari in modo uniforme su tutto il territorio italiano.
Ciò che rese questa riforma sanitaria avveniristica, quantomeno per l’epoca, fu il cambio di paradigma: oltre all’aspetto curativo e terapeutico, fino ad allora considerato l’unico obiettivo fondamentale, assunsero estrema rilevanza la prevenzione e la riabilitazione nel progetto di salute del paziente.
Quali sono i principi alla base del Sistema Sanitario?
Il SSN italiano ha carattere universalistico e solidaristico, ovvero fornisce l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito o lavoro. I principi su cui si basa la nostra sanità pubblica sono:
- La responsabilità pubblica nella tutela della salute.
- L’universalità e l’equità di accesso ai servizi sanitari.
- La globalità della copertura in base alle necessità assistenziali di ciascuno, come previsto dai LEA.
Il finanziamento pubblico attraverso la fiscalità generale. - La diffusione dei diritti in tutto il territorio nazionale e la reciproca assistenza tra regioni diverse.
- Il rispetto dei principi di dignità della persona, bisogni di salute, equità, qualità, appropriatezza delle cure ed economicità nell’impiego delle risorse.
Pertanto, con la legge 833 del 1978, sono stati introdotti nuovi fondamentali strumenti rispetto al passato:
- La prevenzione, in quanto strumento efficace per ridurre i costi della spesa sanitaria: prevenire l’obesità con l’educazione primaria costa decisamente meno che curare un paziente diabetico vita natural durante.
- La riabilitazione, poiché un individuo malato non contribuisce alla crescita socio-economica del Paese, mentre un cittadino sano ha la possibilità di svolgere la propria funzione, qualunque essa sia. Non è infatti previsto l’obbligo di un impiego lavorativo per aver diritto alle cure, ma esiste il dovere morale di partecipare alla vita pubblica nei modi possibili per il cittadino.
I principi cardine del servizio sanitario nazionale |
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività mediante il servizio sanitario nazionale (in base al Articolo 32 della Costituzione Italiana).” |
“La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana.” |
“Il servizio sanitario nazionale è costituito dal complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio.” |
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Quali sono gli obiettivi della legge 833 del 1978?
Gli obiettivi della legge 833 sono:
- La formazione di una moderna coscienza sanitaria, basata su un’adeguata educazione sanitaria del cittadino e delle comunità.
- La prevenzione delle malattie e degli infortuni, in ogni ambito di vita e di lavoro.
- La diagnosi e la cura degli eventi morbosi, indipendentemente dalle loro cause, fenomenologia e durata.
- La riabilitazione degli stati di invalidità e di inabilità, sia somatica che psichica.
- La promozione e la salvaguardia della salubrità e dell’igiene, nell’ambiente naturale di vita e di lavoro.
- L’igiene degli alimenti, delle bevande e dei prodotti di origine animale, per garantire la salute dell’uomo, nonché la prevenzione e la difesa sanitaria degli allevamenti animali e il controllo della loro alimentazione integrata e medicata.
- La regolamentazione della sperimentazione, produzione, commercializzazione e distribuzione dei farmaci, assicurandone l’efficacia terapeutica, la sicurezza e l’economicità.
- La formazione professionale e permanente, nonché l’aggiornamento scientifico e culturale del personale del Servizio Sanitario Nazionale.
Come la legge 833/78 ha riorganizzato il SSN?
La suddivisione delle competenze introdotta con la legge 833/78 ha permesso la costruzione di un sistema sanitario moderno, ma ha anche posto numerose sfide nel corso degli anni, affrontate attraverso diverse riforme (Legge n.502 del 30 dicembre 1992 e il Decreto legislativo 229/1999 o anche chiamata Riforma Bindi), che ancora oggi richiedono un continuo aggiornamento normativo e gestionale.
Una delle sue innovazioni fondamentali è stata la ripartizione delle competenze legislative e amministrative tra Stato, Regioni e Comuni, creando un sistema sanitario più decentralizzato e vicino ai bisogni locali e territoriali dei cittadini. D’altronde, i bisogni di un agricoltore siciliano e di un pastore altoatesino erano sostanzialmente diversi allora, come lo sono oggi. Pertanto, le competenze legislative tra le diverse realtà politiche vennero ripartite così:
Stato
- L’indirizzo e il coordinamento delle Regioni in materia sanitaria sono esercitati mediante delibere del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero.
- Il Ministero della Sanità si occupa della programmazione, della determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e dei requisiti minimi che devono possedere i vari profili professionali degli operatori sanitari.
Regioni
- Possono legiferare in materia sanitaria secondo le proprie competenze e nel rispetto dei principi legislativi statali, definendo i livelli essenziali regionali. Esercitano le funzioni sanitarie proprie o ad esse delegate.
Comuni (all’epoca)
- “Sono attribuite ai Comuni tutte le funzioni amministrative in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera che non siano espressamente riservate allo Stato e alle Regioni.“
- Le Unità Sanitarie Locali (USL) erano risorse territoriali ed effettive impiegate per la tutela della salute del cittadino: comprendevano i presidi, i servizi e gli uffici di un dato Comune, un’associazione di Comuni o una comunità territoriale. Le USL, quindi, vennero suddivise in Distretti Sanitari di Base, ovvero strutture tecnico-funzionali incaricate di erogare direttamente i servizi sanitari sul territorio.
Come viene finanziato il Sistema Sanitario Nazionale?
I cittadini, attraverso contributi e tasse, fornivano allo Stato le risorse finanziarie necessarie per garantire il diritto alla salute su tutto il territorio italiano. In seguito alla programmazione economica triennale approvata dal Governo centrale, tali risorse venivano ripartite alle Regioni, le quali, a loro volta, finanziavano le USL per le prestazioni erogate, oltre a un ticket che incrementava le entrate locali.
A ritroso, però, i vari enti regionali e comunali, deresponsabilizzati dall’assenza di un obbligo di bilancio e spendendo più di quanto ricevessero, richiedevano regolarmente il ripianamento del disavanzo, causando allo Stato un’emorragia economica difficilmente arginabile.
Questo disavanzo economico costrinse il governo Ciampi alla prima riforma del Sistema Sanitario Nazionale: la legge di riordino del SSN del 1992, la n. 502/92.
Un riassunto della Legge 833/78
La Legge 833 del 1978 ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale garantendo il diritto alla salute per tutti i cittadini attraverso un sistema pubblico e universalistico. Prima di questa legge, l’assistenza sanitaria era frammentata, basata su un sistema mutualistico lavoristico, e troppo spesso non accessibile a tutti.
La legge ha introdotto principi fondamentali come la responsabilità pubblica nella tutela della salute, l’universalità ed equità di accesso ai servizi, la copertura globale basata sulle necessità assistenziali individuali, il finanziamento pubblico tramite fiscalità generale e la diffusione uniforme dei diritti sanitari su tutto il territorio nazionale.
Per realizzare questi obiettivi, la legge ha delineato una struttura organizzativa che suddivideva le competenze tra Stato, Regioni e Comuni, istituendo le Unità Sanitarie Locali (USL) per garantire una gestione sanitaria capillare e integrata a livello locale.
Tuttavia, le Regioni e le USL spendevano oltre le risorse a loro assegnate, riversando sullo Stato – e quindi sui cittadini – l’onere di colmare il deficit, talvolta per inefficienza gestionale, talvolta per mancanza di controlli.
Questo squilibrio finanziario rese necessaria un’azione correttiva, portando il governo Ciampi alla prima riforma del Sistema Sanitario Nazionale con la legge di riordino del SSN del 1992, la n. 502/92
Articolo aggiornato e corretto il 09/02/2025
Autore: Dario Tobruk (seguimi anche su Linkedin – Facebook – Instagram)
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